
Marò, l’India userà la legge antipirateria senza chiedere la pena di morte
La notizia non è ancora ufficiale ed è stata pubblicata dalla stampa indiana, ma è realisticamente credibile: il governo indiano avrebbe risolto il nodo sui marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Secondo quanto pubblicato dai quotidiani indiani alla fine il procuratore generale sarebbe riuscito a convincere tutti i ministri con la proposta di usare il Sua Act, la legge antipirateria che è l’unica che darebbe all’India la possibilità di giudicare su un fatto accaduto in acque internazionali, ma senza usare per i due italiani l’articolo che prevede la condanna alla pena capitale.
L’ITALIA NON CI STA. Oggi l’inviato del governo italiano per la vicenda a New Delhi, Staffan de Mistura si è rifiutato di commentare la notizia: «Non reagiamo come in passato a notizie non ufficiali pubblicate sulla stampa» ha dichiarato all’Ansa, anticipando che «il governo italiano farà sapere la sua posizione durante e dopo l’udienza di lunedì». Dal momento tuttavia che l’ipotesi del Sua act depurato dalla pena capitale era già circolata nei giorni passati, si ricorda che de Mistura in un’intervista di ieri all’Ansa aveva già spiegato: «C’è l’ipotesi che il procuratore generale indiano proponga una formula diversa in cui compare il Sua, ma senza la pena di morte, nella speranza di ottenere un allentamento della pressione internazionale. Ma anche questa soluzione per noi è inaccettabile perchè noi contestiamo l’applicazione della legge anti terrorismo». Posizione sottolineata anche dalla parole di ieri del ministro degli Esteri Emma Bonino: «I marò non sono né terroristi, né pirati».
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