Le lettere dei compagni di A. “Non era omosessuale. Sua vicenda strumentalizzata”

Di Redazione
23 Novembre 2012
La tragica storia del 15enne che si è tolto la vita a Roma è occasione sui giornali per chiedere una legge contro l'omofobia. Ma compagni e insegnanti parlano di "notizie false"

Mercoledì si è ucciso uno studente del Liceo Cavour di Roma, A. La Procura di Roma ha  avviato un’inchiesta sul suicidio, ma al momento non ci sono indagati o ipotesi di reato.
Secondo le ricostruzioni che appaiono oggi sui quotidiani, il quindicenne si sarebbe tolto la vita perché ferito dai compagni che lo prendevano in giro per la sua omosessualità. Ieri sia su internet sia sulle agenzie di stampa, c’è stato un profluvio di commenti contro l’omofobia. La deputata del Pd Paola Concia è accorsa alla scuola per parlare con gli studenti. Una fiaccolata organizzata dalle associazioni Lgtb ha sfilato per le vie di Roma. Sul quotidiano Repubblica oggi in edicola appare un commento della scrittrice Michela Marzano (“Morire per un pregiudizio”) in cui si chiede una legge contro «l’omofobia e la transfobia che permetta di dire in modo chiaro da che parte deve stare la vergogna».
Tempi.it ha parlato con alcuni studenti della scuola di A., che ci hanno raccontato una storia diversa da quella narrata dai quotidiani e più vicina a quanto, in realtà, già ieri era emerso da una dichiarazione della preside dell’istituto e da due lettere, una firmata dai compagni di A. e una seconda che porta la firma di “alcuni genitori, insegnanti e compagni di classe” del ragazzo.

LE PAROLE DELLA PRESIDE. “Il silenzio è il nostro dolore”. È lo striscione esposto davanti al liceo Cavour di Roma dagli studenti e compagni di classe del ragazzo di 15 anni morto suicida nella Capitale. La preside dell’istituto, Tecla Sannino, ha anche parlato di “vicenda privata” in merito all’alunno, sostenendo che «è stata solo oggetto di strumentalizzazioni» e ritenendo «inopportune le reazioni da parte di alcune associazioni culturali, come la fiaccolata in difesa dei gay oggetto di violenze organizzata dal Circolo Mario Mieli». «Tutta la comunità scolastica – ha proseguito Sannino – ricorda con affetto, amicizia e stima il proprio alunno e compagno scomparso e partecipa commossa al dolore della famiglia del ragazzo». In merito ai messaggi degli amici dello studente su Facebook, la preside non ha voluto fare alcun commento. (ANSA)

LA PRIMA LETTERA. Lettera dei compagni di classe. Ai direttori dei giornali.
Scriviamo questa lettera di formale protesta per smentire ciò che è stato pubblicato nell’edizione dei quotidiani nel giorno 22/11/2012 riguardo al suicidio di un nostro compagno di classe. Noi, gli amici, abbiamo sempre rispettato e stimato la personalità e l’originalità che erano il suo punto di forza. Non era omosessuale, tanto meno dichiarato, innamorato di una ragazza dall’inizio del liceo. Lo smalto e i vestiti rosa, di cui andava fiero, erano il suo modo di esprimersi. La pagina facebook ,dove erano pubblicate citazioni di A.,era stata creata per incorniciare momenti felici perché A. era così: portava il sorriso ovunque andasse; peraltro “la pagina aperta contro di lui da chi lo aveva preso di mira” (citazione dal Messaggero) è un’accusa non fondata.
I professori hanno sempre rispettato il proprio ruolo e non hanno mai espresso giudizi sulla sua persona. Il Cavour non è mai stato un liceo omofobo in quanto fino a quando i fondi sono stati sufficienti, alcune classi hanno preso parte ad un progetto sulla sessualità organizzato dalla ASL e approvato dal collegio docenti.
Inoltre non si sono verificati episodi manifesti di bullismo nell’istituto negli ultimi anni.
Esprimiamo rammarico per la diffusione di notizie false e desideriamo che non si speculi sul nostro dolore.

