Marò e Finmeccanica. Esiste un accordo segreto fra India e Italia?
Nei rapporti fra India e Italia le vicende giuridiche e diplomatiche marò e Finmeccanica si sono incrociate. Negli stessi giorni in cui il governo italiano dichiarava la sua volontà a non rispettare l’impegno di riportare in India Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, la polizia indiana, il Central Boreau of Investigation, ha formalizzato le accuse di associazione per delinquere e corruzione nei confronti dell’ex capo dell’aviazione indiana S. P. Tyagi e di altri dodici persone. Sarebbe il primo caso in cui l’India mandi sotto processo un militare dell’aviazione. L’indagine ha preso il via dalle accuse della magistratura italiana che coinvolgono i vertici di Finmeccanica e l’ex amministratore delegato del gruppo Giuseppe Orsi, accusati di aver pagato una tangente di decine di milioni di euro a Tyagi per l’aggiudicazione di un appalto.
SOSPETTO DI UN ACCORDO. Secondo Il Giornale di oggi, «subito prima dell’annuncio sui marò, l’Italia avrebbe dato le informazioni richieste da Delhi sull’inchiesta Finmeccanica». Ci sarebbe dunque un accordo segreto fra il governo di New Dehli e quello di Roma, dietro il non rientro in India dei due militari italiani. Anche The Indu, giornale conservatore indiano, sospetta un “inciucio”. I giudici della Corte Suprema che hanno consentito il secondo rientro in Italia ai due militari avrebbero preso una decisione «curiosa», sostiene il quotidiano. Il permesso per andare in Italia a votare dato dalla Suprema Corte è stato fondato su «una ordinanza dell’Alta Corte del Kerala che aveva concesso ai Marines due settimane di soggiorno in Italia, durante il periodo natalizio». Ma a differenza di quella del Kerala, la Corte nazionale non ha previsto alcuna «delle condizioni rigorose per garantire il ritorno dei Marines». «La Suprema Corte sembrava essersi convinta che, se già erano tornati una volta, sarebbero sicuramente tornati di nuovo».
PROBLEMI PER IL GOVERNO INDIANO. Lo stato del Kerala, dove è avvenuto l’incidente fra i marines italiani e il peschereccio indiano che ha portato alla morte di due pescatori, scrive Gian Micalessin su Il Giornale di oggi è «nelle mani di un governo comunista, nemico giurato del premier Manohan Singh, di quel partito del Congresso di cui l’italiana Antonia Maino, alias Sonia Gandhi, è una delle madri putative». I media indiani sono più duri con il proprio governo che non con quello italiano. Il Times of India accusa il premier indiano Singh di aver rafforzato «l’impressione che l’India sia uno stato morbido con gli stranieri» che violano lo stato di diritto.
Per quanto riguarda il governo italiano, secondo il quotidiano di New Delhi «ha fatto un lavoro esemplare per perseguire i propri interessi», interessi che l’India non riesce a fare quando si tratta dei propri pescatori. Il Bjp, partito degli induisti, ha attaccato invece il comportamento dell’Italia, che deve essere trattato come «un’azione nemica». L’Italia, sostengono quasi unanimemente i media e i politici indiani «ha violato tutte le regole diplomatiche e mette in discussione gli impegni solenni dati da un rappresentante accreditato del governo».
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