
Ma la dottrina liberale è più cattolica di quella della sussidiarietà
“Sussidiarietà”, una parola usata da Pio XI nella Quadragesimo Anno, è divenuta un punto di riferimento di Comunione e Liberazione e del Meeting di Rimini. È anche una parola che consente la trasversalità degli schieramenti politici, lo dimostra l’esistenza di un intergruppo parlamentare ad essa intitolato. Così le cooperative, anche quelle integrate con il sistema amministrativo e giudiziario della sinistra, sono viste come beneficiarie della sussidiarietà. Idem tutto ciò che è medio tra proprietà pubblica e proprietà privata. Questa parola nell’enciclica indica una teoria sulle fonti del potere, è una tesi organizzativa delle istituzioni e non una dichiarazione dei diritti dell’uomo. Agli inizi della Dottrina sociale della Chiesa, la Rerum Novarum di Leone XIII, la proprietà privata era indicata come una sfera della libertà umana. Ma con il passare del tempo questa concezione della proprietà come diritto naturale è andata perduta e la proprietà è diventata unicamente “funzione sociale”, un mezzo di organizzazione della società. Così il privato è stato appunto “privato” di uno statuto di diritto naturale che permettesse di considerare la proprietà privata come un elemento egualmente costitutivo della società quanto il diritto pubblico dello Stato. Oggi il tema ritorna, la libertà economica chiede di essere indicata come diritto fondamentale dello Stato costituzionale definendo come “liberale” la politica che questa scelta comporta. Proprietà e mercato devono essere visti come elementi appartenenti alla legge naturale e quindi protetti in quanto realtà che esistono indipendentemente dalla sfera statuale, anche se lo Stato è la condizione del loro libero esercizio. Era quello che intendeva don Sturzo ponendo la libertà economica fra quelle fondamentali della persona. Poi in Italia prevalse, anche nel mondo cattolico, la tesi che proprietà e mercato fossero variabili dipendenti dalle scelte politiche dello Stato. In questo senso, proprio grazie allo statalismo del fascismo, grande pedagogo della cultura nazionale, l’idea liberale venne sostituita dall’idea socialista.
La libertà economica e la proprietà sono diritti individuali e strutture della società distinti dallo Stato e con una propria autonomia. La sussidiarietà può servire a giustificare il federalismo, ma non a fondare l’autonomia della società: essa comporta che il privato e il mercato siano concepiti come elementi di diritto naturale che lo Stato può solo ordinare, mai strumentalizzare. Il termine “liberale”, e quindi “cattolico liberale”, è più adatto a definire la cultura dei cattolici che hanno della libertà una concezione globale. [email protected]
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