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Le ferite della Romagna

Di Annalisa Teggi
31 Luglio 2023
Ritorno nelle terre devastate dalla doppia alluvione dello scorso maggio. Dove i campi sono ancora sotto una spessa coltre di fango secco e ci vorranno anni soltanto per misurare il disastro. E dove l’unica certezza è che non si può aspettare lo Stato per ripartire
Vigna semisepolta dal fango secco dopo l’alluvione in Romagna
La vigna di Marco Gandolfi semisepolta dal fango secco dopo l’alluvione in Romagna (foto Annalisa Teggi)

«Adesso sono rimasti i cocci ed è sicuramente il momento più complicato», sintetizza Augusto Patrignani, presidente di Confcommercio cesenate. È una valutazione che ha una prospettiva più ampia del recinto regionale, aggiunge Patrignani: «Non possiamo permetterci di bloccare la Romagna che è una delle locomotive italiane, se si blocca questa locomotiva ne patiscono molti altri territori».
Fissando lo sguardo sull’ampia zona colpita lo scorso maggio da alluvione e dissesto idrogeologico, l’immagine dei cocci è calzante. È un mosaico spezzato di danni, persone all’opera, attese, sconcerto, ipotesi. Si può attraversare la Romagna seguendo le linee di frattura, senza la presunzione di offrire un ritratto compiuto di frammenti ricuciti. Ogni coccio è una storia complicata a sé e ha come punti di contatto con gli altri i lembi di una ferita aperta.
La fotografia dei romagnoli industriosi e perfino ironici fin dagli istanti successivi al disastro è autentica, ma ora è altrettanto fo...

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