Per liberarsi dalla dittatura delle Borse l’Europa si consegna… alle Borse
Pubblichiamo l’editoriale finanziario del numero 44/2011 di Tempi in edicola a firma di Alessandro Frigerio.
Che peccato. È la considerazione che mi è venuta spontanea nel momento in cui le agenzie di stampa hanno battuto il termine “leverage” accanto alla parola Efsf nel dare la notizia delle nuove misure di salvataggio dell’eurozona. Come nel 2008, si è persa un’altra, l’ennesima, occasione per “ripulire” una volta per tutte il sistema finanziario, per dare un segnale di discontinuità rispetto al passato con nuove basi e princìpi da cui ripartire. E invece no. La Germania (principale contributore del fondo salva Stati), nonostante i reiterati categorici dinieghi pronunciati dal suo ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble («è un’idea stupida aumentare la dotazione dell’Efsf»), ha né più né meno congegnato un piano “alla Goldman Sachs”, fatto di alchimie finanziarie (leva e “veicoli speciali”) che tanto piacciono ai mercati ma che – lo dice la storia recente – quando non tutto fila liscio hanno un effetto distruttivo. Troppo facile e semplice affidarsi all’ingegneria finanziaria che tutto può tranne che risolvere definitivamente i problemi.
Datemi una leva e solleverò il mondo, diceva Aristotele. Per salvare l’Europa, e forse anche se stessa, la Germania ha così abbracciato l’idea di trasformare il fondo in qualcosa di molto simile alla famosa istituzione americana Ambac, società finanziaria che faceva da garante per svariate emissioni obbligazionarie, tra le quali i famigerati subprime. Qui, invece, la garanzia dell’Efsf riguarderà le emissioni di titoli di sovrani. Il giochino è bello e affascinante, ma funziona esclusivamente a una condizione: che il garante mantenga il massimo rating. Quindi – e anche da questo punto di vista nulla è cambiato – il futuro dell’Europa sarà legato a filo doppio alla tripla A che il fondo salva Stati ha ricevuto da Standard & Poor’s e Moody’s.
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