SECONDA LETTERA. Lettera di insegnanti, genitori e compagni di classe.
Noi insegnanti, amici, compagni di classe e genitori che hanno conosciuto e voluto bene ad A., vogliamo dire che, all’irreparabile dolore per la sua morte tragica, si unisce un ulteriore motivo di sofferenza, legato al modo in cui la tragedia viene ricostruita, stravolgendo l’immagine di A.
A. era un ragazzo molto più complesso e sfaccettato del profilo che ne viene dipinto: era ironico e autoironico, quindi capace di dare le giuste dimensioni anche alle prese in giro alle quali lo esponeva il suo carattere estroso e originale (e anche il suo gusto per il paradosso e il travestimento, che nelle ricostruzioni giornalistiche è stato confuso con una inesistente omosessualità); era curioso e comunicativo, pieno di vita e creativo, apprezzato a scuola dagli insegnanti; soprattutto era molto amato da tantissimi amici e compagni. Probabilmente nascondeva dietro un’immagine allegra e scanzonata una sofferenza complicata e un profondo e non banale “male di vivere”.
Per questo crediamo che il modo migliore e più rispettoso per ricordarlo e continuare a volergli bene sia quello di lasciare la sua morte al silenzio, alla riflessione e all’affetto di chi gli è stato vicino.
Firmato
Alcuni insegnanti, genitori e compagni di classe

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13 commenti

  1. gmtubini

    Al primo sentore dell’olezzo di cadavere spuntano tutti gli sciacalli. E’ tornato anche il bugiardone Galvani…

    1. albo

      Capirai ecco il Tubini proporsi come bocca della verità…

  2. Luca Rossini

    Il problema di una legge contro l’omofobia sta proprio nei variopinti commenti a questo articolo, oltre che nell’articolo stesso: chi ci assicura che una persona “trattata male” lo è stato per motivi omofobi? Avere l’orecchino o lo smalto non è di per sé una manifestazione del proprio orientamento sessuale. Ma ammettiamo anche per assurdo che lo sia: chi decide che un qualuque atto di ostilità verso una persona gay sia riconducibile a una matrice omofoba? Voglio dire: se questo ragazzino veniva preso in giro solo per la sua eccessiva eccentricità, perché i colpevoli dovrebbero essere trattati meglio che nel caso in cui l’avessero fatto perché omosessuale? Con il giusto obiettivo di evitare discriminazioni verso i gay, si finisce per commettere delle ingiustizie, perché la legge deve essere uguale per tutti. Anche la legge Mancino, tutelando fattispecie specifiche, ci mette del suo: l’ho riletta e mi sembra francamente rischiosa, la classica legge approvata sull’onda emotiva di qualche gravo fatto di cronaca.
    Il problema andrebbe affrontato a livello educativo, cosa molto delicata e difficile, ma non vedo alternative.

    1. Remo

      Uno che indossa pantaloni rosa e si smalta le unghie non sarebbe gay? Ma l’avete vista la foto… Poi, compagni e professore, ora, diranno certamente quello che voglio pur di sembrare innocenti: tirano fuori pure amori, magari solo di copertura, che vengono avvalorati dalla famiglia perché in Italia, si sa, sii tutto tranne che gay (è meno infamarte, per il morto, dire che era un ladro che non un gay); ma questo ragazzo non gay, innamorato d’una ragazzina, rispettato da tutti i compagni di scuola, amato dalla famiglia, per un qualche motivo si sarà pure ucciso: magai perché gli sino macchiati i pantaloni rosa?

  3. Enrico

    Lobby, conserterie, confraternite. Chiamatele come volete ma sono comunque “gruppi” di pressione con alle spalle i poteri che sappiamo, con tanto di casse di risonanza che partono dai salottini esclusivi e finiscono su video carta e rete.
    E’ la solita minestrina avariata di chi fino a ieri sfotteva gli omosex chiamandoli busoni (termine bolognese emiliano-romagnolo casualmente mai menzionato) e che sempre bisogno di un ideale nuovo in cui credere, anche quello a scadenza limitata. Se non ora quando?

  4. kkk

    sono le scie chimiche

  5. gianni

    Leggendo della storia di sto poveretto, per il quale si è scomodato perfino Napolitano, sto pensando di seguire la moda “misteriosa” degli ultimi 50 anni e farmi gay: oggi giorno pagherei anche meno tasse e la prenderei un po’ meno in cu#o dallo Stato e dai legislatori anti-famiglia (specialmente se numerosa).
    A Robinson mavaff…

  6. Saverio Bertolino

    Lego questi commenti e una volta di più mi convinco che alla fine non crediamo alla verità ma a ciò che pensiamo essa sia.

  7. ftax

    @Alberto Persile & Pippo Pappo.
    Che pena invece chi sfrutta la disperazione di un ragazzo per promuovere le lobby gay…
    PS. @Robinson.
    Se denunciare che tutti sono corresponsabili vuol dire il solito attacco alla Chiesa omofoba, allora grazie: conosciamo già le solite note di propaganda.

