L’ultima giravolta politica di Leoluca Orlando: «Sostengo Renzi»

Di Chiara Rizzo
27 Agosto 2013
Il sindaco di Palermo ha fondato un nuovo movimento e lavora per avvicinarsi al primo cittadino di Firenze nella corsa per la segreteria Pd. Cercando di far dimenticare il suo passato nella Dc, nella Rete e nell'Idv

«Oggi Matteo Renzi è l’unico che può scardinare il Pd delle tessere, e costruire un nuovo Partito democratico, anzi il vero Partito democratico che da sempre cerco di fondare»: a sorpresa è la dichiarazione del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, rilasciata nel corso di un’intervista a Repubblica. Non ci sarebbe sorpresa, se le parole provenissero da un big del Pd che avesse sempre militato nell’area liberal, come il collega sindaco di Catania Enzo Bianco (ex ministro dell’Interno e fondatore appunto dell’area LiberalPd, con la quale si è ufficialmente schierato per il primo cittadino di Firenze): ma poiché provengono dal sindaco che è diventato tale proprio perché si è candidato in opposizione ad un renziano, la nuova (ennesima) svolta politica del “Sinnacollando” qualche perplessità la desta.

«SONO FUORI DAI PARTITI E DALLE TESSERE». Non molto tempo fa, giusto a febbraio di quest’anno, Orlando era quello che diceva che «Renzi da rottamatore è finito rottamato». Siamo ad anni luce di distanza dall’uomo che oggi, invocandolo confidenzialmente per nome, dice che «Matteo intende sconfiggere apparati e sostenitori di un partito delle tessere composto spesso da anime morte». In mezzo alle due dichiarazioni però ci stanno un’infinità di fatti, primo fra tutti che Bersani, cioè colui che Orlando aveva sostenuto alle primarie, è uscito bastonato dalle elezioni, si è dimesso, mentre Renzi guadagnava punti.
E poi, a febbraio, Orlando in fondo si stava ancora guardando intorno: l’Idv, il partito fondato da Di Pietro in cui Orlando militava, era appena naufragato travolto dagli scandali.
Oggi il sindaco di Palermo è più “libero”. Ha costituito il Movimento 139, con alcuni transfughi dell’Idv, (ad esclusione ovviamente dell’ex amico Tonino Di Pietro, che rischiava di offuscargli la carriera politica) e ora si può presentare, come fa nell’intervista a Repubblica, come «il sindaco con la cui elezione si è chiusa un’epoca politica: hanno vinto persone fuori dai partiti e dalle tessere». Veramente quando si è candidato a primo cittadino di Palermo Orlando la tessera Idv ce l’aveva ancora, e più che mai, ma pazienza, si sa che gli italiani non hanno una memoria da elefanti. Poi, a star dietro a Orlando, qualsiasi italiano farebbe fatica, in effetti.

CAPOLAVORO DI GIRAVOLTE. Il sindaco che rappresenterebbe le persone fuori dai partiti, ha esordito come primo cittadino dal 1985 al 1990 con la Democrazia cristiana in cui militava. Nel 1991, alla vigilia di Tangentopoli, è uscito dalla Dc, ha fondato la Rete e nel 1993 è tornato a fare il sindaco durante quella che viene chiamata “la Primavera di Palermo”.
Nel 1999 ha poi sciolto la Rete, ed è confluito prima nei Democratici, poi nella Margherita, rimanendo fino al 2006 in area prodiana. Intanto nel 2001 si è dimesso da sindaco e ha provato a correre come presidente della Regione siciliana, ma è stato sonoramente sconfitto da Totò Cuffaro, poi nel 2006 Orlando viene espulso dalla Margherita. È a quel punto che si è avvicinato all’ex pm di Mani pulite, e con lui ha fondato l’Italia dei valori, di cui è divenuto subito portavoce nazionale.
Qualche anno dopo, in un’intervista a Panorama, ha però confidato che anche il nuovo ruolo gli stava stretto: «Di Pietro è il capo dell’Italia dei valori, ma io sono il leader».
Il 2012 è l’anno del grande capolavoro di ribaltamento: inizialmente ha sostenuto la candidata del Partito democratico Rita Borsellino alle primarie e giurato che mai si sarebbe ricandidato a sindaco. Dopo qualche mese ha cambiato idea e, denunciando primarie poco trasparenti nel Pd, è sceso in campo: al ballottaggio, a colpi di dichiarazioni al vetriolo, si è confrontato e ha battuto proprio il leader dei renziani siciliani, Davide Faraone.
A giugno del 2012 viene eletto sindaco e si è dimesso dalla carica di deputato. Giusto in tempo: nel dicembre di quell’anno l’Idv è stato travolto dallo scandalo di Report, e a febbraio 2013 il partito non ha ottenuto neppure un seggio in parlamento.
Nel frattempo lavora molto insieme al candidato (poi eletto) governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e sembrerebbe desideroso di fondare con lui una nuova corrente nel centro sinistra.
A febbraio Orlando, lo stesso che tanto aveva vituperato il Pd durante la campagna elettorale a sindaco, si avvicina al partito democratico. E adesso gli orlandiani di Palermo dicono che i contatti con Renzi siano frequenti, mentre progetta un incontro nell’isola con il ministro Graziano Del Rio, uno dei fedelissimi (da sempre) al sindaco di Firenze.

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