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C’è un lavoro che va fatto per essere felici, e non è neanche retribuito

Di Giancarlo Cesana
20 Marzo 2023
La realtà è positiva oppure è contro di noi? La ragione ci costringe a rischiare sulla prima ipotesi e a impegnarci nella ricerca del senso del bene, quindi a lavorare per scoprirlo e comunicarlo
Operai al lavoro
Foto di sol per Unsplash

«A Brescia, tra gli imprenditori gira una storiella. Dice che mentre un tempo i colloqui per le assunzioni si concludevano con un “grazie, le faremo sapere” dell’azienda al candidato, ora finiscono con un “grazie, vi farò sapere” del candidato all’azienda». Questo è l’incipit di un editoriale di Antonio Polito nel Corriere della Sera del 7 febbraio scorso. Seguono i commenti sulle ragioni di quella che, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in Italia si manifesta come great resignation, volontaria rinuncia o dimissione dal lavoro – da noi, un milione e seicentomila persone nei primi nove mesi del 2022.
Il fenomeno sembra in crescita e interessa in particolare i giovani. Polito indica come possibili cause: le insufficienze formative della scuola, incapace di interagire efficacemente con la società; una diversa concezione del lavoro, della sua qualità e del suo valore rispetto a un progetto di vita soddisfacente; la bassa remunerazione, la rigidità e il sovraccarico orario. ...

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