Mara Carfagna

Di Pietro Piccinini
27 Settembre 2007
Famiglia, donne, riforme. Non c'è solo il comico tignoso che abbaia alla Casta per fare spettacolo. C'è anche la ballerina 110 e lode che è entrata a Montecitorio perché crede nella politica

Tutti gli articoli che parlano di lei, quando non sono addirittura intitolati così, iniziano con questa battuta: «Mara Carfagna non sopporta di essere chiamata soubrette». Che un po’ è un modo malizioso per chiamarla, appunto, soubrette, e un po’ è una perifrasi poco elegante per suggerire che, al di là delle sue esperienze televisive al fianco di Fabrizio Frizzi, Davide Mengacci e Giancarlo Magalli, questa giovane deputata salernitana di Forza Italia ha alle spalle ben poco a cui aggrapparsi per potersi dare un tono. E comunque è raro che i giornali si spingano oltre l’apprezzamento delle sue doti più evidenti o delle foto un po’ osé che i motori di ricerca propongono alla voce “Mara Carfagna”. Bella, è bella. Mica per niente hanno scritto che è l’unica per cui Silvio Berlusconi abbia veramente “perso la testa”. Secondo le malelingue sarebbe proprio lei la scintilla che ha spinto Veronica Lario ad affidare a Repubblica il suo famoso sfogo di gelosia. Basta scambiarci due battute, però, per capire che Mara Carfagna, soubrette o non soubrette, sicuramente non è il soprammobile che racconta il gossip. Il Cavaliere ci scherza: «Non è solo una bella guagliona come Rutelli, ma è anche bella dentro». Ma in tempi di sfanculamenti antipolitici, Miss Parlamento incarna un po’ il movimento contrario: poco più che trentenne, invece che darsi al blog è passata dallo spettacolo alla politica, e non solo per cambiare il palcoscenico su cui sputare. Mara Carfagna a Montecitorio ci è entrata perché alla politica ci crede davvero.
Onorevole Carfagna, va di moda l’antipolitica. Lei, invece, da qualche parte ha definito la politica come una «vocazione».
Diciamo che ho scoperto una passione. L’input me lo diede mio padre, un berlusconiano della prima ora, anche se io, tra l’altro, insieme a mio fratello, ero molto più a destra di Forza Italia. Mi ritengo una donna di destra in quanto a princìpi, valori e idee. Comunque, io lavoravo in tv, e anche se facevo un’esperienza piacevole, confesso serenamente che non mi ci sono mai sentita a mio agio. Io sono diplomata in danza classica, ho studiato pianoforte al Conservatorio: alla tv mi ero avvicinata sognando le coreografie del varietà di vent’anni fa. Da piccola sgambettavo davanti alle ballerine di Fantastico. Invece nel frattempo la tv era cambiata. I nuovi format offrivano sempre meno possibilità di esprimere più che un talento il frutto di uno studio. Insomma, non era quel che volevo. Per questo, parallelamente, tre anni fa ho iniziato un percorso in politica, da dirigente del movimento femminile. Ma lo sbocco alla Camera assolutamente non me l’aspettavo.
Da chi è arrivata la proposta?
Da Sandro Bondi.
E nel frattempo ci aveva preso gusto?
Sulle prime non ho nemmeno accettato perché, come dicono i cardinali quando vengono nominati dal papa, non sum dignus. Poi invece mi sono appassionata.
Lei è l’anti-antipolitica. È l’anti-Grillo.
Non so. Credo anch’io che ci sia un malessere diffuso nel paese e che quel malessere derivi da tutti i nostri problemi irrisolti. Ma di fronte al Beppe Grillo di turno mi viene da dire che è solo la vera politica che può interpretare questo disagio e risolverlo. Perché il malessere dipende da questa politica immobile. Passano le legislature, ma non i problemi. E quando qualcuno li affronta, come per esempio ha fatto il centrodestra con le pensioni, poi basta un cambio di colore al governo per avviare la controriforma che distrugge tutto ciò che di buono è stato fatto. I problemi non si risolvono esacerbando animi già esacerbati. Aizzare le folle è facile, ma al paese non serve questo. Servono idee.
