Mentre la politica e l’Italia sono appese alle decisioni di una dozzina di senatori ansiosi di espellere dal Parlamento l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il Csm, in sordina, lascia cadere le accuse nei confronti del Procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Non sarà trasferito d’ufficio, nonostante diriga la Procura responsabile di aver intercettato il Presidente della Repubblica, nonostante sia accusato dai suoi colleghi del mancato coordinamento nel tentativo di cattura del boss della mafia Matteo Messina Denaro e di essere stato una sorta di “pupo”, burattino nelle mani dell’ex pm e leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia.
STOP AL TRASFERIMENTO. Messineo può restare al suo posto. Grazie a 17 voti favorevoli e soltanto 6 contrari, l’organo di autogoverno dei magistrati ritiene che il procuratore di Palermo «non ha perso la capacità di esercitare con piena indipendenza e imparzialità le sue funzioni». Anche se, rileva «non è riuscito a tenere unita la procura, evitando i contrasti divenuti “laceranti” soprattutto a seguito del procedimento sulla trattativa Stato-mafia», per il Csm, «non sussistono i presupposti per un trasferimento» del magistrato.
Per quanto riguarda l’accusa a Messineo di avere una «soggezione psicologica e professionale» nei confronti di Ingroia, il Csm spiega che non ci sarebbero prove. Secondo i magistrati è «davvero difficile sia affermarla che escluderla, dato che a fronte di talune dichiarazioni in senso assertivo, altre sono molto più sfumate o di segno contrario».
GLI ERRORI DI MESSINEO. Dopo sette anni di dirigenza della Procura da parte di Messineo, la situazione a Palermo, si legge nella delibera approvata dal Csm, «non può dirsi certo migliorata» e «sembra anzi attestare che il dottor Messineo non è pienamente riuscito ad esserne elemento di coesione, a rappresentare quella efficace forza centripeta in grado di contrastare le spinte disgreganti, le differenze preconcette e le contrapposizioni personalistiche, che pregiudicano il rapporto tra il procuratore ed i suoi collaboratori e tra i collaboratori stessi, impedendo talvolta anche la necessaria circolazione delle notizie utili per un più efficace coordinamento delle indagini».
Per quanto riguarda la mancata cattura di Messina Denaro, proseguono i magistrati «le spiegazioni e la documentazione offerte dal dottor Messineo inducono a ritenere che non vi fu alcun difetto di coordinamento con i suoi aggiunti, bensì una scelta operativa del procuratore», decisione che «rientra pienamente nelle prerogative e nei doveri del procuratore capo». Per questa scelta, Messineo«può essere criticato e infatti lo fu e lo è ancora, ma più che di patologico difetto di coordinamento», conclude il Csm, «sembra corretto parlare di fisiologico difetto di consenso da parte di alcuni dei suoi procuratori aggiunti».