
Libertà religiosa: il Parlamento Europeo poteva risparmiarsi l’ennesimo rapporto inutile, poco informato e inconcludente
Grazie per l’impegno, verrebbe da dire, ma potevamo farne a meno. Il primo rapporto del Gruppo di lavoro sulla libertà religiosa del Parlamento europeo presentato ieri, che individua 25 paesi di «particolare preoccupazione» e 15 «gravi violatori», non dice niente di nuovo sul grave stato del rispetto della libertà religiosa nel mondo e non promette nessun impegno concreto da parte dell’Unione Europea per risolvere i problemi scarnamente elencati.
CINQUE RIGHE PER L’EGITTO. Non si può dire che la descrizione delle principali violazioni della libertà religiosa nel mondo sia molto dettagliata. Il gruppo di lavoro vi dedica in tutto 12 pagine (su un totale di 21, indice incluso): e se la difficoltà a reperire informazioni è forse il motivo per cui a «uno dei peggiori violatori» della libertà religiosa, la Corea del Nord, vengono dedicate appena sei righe, non sembra un’indagine particolarmente approfondita quella che affronta la persecuzione dei «cristiani in Egitto» in cinque righe, soprattutto se si considera che l’estate scorsa in meno di un mese sono state bruciate oltre 60 chiese. Anche agli altri paesi, dal Pakistan alla Cina all’Arabia Saudita, non viene riservata più attenzione.
Il rapporto, laddove parla di necessari «permessi dalle autorità» per rinnovare o costruire nuove chiese in Egitto, dimostra inoltre di non essere aggiornato visto che nella nuova Costituzione questo requisito è stato eliminato con grande beneficio, appunto, per la libertà religiosa.
LOTTA A SUON DI COMUNICATI. La seconda parte del rapporto, che è meno informato di un bigino, ha l’obiettivo di «concentrarsi sul ruolo che l’Unione Europea può giocare per promuovere e proteggere la libertà religiosa». Dopo aver elencato per un paio di pagine che l’Unione Europea ritiene questi temi «cruciali» e che la situazione «peggiora», il documento ricorda quanto fatto negli ultimi anni dal Parlamento Europeo per proteggere la libertà religiosa. Gli europarlamentari hanno scritto delle linee guida, redatto tre comunicati indignati sugli attentati in Siria e Pakistan e sull’arresto del pastore Saeed Abedini in Iran e approvato qualche risoluzione sui diritti umani. Risultati concreti? Nessuno ovviamente, anche se tra le raccomandazioni finali del rapporto c’è quella di «promuovere la libertà religiosa» in tutto il mondo.
RACCOMANDAZIONI. L’ultima parte del documento è forse la migliore, fornendo «raccomandazioni specifiche per i paesi». Emblematici i casi di Egitto e Siria. Nel primo si consiglia «all’Ue e agli Stati membri di insistere perché la Costituzione egiziana garantisca diritti uguali per tutti». Raccomandazione poco utile, visto che la nuova Costituzione è già stata votata e non sono stati garantiti diritti uguali per tutte le religioni, nonostante l’impegno della Chiesa cattolica e ortodossa.
LODEVOLE INIZIATIVA. Nel secondo si spingono i paesi membri a fare pressione su «Turchia, Arabia Saudita e altri Stati che appoggiano l’opposizione sunnita perché questa non prenda di mira le minoranze religiose ma piuttosto le protegga». Sarà forse per questo che Inghilterra e Francia hanno prima proposto di dichiarare guerra al regime di Assad, mettendo così in enorme pericolo la minoranza cristiana, e poi di fornire armi ai ribelli che da anni ormai uccidono e rapiscono i cristiani.
L’impegno del Parlamento Europeo, insomma, è davvero lodevole ma incidere concretamente sulla realtà è un’altra cosa.
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