Lettera matta al mio figlioccio
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Pubblichiamo l’articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Di seguito un testo inedito scritto quasi cinquant’anni fa da monsignor Lorenzo Albacete. Si tratta di una lettera indirizzata a un bambino a cui Albacete, allora 27enne, era stato incaricato di fare da padrino di Battesimo.
28 aprile 1968
Caro Michael John, pochi giorni dopo la tua nascita, mio fratello e io siamo andati all’Holy Cross per darti il benvenuto, da parte nostra, in questa terra di uomini, in questa società, in questo mondo. Dopo qualche minuto passato a congratularci con i produttori e gli agenti responsabili della tua comparsa vivo e vegeto su questo pianeta, siamo stati scortati alla tua augusta presenza. Devo dire che tu sembravi abbastanza indifferente al tuo nuovo ambiente e al tuo fan club riunito, preferivi dedicare la tua attenzione a quelli che stavano intorno a te, a loro volta appena arrivati da quella terra che noi tutti abbiamo forse dimenticato, ma che tu e i tuoi amici sembravate ricordare ancora vividamente. Apparivi sollevato dal fatto che per lo meno qualcuno era stato abbastanza ragionevole da erigere un muro di vetro a proteggerti dall’adulazione dei tuoi ammiratori.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Adesso sono stato incaricato, molto più ufficialmente, di darti il benvenuto in un’altra terra: una nuova società, un nuovo mondo. È un compito molto più difficile, come realizzerai quando sarai in grado di comprendere questa lettera. Immagino che i tuoi genitori sapessero cosa stavano facendo quando mi hanno chiesto di svolgere questo compito. Perché vedi, ho esposto a loro la mia versione su questo mondo molto prima della tua comparsa. Gli scenari dei miei discorsi variavano da una sala conferenze in una vecchia caserma della Marina (ora sotto il nome più formale ma meno suggestivo di “Building 90”) a una manciata di ristoranti Hot Shoppes (dove i miei trattati erano ispirati da abbondanti dosi di Banana Split), da una nave mediorientale nel porto di Baltimora (!!) a uno spazio incredibilmente ristretto, avvolto in una sovrastruttura che tuo padre si ostinava a definire “automobile”. Non dovrebbe sorprenderti dunque che il mio primo messaggio per te sia nella forma di questa lettera matta.
Ti prometto di esporti le mie opinioni ogni volta che lo richiederai, ma non te le imporrò mai, che è il minimo che possa fare visto che tu non sei mai stato consultato a riguardo della mia designazione. In aggiunta a questo, qualunque cosa io abbia detto oggi in tuo nome, l’ho detta con l’intendimento che tu in futuro la ratificherai o la rifiuterai, dopo aver preso in esame le prove.
Perché di prove ce ne sono davvero, solo che non è facile distinguerle. A volte ci vuole così tanto, Michael, per iniziare a capire le leggi della vita di questo altro mondo, a respirare la sua aria, a vedere i suoi segni. Oggi tu hai, per così dire, ricevuto nuovi occhi, nuove orecchie, nuove mani, una nuova lingua, perfino un nuovo naso. Adesso devi imparare a usarli. Per vedere, per sentire, per toccare, per annusare, per parlare di questa nuova vita che è infusa in tutta l’altra: come l’acqua del mare che bagna la spiaggia e se ne va per un momento, come la brezza che agita le foglie sugli alberi nel Rock Creek Park. Se non userai questi nuovi sensi, essi si atrofizzeranno, moriranno sicuramente. Se questo accadrà, non vedrai nulla, non sentirai i rumori della vita, non percepirai alcuna dolce fragranza, stenderai le tue mani e non toccherai Nessuno, il tuo parlare sarà vano.
Percepire l’invisibile
Ma se tu invece svilupperai i tuoi nuovi sensi, entrerai in contatto con la vita (magari dopo una battaglia aspra e dolorosa, ma di un dolore che diventa gioia, una battaglia che porta alla vittoria e alla pace); se invece leggerai i segni della Sua presenza fra gli uomini, allora i tuoi occhi vedranno la bellezza, sentirai la musica, il tuo tocco sarà morbido, a volte coglierai una fragranza senza paragoni, il tuo parlare sarà saggezza.
Se non ce la farai (scusami se sono brusco), allora tutte quelle cerimonie all’Holy Cross saranno state vane. Ma tu ce la farai. Hai ricevuto una buona casa, genitori benedetti e, quanto meno da parte mia, un amico. Se sarai all’altezza di questi doni, e all’altezza della memoria di coloro che se sono andati prima di te (e qui devo pensare a tuo nonno, al quale, devo dire, ho spacciato un po’ della mia dottrina. Sì, neanche lui è sfuggito, sebbene io odi ammettere che adesso lui ci ha superati tutti); se assimilerai queste cose e vi aggiungerai la tua impronta, il tuo impegno (perché ogni uomo deve essere se stesso), allora vincerai la battaglia, avrai combattuto la buona battaglia, avrai vinto la corsa. Con i tuoi nuovi sensi, avrai percepito l’invisibile.
Improvvisamente ogni cosa è trasformata nel suo contrario. L’oscurità in luce, la schiavitù in libertà, la morte in vita, il possesso in dono, la distruzione in creazione e l’odio in amore. Benvenuto dunque in questa strana terra: dove gli storpi camminano, i sordi sentono, i muti parlano, i ciechi vedono e perfino le montagne si muovono! Perciò comincia a leggere i segni della sua presenza nelle vite intorno a te e nelle vite della storia; negli insegnamenti della tua Chiesa; nell’esempio dei tuoi genitori. Ma soprattutto nella vita, negli insegnamenti, nell’esempio di Colui la cui venuta ci rende infinitamente fieri di questo povero pianeta che ti ha accolto: il Signore Gesù.
C’è un altro muro di vetro, come quello all’Holy Cross, che separa gli uomini da questa nuova vita. Lui ci ha mostrato come si può romperlo. Come tuo padrino, la società si aspetta che io ti dia, ogni tanto, dei “regali”. Io davvero non ho molto da donarti, Michael, per lo meno dal punto di vista della società. Ma ora ti prometto solennemente che farò tutto quel che posso per aiutarti a sbriciolare quel muro e ad entrare nella nuova vita, e, finalmente, nel nuovo mondo.
Cordialmente, Zio Lolo
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2 commenti
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LA BOCCA PARLA DELLA PIENEZZA DEL CUORE,
grazie per avermi commosso.
Averne zii così…
grazie !