L’attacco alla casa è un attacco alla famiglia
Il 22 novembre si è tenuto, a Milano, un convegno intitolato “La casa, un valore che deve resistere”, organizzato da Assoedilizia (che associa i proprietari di casa) e Nonni 2.0. Sembrerebbe strano che un’associazione di nonni si occupi delle tematiche relative alla casa, ma così non è per i motivi che l’associazione stessa ha illustrato durante l’interessante convegno, rifacendosi, senza timidezze, ad alcuni riferimenti della dottrina sociale della Chiesa.
Infatti, il punto 2402 del catechismo della Chiesa cattolica afferma che Dio ha affidato la terra a tutti gli uomini e che, poi, essa è stata suddivisa tra di loro «perché sia garantita la sicurezza della loro vita, esposta alla precarietà e minacciata dalla violenza. L’appropriazione dei beni è legittima al fine di garantire la libertà e la dignità delle persone, di aiutare ciascuno a soddisfare i propri bisogni fondamentali e i bisogni di coloro di cui ha la responsabilità. Tale appropriazione deve consentire che si manifesti una naturale solidarietà tra gli uomini».
Il luogo dell’ospitalità
La proprietà privata, quindi, non solo è legittima, ma appare necessaria per permettere ad ogni essere umano e ad ogni agglomerato umano (in primis la famiglia) il raggiungimento della propria maturità umana e spirituale. La poderosa esortazione apostolica Familiaris Consortio di san Giovanni Paolo II (1981) riferisce tale principio generale al problema della casa, quando afferma che «è da rilevare l’importanza sempre più grande che nella nostra società assume l’ospitalità, in tutte le sue forme, dall’aprire la porta della propria casa e ancor più del proprio cuore alle richieste dei fratelli, all’impegno concreto di assicurare ad ogni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la fa crescere». Nello stesso documento viene proposta “la carta dei diritti della famiglia”, tra i quali viene inserito «il diritto all’abitazione adatta a condurre convenientemente la vita familiare». La famiglia, quindi, ha il diritto di avere una casa, preferibilmente in proprietà, come frutto del proprio lavoro (e non di anarchiche occupazioni).
Il valore della proprietà
In questo contesto, allora, il tema della casa viene purificato da un’immagine egoistica di appropriazione. Alla casa in proprietà viene affidato il compito di essere luogo e strumento per il compimento della propria crescita umana; luogo e strumento del proprio radicamento e della possibilità per ogni persona ed ogni famiglia di essere riferimento per una pacifica e costruttiva convivenza sociale; strumento per aiutare la nascita e la crescita di feconde alleanze tra generazioni diverse.
Ogni casa, in questa direzione, diventa il primo mattone di quel “villaggio” che molti, spesso retoricamente, invocano come luogo di una sana educazione e di una equilibrata crescita sociale. Insomma, la casa costituisce un valore importante per ogni società, per ogni persona e per ogni famiglia. Un valore che premia il lavoro di ogni persona, un valore che segnala i diritti e i doveri di ogni famiglia, un valore che aiuta ognuno ad uscire dalla precarietà della propria esistenza, un valore che permette ad ogni famiglia di vivere l’esperienza della libertà, come sottolineava spesso il grande Chesterton. È evidente che, per tutto questo, non basta il bene casa, in quanto occorre l’appartenenza ad un’esperienza di verità ben più grande: la casa, però, può essere uno strumento fondamentale che aiuta il percorso positivo di ogni persona e di ogni famiglia.
L’ideologia verde
Se tutto questo è vero, non possiamo non essere gravemente preoccupati per le direttive emanante nella primavera scorsa dall’Unione Europea, la quale, in nome di una assurda e irrealistica ideologia “verde”, vorrebbe imporre ad ogni proprietario di casa costi pesantissimi, impossibili soprattutto per i piccoli proprietari, quelli che hanno acquistato una casa non per speculazione ma per abitarvi con la propria famiglia. Costi volti ad un efficientamento energetico che sarebbero, comunque, sproporzionati rispetto ai reali benefici ottenuti.
Queste direttive, probabilmente anche al di là delle intenzioni, costituiscono, di fatto, una grave attacco al bene costituito dalla casa, che si traduce, concretamente, in un ulteriore grave attacco alla famiglia, la quale viene perseguitata anche sotto tanti altri aspetti di ordine antropologico, fiscale, culturale e ideologico. Il piccolo proprietario di casa, quello a noi caro perché ci è cara la famiglia, verrebbe costretto ad ulteriori sacrifici economici per lo più insopportabili, in mancanza dei quali la casa perderebbe irrimediabilmente di valore e, in molti casi, costringerebbe il proprietario a vendere, affidandosi alle locazioni di case che diverrebbero di proprietà esclusiva delle grandi (immense) finanziarie.
Sostegno a figli e nipoti
Questi sono i motivi per i quali i nonni sono molto preoccupati e sono disposti a contribuire a partecipare ad una reale resistenza che fermi l’avanzare di un’ideologia che, ripeto, ancora una volta finisce con il colpire la famiglia.
L’intera società dovrebbe dire basta a ideologie che non tengono conto della realtà e della storia. I nonni (e gli anziani in genere) sono molto interessati a tutto ciò, anche perché molti di loro hanno lavorato sodo per tutta una vita per assicurare, a sostegno della famiglia, la casa a figli e nipoti. Tutto questo lavoro andrà in fumo? E con esso andrà in fumo la solidità dell’istituto famigliare?
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