Legno e arredo, oltre 15 miliardi di fatturato in meno nel 2013. Piangono i consumi interni

Di Matteo Rigamonti
12 Marzo 2013
Nel sesto anno di crisi del comparto, Federlegno Arredo stima che il fatturato si attesterà a quota 27,2 miliardi, pari al 4,5 per cento in meno del 2012, ma al 36 per cento in meno del 2007

Penetrare nei mercati esteri in attesa che in Italia tornino a crescere i consumi. È questa la strategia commerciale che caratterizzerà anche nel 2013 le decisioni di investimento delle imprese italiane della filiera del legno e dell’arredo a fronte di un calo continuo di fatturato, atteso anche per quest’anno nell’ordine del meno 4,5 per cento. Nel 2013, infatti, secondo le previsioni di Federlegno Arredo sulla base degli ordinativi di 630 imprese sue associate, il fatturato del comparto si attesterà a quota 27,2 miliardi di euro, pari a 1,2 miliardi in meno dei 28,4 del 2012 e 15,3 miliardi di euro in meno (meno 36 per cento) rispetto al 2007, quando il legno-arredo aveva fatto segnare il picco di 42,5 miliardi di fatturato. Di questo e delle prospettive per uscire dalla crisi si è parlato stamane nella sede di Federlegno Arredo a Milano, in compagnia del presidente Roberto Snaidero, dell’amministratore delegato Giovanni De Ponti e del presidente di Assoarredo Giovanni Anzani.

CRESCE SOLO L’EXPORT. Nel 2013 tiene solo l’export (più 5,2 per cento atteso nel 2013, per un fatturato complessivo di poco più di 13 miliardi di euro, comunque in calo di 1,2 miliardi dal 2007) mentre i consumi interni crollano in un anno del 10,6 per cento, per un fatturato complessivo di 18,3 miliardi di euro, laddove nel 2012 sono stati pari a 20,5 miliardi e 33,7 miliardi di euro nel 2007. Sempre dal 2007 il comparto del legno e arredo ha perso oltre 14 mila imprese su un totale di più di 79 mila (-6,7 per cento) e 67 mila addetti (-4,3 per cento) su 425 mila. In un simile scenario, spiega Giovanni Anzani, presidente di Assoarredo, le uniche imprese che resistono al calo dei fatturati scongiurando i fantasmi della chiusura e della cassa integrazione, sono «quelle che hanno investito nell’internazionalizzazione già negli anni ’80». Ma la penetrazione nei mercati esteri non è un’obiettivo così semplice e alla portata di chiunque. Lo sa bene il presidente di Federlegno Arredo Roberto Snaidero, che pure ha impegnato buona parte delle risorse della sua associazione nel tentativo di aprire le porte di nuovi mercati al maggior numero possibile di imprese sue associate, dall’America (dove da un anno è aperto il nuovo ufficio di Chicago) alla Cina passando per la Russia e il Medio Oriente, a partire dal Salone del Mobile di maggio dove gli investimenti sulla comunicazione estera sono stati più che raddoppiati, con particolare attenzione al mercato cinese, mentre si è seguito il rigore nelle spese per la comunicazione sul territorio.

CREDITO D’IMPOSTA PER GLI ARREDI. Pertanto, oltre a guardare fuori dall’Italia, «risulta inderogabile inserire gli arredi fra le detrazioni Irpef del 50 per cento previste per le ristrutturazioni edilizie», ha detto Snaidero pensando al mercato interno. Si tratta di una proposta già rivolta all’esecutivo Monti da Federlegno, Federmobili, Ance, Confartigianato, Cna e dalle tre maggiori sigle sindacali, che, però, non è stata accolta, e che ora, invece, è stata fatta propria dal Garante delle piccole e medie imprese che la rivolgerà al nuovo presidente del consiglio. Il credito d’imposta per l’arredo, infatti, per la cui attuazione basterebbe un decreto, contribuirebbe a rimettere in circolo 1,2 miliardi di euro di maggiore fatturato. Un’altra misura di facile introduzione potrebbe anche essere l’Iva al 4 per cento per le giovani coppie che acquistano un appartamento già arredato, che consentirebbe, oltretutto, di inserire la spesa per i mobili in un mutuo ventennale.

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