Le tante anime dell’Unità: ottimismo, piagnisteo, enogastronomia e un termine desueto

L’Unità letta da Antonio Gurrado
Anno 89 n. 326. Domenica 25 novembre 2012
Direttore: Claudio Sardo
Titolo: La riscossa italiana
Tipologia: Tabloid
Periodicità: Quotidiano
Prezzo: € 1,20
Pagine: 28
Pubblicità: 10%
Costo di ogni pagina: 4,28 centesimi

 

Non so quante anime abbia la sinistra italiana, ma credo che quasi tutte si possano ritrovare concentrate sulla prima pagina dell’Unità della domenica delle primarie. C’è anzitutto l’anima dell’ottimismo progressista, incarnata dal titolone “La riscossa italiana”, in un corpo megagalattico che in altri tempi veniva riservato alla vittoria nelle elezioni vere e non all’attesa per quelle fatte in casa, e dalla foto del papà che in un tripudio di bandiere del Pd porta sulle spalle la sua bambina la quale, se solo potesse, sicuramente voterebbe per rottamarlo. Alle primarie è dedicata molta parte del giornale, inevitabilmente, che si apre con una lenzuolata sui cinque candidati: al centro una fotona di Bersani che benedice la folla (dietro di lui spunta una bandiera del Partito Socialista Italiano), in accompagnamento al lungo articolo su di lui; più brevi quelli su Renzi e su Vendola; mezzo taglio basso ciascuno alla Puppato e a Tabacci, “sereno e divertito”, “misurato e concreto”. Di questi ultimi viene indicato non solo il luogo dove voteranno ma anche l’orario, caso mai qualcuno volesse chiedere l’autografo.

Segue un’ulteriore lenzuolata, con dichiarazioni entusiastiche rese sabato da Nino Stumpo riguardo all’alta affluenza alle urne di domenica (Nino Stumpo è il “responsabile organizzazione del Pd”, scelto per il ruolo evidentemente perché sa predire il futuro) e con un compiaciuto dossier sulla storia della campagna elettorale. Quest’ultima è illustrata anche da una foto dei cinque candidati in attesa del dibattito negli studi di Sky, ognuno a suo modo: Tabacci sembra un calciatore del Subbuteo, la Puppato due, Vendola si frega le mani come il Mr Burns dei Simpson quando dice “Eccellente”,  Renzi con ogni probabilità sta ballando il Gioca Jouer e a Bersani manca solo una scarpa da sbattere sul tavolo.

Poi c’è una pubblicità con le istruzioni per votare. Quindi la pagina più accattivante, quella dell’intervista parallela a Gianrico Carofiglio che sostiene Bersani (ma che a chiunque vinca le primarie suggerisce di fargli un colpo di telefono per vendergli lo slogan per le politiche) e a Paola Turci che sostiene Vendola (ma che, un po’ cripticamente, conclude: “Al di là di Vendola, il voto è qualcosa che appartiene a noi stessi”). Bersani e Vendola, Vendola e Bersani… Avete notato che manca qualcuno? Se ne sono accorti anche i redattori, e rimediano al volo inserendo un apposito trafiletto: “Ecco perché voto per Laura Puppato”, dichiara Sabina Ciuffini.

Poco più su, Massimo Adinolfi spiega che “si vota di domenica perché la domenica è un giorno festivo e votare è una festa, la festa della democrazia e della partecipazione”. È una prospettiva affascinante: anzitutto vada a dire che la domenica è un giorno festivo ai commessi delle Feltrinelli. Dopo di che mi chiedo: ma se Massimo Adinolfi fosse vissuto in America, dove si vota di martedì, o in Inghilterra, dove si vota di giovedì, avrebbe forse scritto: “Si vota di martedì (o di giovedì) perché il martedì (o il giovedì) è un giorno lavorativo e votare è un lavoro, il lavoro della democrazia e della partecipazione”?

Alle primarie sono dedicati anche l’editoriale del direttore Claudio Sardo e la rubrica “Dio è morto” del “musicista e scrittore” Andrea Satta. Musicista di sicuro, scrittore chissà. Satta dice ai cinque candidati: “Vorrei che se un bambino è esonerato dall’ora di religione, avesse la garanzia di essere rispettato”. Immediatamente è stata aperta una commissione d’inchiesta sulle persecuzioni a cui sono sottoposti i bambini esonerati dall’ora di religione: messi al rogo, squartati, divorati dai leoni. “Vorrei uno che tagliasse i privilegi del Vaticano e non considerasse la religione come un costume, ma la spiritualità un valore intimo inestimabile”. Dello scrittore Andrea Satta potete acquistare i volumi Ci sarà una volta, editore Infinito, e I riciclisti, con allegato un cd audio che ve lo spiega meglio.

Chissà se considerasse la spiritualità come valore intimo inestimabile anche il centurione (notizia a pagina 12) che ha fatto irruzione in Santa Francesca Romana sfasciando, in preda a un raptus, una balaustra del Bernini. Ecco, all’Unità di oggi manca forse l’anima iconoclasta: un tempo non avrebbe lasciato scorrere come se niente fosse questa storia, sviluppando asetticamente l’agenzia, senza alcuna ombra di accanimento o ironia; mentre negli anni ’50 l’avrebbe incorniciata in prima pagina e negli anni ’70  vi avrebbe trovato una ragione di esultare per l’autodistruzione del clericofascismo.

Per fortuna non ci sono solo primarie e centurioni a definire la sinistra italiana. In prima pagina spicca l’anima del piagnisteo dei diritti, inserito nella caratteristica fascia rossa che campeggia sopra il titolo con la foto di una donna (in posa artificiale) col volto fra le mani e il lancio “La Spoon River delle donne”. C’è poi l’anima movimentista, col taglio basso dedicato a “Studenti e prof” i quali “si riprendono le piazze” con “in pugno uno striscione: Semo venuti già menati”, anche se dalla foto si scorge in realtà la metà superiore di uno striscione spiegazzato le cui lettere potrebbero comporre la parola “nitroglicerina” come anche “antropologia”. Non manca l’anima critico-erudita, con l’articolo sul ritorno del romanzo sociale nella letteratura italiana.

In compenso c’è l’anima enogastronomica: da mercoledì prossimo, viene annunciato, in allegato all’Unità troverete Arturo, “il nuovo settimanale di gusto, territorio, cucina”, sapientemente illustrato a pagina 23 da un’intervista ad Alessio Boni: “L’idea di un giornale politico come l’Unità che da mercoledì andrà a braccetto con Arturo, una rivista che parla di gusto, territorio e sapori mi sembra vincente. Una joint venture che non può che incuriosire i lettori”. In generale è proprio il termine “joint venture” che sembra perfetto per incuriosire i lettori dell’Unità.

Soprattutto, e per fortuna, c’è un ’anima della sinistra che ricorda anche a un lettore neutrale (e non ostile; il lettore ostile non esiste, tutt’al più non legge) di avere in mano il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924, come riporta orgogliosa la dicitura sotto la testata. In taglio medio c’è un titolo con scritto “braccianti”, che è termine esatto, desueto e ormai vergognoso, pressoché introvabile sulle prime pagine degli altri quotidiani che riportano la stessa notizia, quando pure la riportano. È tuttavia il termine che ci vuole, quello che Gramsci avrebbe usato all’epoca, e al quale si aggrappa ancora oggi la continuità delle buone intenzioni.

@AntonioGurrado

 

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