Lettere al direttore

Libertà di educazione e i movimenti da papa Leone

Di Emanuele Boffi
18 Giugno 2025
La necessità di rilanciare a livello pubblico la battaglia per l'educazione e un racconto dell'incontro tra il Pontefice e i movimenti ecclesiali
Papa Leone XIV durante l'incontro coi movimenti e le associazioni ecclesiali, Vaticano, 8 giugno 2025 (Foto Ansa)
Papa Leone XIV durante l'incontro coi movimenti e le associazioni ecclesiali, Vaticano, 8 giugno 2025 (Foto Ansa)

Caro direttore, fatti drammatici e spesso tragici, che stanno coinvolgendo persone giovanissime, ci impongono di affrontare con urgenza (e con fatti e non solo parole) la tematica educativa, che appare sempre più come l’emergenza più grave che sta investendo l’intero nostro mondo, soprattutto quello che definiamo come “occidentale”. Non a caso l’attuale scandalosa debolezza educativa è coincisa, proprio in occidente, con il ripudio della presenza cristiana. E questo è un tema di cui soprattutto le comunità cristiane dovrebbero occuparsi, senza sconti e senza sentimentalismi.

I nonni che aderiscono all’associazione Nonni 2.0, anche grazie alla saggezza derivata dalla lunga esperienza di vita, si sono resi conto di questa situazione, ne hanno parlato tra di loro e con tante associazioni che hanno a cuore questa drammatica circostanza e hanno deciso, all’unanimità, di sintetizzare in un documento un giudizio che mi pare chiaro, insieme all’auspicio che la politica governativa affronti con decisione e senza più rinvii il problema dell’istruzione e dell’educazione, rispetto al quale la nostra Costituzione (notoriamente “la più bella del mondo”) si pronuncia in modo chiaro all’articolo 30, dove si legge che il dovere ed il diritto ad educare e istruire i figli, oltre che a mantenerli, spetta ai genitori e solo a loro (a nessun altro soggetto privato o pubblico viene riconosciuto questo “diritto”). Il successivo articolo 31 trae le conseguenze derivanti da tale principio, affermando che la Repubblica, cioè l’insieme delle nostre istituzioni, ha l’obbligo di agevolare «con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose». Purtroppo dobbiamo amaramente constatare che tali articoli, a quasi ottant’anni dalla promulgazione della Costituzione, non solo non hanno avuto attuazione, ma risultano totalmente dimenticati: in nessuna discussione pubblica si fa riferimento a tali disposizioni costituzionali. Il risultato è che le famiglie italiane non possono scegliere liberamente a quale scuola iscrivere i propri figli. Anche una recente ricerca sullo stato delle scuole paritarie ha dovuto ammettere che, nei fatti, possono accedere alle scuole paritarie solo gli studenti appartenenti a famiglie con reddito medio-alto. Alle famiglie medie o povere non è possibile fare in libertà la propria scelta educativa. Mi sembra un gravissimo “vulnus” inferto alla nostra vita democratica, anche in violazione del pluricitato (spesso a vanvera) articolo 3 della Costituzione (quello dell’uguaglianza). E tutto ciò avviene nel silenzio più assoluto, anche da parte, purtroppo, di molte scuole paritarie cattoliche, che si accontentano, evidentemente, di aprirsi solo ai ricchi.

Ma i nonni, nella loro saggezza, non potevano fermarsi solo agli aspetti politici e istituzionali del problema. Sono andati oltre, sottolineando come l’emergenza educativa sia da riferire, innanzi tutto, proprio alla famiglia. Infatti nel documento si scrive: «Tale emergenza è causata dalla concezione relativista che sta invadendo il mondo; questa concezione impedisce agli adulti di avanzare proposte che coinvolgano i giovani in ipotesi di vita positive. Questa crisi è stata paradossalmente accentuata da un pensiero che delega soprattutto allo Stato ogni strumento educativo. Anche la famiglia, purtroppo, è stata, a poco a poco, nel corso degli anni, convinta in questa direzione, dimenticando così la sua primaria e insostituibile responsabilità, che si sostanzia nel dovere di educare e istruire i figli, ma anche nel diritto a svolgere liberamente questo suo compito». Se così stanno le cose, allora occorre che riprenda vigore un nuovo movimento educativo che veda alleati la famiglia (riappropriata della coscienza di cui sopra) e le istituzioni, che hanno il compito di sostenere e proteggere sussidiariamente chi ha il diritto all’educazione. Mi pare che si tratti di un grande impegno nella direzione di assicurare a tutti libertà e democrazia.