Molti suoi colleghi, però, si sono messi a inseguire Grillo. Perfino il presidente della Camera Fausto Bertinotti.
Questo fenomeno da baraccone va ignorato anziché inseguito. E lo dico più da cittadina che da deputata, visto che in Parlamento ci sono solo da un anno e mezzo. La politica piuttosto dovrebbe riformarsi. Parlo di riforme istituzionali che garantiscano maggiore capacità di decidere: abolizione del bicameralismo perfetto, premierato forte. La sobrietà è un dovere, ma non sono i privilegi dei politici quel che fa soffrire l’Italia.
Lei vanta un 110 e lode in giurisprudenza. Se non si fosse impegnata in politica dove sarebbe finita? Tv o tribunale?
Avrei fatto il magistrato.
Un magistrato di Forza Italia.
Bè, essendo da sempre anticomunista, di certo non mi sarei piegata alle note “regole” dell’ambiente, regole dettate da magistrati politicizzati che non fanno onore né alla professione né ai colleghi indipendenti.
È femminista?
Antifemminista, semmai. Il femminismo ha fatto credere alle donne che la libertà dipendesse dall’indipendenza, dall’autonomia. Invece dipende innanzitutto dalla disciplina, dalle regole. La guerra dei generi è deleteria, soprattutto in politica.
Per questo si è opposta alle quote rosa anche se stavano molto a cuore alla sua collega di partito Stefania Prestigiacomo?
È umiliante pensare che per affermare le proprie capacità ci sia bisogno di quote riservate. In politica lo squilibrio si supera prima di tutto facendo una battaglia culturale contro i pregiudizi sulle donne, che sono sempre considerate ignoranti e incapaci fino a prova contraria. Poi bisognerebbe agire sulle strutture di partito, perché i movimenti femminili vanno bene, ma le tavole rotonde di donne che parlano di quote rosa sono una pugnalata al cuore, quelle sì ghettizzano le donne. Si potrebbe invece mettere le donne a coordinare il partito sul territorio, come avviene in Lombardia con Maria Stella Gelmini. Dobbiamo essere messe alla prova qualitativamente, non quantitativamente.
Rassegna stampa. Citazione a caso. La Stampa, 22 marzo 2006. Berlusconi dice di lei: «Finalmente una donna bella, brava e intelligente». L’articolista commenta: «Veramente in tv ha fatto la ballerina, ma fa niente».
Quando mi sono candidata sapevo a cosa sarei andata incontro, ma non immaginavo tanta ferocia nei miei confronti. Ho anche controllato sul codice penale se l’aver fatto la tv costituisse reato ma non ho trovato nulla. Sa, c’è chi ha passato la sua giovinezza nei centri sociali armato di molotov e ora è considerato degno di sedere in Parlamento, e poi c’è chi ha semplicemente partecipato a innocenti programmi tv e viene considerata una donna senza testa.
Lei ha smentito di essere la causa della lettera di Veronica Lario a Repubblica. Però Berlusconi pochi giorni prima le aveva detto: «Se non fossi già sposato, la sposerei subito». Non crede che il Cavaliere dovrebbe smettere di fare il cascamorto con le donne?
Sarebbe come chiedere a me di smettere di sorridere. Berlusconi è fatto così.
Lei per questa vicenda andò su tutti i giornali del mondo. La prossima volta per cosa vorrebbe finirci sui giornali del mondo?
Per il mio impegno politico, è ovvio.
A proposito di impegno. Lei intende impegnarsi per la famiglia. Cosa farà?