  8. Simone Cantarini

    A mio avviso questa storia fa emergere un grande problema, non tanto la questione riguardante i gay, ma l’informazione che non ricerca più la verità ma solo la notizia, a costo di speculare sulla vita di un ragazzino di 15 anni, che penso sia una delle cose più turpi e vigliacche per una persona adulta. Rispetto alla questione della lettera del così detto “sospettato”, i malati di giustizialismo e così filantropi del diritto, che citano la costituzione per ogni bagianata e forse non l’hanno mai nemmeno letta, si ricordino che il nostro sistema di giustizia è garantista, quindi se io sono un sospettato e non un imputato significa che nessuno ha ancora prove sufficienti per decretare una mia colpevolezza. Quindi se io scrivo una lettera dove affermo che sono innocente e magari mostro pure le prove di questa innocenza nessuno che non sia un pubblico ufficiale ha il diritto di utilizzare, media, fiaccolate o altro per dare un giudizio definitivo sulla mia colpevolezza. Questo vale per tutti.

  9. Qui non si tratta innanzitutto di leggi specifiche, possono o non possono arrivare è secondario.
    Ciò di cui occorre prendere atto è che esiste “UN SENTIRE” che fa parte delle persone omosessuali.
    “Un Sentire” che non si seglie ma che uno si trova addosso.
    Questo è il punto fondamentale. Non si sceglie di essere omo o etero.
    Si può scegliere di magiare un piatto di pasta in bianco o col pomodoro,
    ma non si sceglie “qualcosa” che non dipende dalla persona.
    Anche la Chiesa risonosce “qualcosa” che ha un’origine misteriosa ed è “definitivamente tale a causa di un istinto innato”
    “Occorre guardare con onestà e con realismo all’omosessualità e legarla ad una corretta comprensione del fenomeno, tanto nella sua insorgenza che nel successivo sviluppo. L’omosessualità è una realtà enigmatica, misteriosa, che non può mai essere del tutto spiegata ma soltanto compresa”
    Prendere coscienza di questo è IL PUNTO FONDAMENTALE.
    Tutto il resto, può o non può venire, è secondario ed in conseguenza.
    Esprimere questo a tutti i livelli, aiuta i giovani e la società in generale, e anche nella Chiesa, ad avere un maggiore rispetto e accoglienza verso le persone.

  10. Di fronte ad una tragedia come questa penso che innanzitutto siamo chiamati a due atteggiamenti. Uno di pietà per questo povero ragazzo che, in ogni caso, ma certamente per atteggiamenti verso la sua persona, è stato costretto al suicidio. Per questo occorre silenzio e preghiera.
    L’altro atteggiamento è riconoscerci in questo dramma tutti, dico TUTTI, corresponsabili.
    Una triste storia che chiama tutti e seriamente ad interrogarci.
    Se, come viene riportato nel vostro articolo, da una parte si cerca di strumentalizzare, forse dall’altra si cerca di voler sminuire la portata di questo dramma.
    Era o no omosessuale non lo sapremo forse mai, a questo punto credo non faccia differenza.
    Ma una cosa è certa: siamo tutti interpellati.
    Non esiste l’omofobia?
    Il 13 gennaio 1998, in piazza S. Pietro, Alfredo Ormanno originario della Sicilia, si cosparse di benzina e si diede fuoco. Morì dopo alcuni giorni di agonia.
    Si era portato appresso delle lettere che non furono pubblicate e la sala stampa del Vaticano rilasciò un comunicato stampa, dichiarando che Alfredo Ormanno non si era suicidato a causa della sua omosessualità o in protesta contro la Chiesa, ma perché aveva “problemi in famiglia”.
    L’Agenzia ANSA venne in possesso delle sue lettere e ne pubblicò alcune.
    “Chiedo scusa per essere venuto al mondo, per aver appestato l’aria che voi respirate col mio venefico respiro, per aver osato pensare e di agire da uomo, per non aver accettato una diversità che non sentivo, per aver considerato l’omosessualità una sessualità naturale, per essermi sentito uguale agli eterosessuali e secondo a nessuno, per aver ambito a diventare uno scrittore, per aver sognato, per aver riso.
    Non vedo l’ora di porre fine ai miei giorni; penseranno che sia pazzo perché ho deciso piazza s. Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo.
    Spero capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia”.
    RIFLETTIAMO

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