Peppino Zola

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Quello che papa Leone dice ai movimenti e sui movimenti rappresenta un tracciato che riguarda tutta la Chiesa. Per una significativa coincidenza il Giubileo dei Movimenti, Associazioni e Nuove Comunità viene celebrato nella festa della Pentecoste. Rivolgendosi all’assemblea in piazza San Pietro illuminata dal sole nella Veglia del sabato e poi nella Messa della domenica, papa Leone propone il Mistero della Pentecoste, origine e fermento della identità e della missione della Chiesa, all’interno della quale vive ogni personale vocazione.

Dice il papa nella Veglia: «Lo Spirito unisce le nostre storie a quella di Gesù. Siamo coinvolti nelle cose nuove che Dio fa». Andando ancora più in profondità, fa sobbalzare il cuore degli ascoltatori: «Dio non è solitudine. Dio è “con” in sé stesso – Padre, Figlio e Spirito Santo – ed è Dio con noi».

Dio entra in rapporto con noi, con me, fino a questa piazza, stringendoci in unità nella varietà dei doni e carismi.

Nell’omelia della Messa rilancia i nuovi inizi della Chiesa, allargando alle dimensioni del mondo: «La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze». E aggiunge: «Lo Spirito allarga le frontiere dei nostri rapporti con gli altri e ci apre alla gioia della fraternità… Il vento gagliardo dello Spirito venga su di noi e in noi, apra le frontiere del cuore, ci doni la grazia dell’incontro con Dio, allarghi gli orizzonti dell’amore e sostenga i nostri sforzi per la costruzione di un mondo in cui regni la pace».

Il compito dei movimenti coincide con il compito della Chiesa e ne è concreta attuazione.

Qualche giorno prima, giovedì 5 giugno, papa Leone incontra i moderatori di 250 movimenti e associazioni, realtà aggregative «molto diverse tra loro, per natura e per storia, e tutte importanti per la Chiesa». Le ringrazia espressamente «per il servizio di guida e animazione» dei fratelli nel cammino cristiano. Infatti, «nessuno è cristiano da solo».

Descrivendo l’esperienza vissuta da chi aderisce a un movimento, il papa descrive l’esperienza di ogni cristiano. Per tutti è accaduto e accade che la fede si ridesta per la grazia dello Spirito Santo, attraverso incontri che rinnovano la vita. Accade da bambini nel flusso della vicenda familiare e parrocchiale, e nel corso del tempo la grazia continua a fluire attraverso carismi che intercettano i passaggi dell’età, nell’altalena degli slanci giovanili, nell’imbattersi negli ostacoli in famiglia e più spesso a scuola, nel lavoro, negli ambienti della vita sociale.

‘La gerarchia ecclesiastica e il sacramento dell’Ordine – afferma il papa – esistono perché rimanga sempre viva fra i fedeli «l’offerta obiettiva della grazia» che viene donata attraverso «i Sacramenti, l’annuncio normativo della Parola e la cura pastorale». I carismi, invece, «sono distribuiti liberamente dallo Spirito Santo affinché la grazia sacramentale porti frutto nella vita cristiana in modo diversificato e a tutti i suoi livelli». L’albero piantato continua a germogliare e portare frutto per il vento e l’acqua dello Spirito Santo. «Grazie ai carismi che hanno dato origine ai vostri movimenti e alle vostre comunità, tante persone si sono avvicinate a Cristo, hanno ritrovato speranza nella vita, hanno scoperto la maternità della Chiesa, e desiderano essere aiutate a crescere nella fede, nella vita comunitaria, nelle opere di carità, e portare agli altri il dono che hanno ricevuto». La Chiesa continua a vivere nel tempo, dove e come il soffio dello Spirito la rigenera.

don Angelo Busetto

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