
L’Unione Europea si spacca sulle armi ai ribelli. Intanto la Siria muore
La questione siriana ha tenuto banco nell’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’Unione Europea che si è svolto a Bruxelles. E nonostante il confronto sia stato acceso, nulla si è risolto. Francia e Gran Bretagna intendono eliminare l’embargo sulle armi ai ribelli siriani, ritenendo che questo sia l’unico modo per risolvere l’impasse militare e politica.
Di parere opposto gli altri paesi. Angela Merkel ha detto di avere delle «riserve personali» in proposito. Il rischio di armare il jihad islamico giunto a Damasco è troppo alto. Così, prendendo ancora tempo, il Consiglio europeo ha dato mandato ai ministri degli Esteri, che si riuniranno la prossima settimana a Dublino, «di cercare di trovare una soluzione comune». Secondo fonti diplomatiche i ministri degli Esteri potrebbero accordarsi su sanzioni diversificate per ribelli e regime.
Intanto, a due anni esatti dallo scoppio delle proteste contro il regime di Assad, migliaia di manifestanti sono tornati in piazza e nelle aree contese sono scoppiati nuovi scontri con bombardamenti che hanno provocato una quarantina di morti. Un bilancio che dall’inizio del conflitto supera le 70 mila vittime con più di un milioni di migranti e oltre 4 milioni di profughi. E a peggiorare la situazione la mancanza dei fondi promessi per la gestione dei rifugiati che sta alimentando la rabbia in tutto il Medio Oriente.
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