
Male i titoli bancari: Intesa e Unicredit fuori dai 50 migliori d’Europa
Tra gli effetti provocati dai mercati finanziari nel mese di agosto, vi è l’uscita delle due più grandi banche italiane dall’indice Stoxx 50. Con un comunicato l’indice europeo ha reso noto che Intesa e Unicredit hanno lasciato il loro posto tra le 50 società quotate più importanti dell’Eurozona alle Blue Chip francesi LVMH Moet Hennessy (settore del lusso) e Air Liquide (chimica). Tra le società francesi, è uscita dall’indice la Société Genérale. Si abbassa a quattro il numero delle società ancora presenti nell’indice delle 50 più importanti d’Europa: solo Generali risiede nel comparto finanziario, le rimanenti sono Eni, Enel e Telecom.
Per Marco Onado, docente dell’università Bocconi e collaboratore del Sole 24 Ore, questi fatti non sono preoccupanti ma hanno principalmente un carattere tecnico. Il deprezzamento dei titoli nell’ultimo mese ha maggiormente penalizzato le banche italiane ma, prosegue l’economista, il fenomeno sarà temporaneo e rientrerà a seguito di un probabile apprezzamento dei due titoli bancari in analisi.
Il prof. Marco Oriani, docente ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’università Cattolica di Milano, manifesta invece più preoccupazione. L’analisi parte dal passato, da quando le banche italiane, rispetto al contesto internazionale, erano solo di piccole o medie dimensioni. Nel corso degli ultimi anni, attraverso i processi di aggregazione bancaria, Intesa e Unicredit sono emerse e si sono contraddistinte per capitalizzazione, presenza internazionale e servizi offerti. La preoccupazione del prof. Oriani è che si inneschi un processo inverso, causato dal deprezzamento dei titoli, che renda le nostre banche potenzialmente interessanti per alcuni intermediari finanziari, al di fuori dai nostri confini, orientati a processi di acquisizione. Quanto afferma Oriani lo abbiamo vissuto all’inverso in piena crisi post Lehman Brothers. Fiat, che non navigava in buonissime acque, riuscì a concludere l’acquisizione di Chrysler: un’operazione che sarebbe stata impossibile in qualsiasi altra situazione.
L’elemento certo è che i movimenti dei mercati nell’ultimo mese hanno colpito maggiormente il settore bancario, privilegiando quei titoli che storicamente non sono soggetti a forte ciclicità e che quindi non hanno subito la volatilità delle borse internazionali d’agosto. A prova di quanto detto, si registra una decisa crescita del settore «beni e servizi» e un più modesto incremento dei settori «Utility» e «chimici» tra i comparti dello Stoxx 50.
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