A Vado Ligure, vicino a Savona, «si registrano mille morti in più per cancro rispetto ai parametri scientifici presi a riferimento. (…) I cittadini, gli ambientalisti, gli esperti, la magistratura, perfino la curia puntano il dito sulla centrale a carbone della Tirreno Power, che da quarant’anni brucia fino a 4.000 tonnellate di carbone al giorno». Così si legge in un articolo pubblicato dal Giornale e scritto dall’inviato Stefano Filippi, che sembra raccontare una storia simile all’Ilva, ma con differenze importanti.
C’È ANCHE DE BENEDETTI. Nel 2002 l’impianto inaugurato da Enel nel 1971 passa a Tirreno Power, «una cordata di imprenditori tra i quali primeggia Carlo De Benedetti, che però non ne ha il controllo». Nonostante le riconversioni a gas di due gruppi termici, le unità a carbone bruciano ancora e ci vuole Greenpeace «per attirare l’attenzione sulle due enormi ciminiere bianche e rosse che scaricano nell’aria enormi quantità di polveri sottili: è il luglio 2009».
QUI NIENTE CONFISCHE. La procura di Savona «apre un fascicolo per omicidio colposo, lesioni colpose e disastro ambientale» e viene realizzata una consulenza da tre esperti depositata a fine giugno. Ma se a Taranto, per l’Ilva, sono scattati dalla magistratura provvedimenti clamorosi, in Liguria «niente sequestri, niente arresti, niente confische»: «Mancano ancora conferme sui legami tra emissioni della centrale termica ed effetti sulla salute pubblica».
ILVA SÌ, TIRRENO POWER NO. La differenza di trattamento tra Ilva e Tirreno Power è forse dovuta a «un intreccio tra politica e imprenditoria». A Vado Ligure, infatti, la sinistra governa da sempre ma soprattutto nella centrale è fortemente implicato Carlo De Benedetti. L’editore di Espresso e Repubblica, tessera numero uno del Pd, «controlla il 39 per cento della centrale attraverso Sorgenia (gruppo Cir). Tirreno Power appartiene a due società al 50 per cento: da un lato i francesi del gruppo Gdf Suez, dall’altro Energia Italiana Spa. Le cui quote sono così ripartite: 78 per cento a Sorgenia, 11 per cento ciascuna alle multiutility quotate Hera e Iren, ex aziende municipalizzate di città storicamente in mano alla sinistra come Torino, Genova, Bologna e l’intera dorsale emiliano-romagnola». Anche Legambiente è «socia di De Benedetti: ha il 10 per cento della società Sorgenia MenoWatt che si occupa di soluzioni per l’efficienza energetica». Sta qui il motivo della disparità di trattamento tra Tirreno Power e Ilva?