Guardi, fa ridere parlare di quello che può fare un parlamentare di opposizione nel nostro sistema. Io faccio una battaglia ideale. Mi preoccupa quel che accade nella società. Vengo da una famiglia solida che mi ha trasmesso princìpi grazie ai quali oggi sono, credo, una persona equilibrata che sa dare il giusto valore alle cose. Oggi tutto questo si sgretola. Si rincorre il piacere fine a se stesso. La famiglia ha perso la sua funzione educativa. E se continuiamo a considerarla come qualcosa di fungibile con altri tipi di unione facciamo solo altri danni alla società.
Per slogan, di cosa ha bisogno la famiglia?
Primo, aiuti economici e assistenziali: quoziente familiare, soldi per i libri di testo, per l’educazione dei figli, asili nido eccetera. E poi la famiglia ha bisogno che il suo valore sia riconosciuto all’interno della società.
Quindi niente Pacs.
No, assolutamente. Con tutto il rispetto per le coppie omosessuali e per le scelte di vita diverse dal matrimonio.
Ma se ci crede così tanto perché non se n’è ancora fatta una, di famiglia?
Io la vorrei molto una famiglia. Non ne ho ancora una forse proprio perché non voglio lasciarmi andare all’emozione. Mi auguro di trovare un uomo responsabile, che non veda nei figli solo la soddisfazione di un capriccio, ma che abbia voglia di costruire.
È cattolica?
Sì, la mia famiglia è cattolica praticante, e anche io lo ero fino a poco tempo fa. Adesso vado a Messa quando posso la domenica, altrimenti durante la settimana.
Molti cattolici non possono vedere Berlusconi proprio per il fatto che è divorziato.
Lo so. Ma se una persona non ha avuto la fortuna di trovare la serenità e la felicità dentro una famiglia, non mi sento di mettermi a giudicare.
Lei è di Salerno. Com’è la situazione dei rifiuti in Campania?
Nonostante le sue straordinarie potenzialità, la Campania è in ginocchio. Sono anni che è così. Non voglio fare quella di parte, ma è impossibile non vedere in tutto questo la responsabilità politica del centrosinistra.
Se sono anni che è così, perché il governatore Antonio Bassolino nel 2005 è stato rieletto con il 61 per cento dei voti?
Ma lo sa quanti dipendenti pubblici sono stati assunti per chiamata diretta dalla Regione? Solo un esempio: sono migliaia i disoccupati assunti per fare la raccolta differenziata, ma la raccolta differenziata in Campania è sotto il 10 per cento, perciò quelli prendono uno stipendio senza fare nulla, se non dimostrare “gratitudine” votando per chi li ha fatti assumere. La sinistra in Campania è una macchina che produce consenso ma non risolve neanche un problema.
Cosa ne pensa dei Circoli della libertà di Michela Vittoria Brambilla?
Sono utili se rispettano l’obiettivo per cui sono stati creati. Non se diventano vie traverse per ottenere poltrone.
Ma esistono davvero i circoli?
Posso dirle cosa ho visto io nel mio territorio. A Salerno ne esiste uno.
E ci sono delle persone dentro?
Sì. E l’ha costituito una donna.
La Brambilla la conosce?
Sì, l’ho conosciuta a Napoli, in piazza a luglio con Berlusconi.
Ma secondo lei la Brambilla.
Vi divertite tutti molto con la Brambilla.
Può essere un successore credibile di Berlusconi?
Per essere il leader del centrodestra bisogna prendere i voti che prende Berlusconi. È il solo modo per misurarsi in democrazia.
Il gruppo autonomo di Lamberto Dini in Senato come lo vede? Si va verso un governo Dini? Oppure Dini passa al centrodestra? O entra nel grande centro con Mastella, Casini e Pezzotta?
Senta, sono troppo nuova della politica per potermi orientare bene nella fantapolitica. Insomma, Dini, Mastella o chi per loro, mi auguro solo che si vada presto a nuove elezioni. E che vinca il centrodestra.
  

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