Lambert, vescovo di Reims: «Non fatelo morire di fame e di sete»

Di Leone Grotti
13 Maggio 2019
L'appello di monsignor Eric de Moulins-Beaufort su Vincent Lambert: «È impossibile non essere sbalorditi dalla decisione di togliergli alimentazione e idratazione solo perché le cure hanno un costo e si giudica la sua vita inutile»
epa04277641 A photograph made available on 24 June 2014 showing tetraplegic Vincent Lambert (R) and his mother, (not named) at the hospital, in Reims, France on 25 July 2013. France's top administrative court, The Conseil dEtat, ruled on 24 June 2014 that doctors should switch off the machines prolonging the life of Vincent Lambert, the 39-year-old fireman who was left in a vegetative state by a motorcycle accident five years ago. EPA/PHOTOPQR/L'UNION DE REIMS FRANCE OUT

Il compito della società è di non «lasciare che uno dei suoi membri muoia di fame e di sete, facendo di tutto allo stesso tempo per garantire cure adeguate fino alla fine». È quanto scrivono in un comunicato diffuso oggi a proposito di Vincent Lambert l’arcivescovo di Reims, monsignor Eric de Moulins-Beaufort, e il vescovo ausiliare monsignor Bruno Feillet.

Il paziente tetraplegico di 42 anni si trova da 11 anni in stato di minima coscienza all’ospedale Chu Sébastopol di Reims in seguito a un incidente. Lambert non è fin di vita, non è attaccato ad alcun macchinario e respira in modo autonomo. Dopo una lunghissima battaglia giudiziaria, il Consiglio di Stato ha convalidato l’interruzione di alimentazione e idratazione, richiesta dai medici dell’ospedale e autorizzata dal tribunale amminsitrativo di Chalons-en-Champagne. La richiesta di interrompere le cure, avanzata dalla moglie di Lambert, è avversata dai genitori, che chiedono invece di continuare a prendersi cura del figlio e di trasferirlo in una unità specializzata per pazienti gravemente disabili.

EUTANASIA PROGRAMMATA PER IL 20 MAGGIO

La Corte europea dei diritti dell’uomo, alla quale si sono appellati in ultima istanza i genitori, ha annunciato che si occuperà del caso, senza però ordinare ai medici di interrompere l’esecuzione di Lambert. Il Comitato Onu sui diritti delle persone con disabilità ha invece chiesto alla Francia di non far morire di fame e di sete l’uomo, in attesa di una valutazione del caso.

Nonostante questo il dottor Sachez dell’ospedale di Reims ha dichiarato venerdì che staccherà a Lambert idratazione e alimentazione nella settimana del 20 maggio, senza offrire indicazioni più precise e senza aspettare la valutazione dell’Onu. «Se questa decisione sarà messa in atto», hanno dichiarato gli avvocati dei genitori di Lambert, «Vincent morirà nel giro di pochi giorni, circondato probabilmente dalle forze dell’ordine in gran numero e il dottor Sanchez potrà consegnare a Viviane Lambert un figlio morto in occasione della festa della mamma del 26 maggio. I periti dei giudici hanno chiaramente affermato che non è ostinazione irragionevole [continuare a curare] Vincent Lambert. Si tratta infatti dell’eutanasia di una persona handicappata per la sola ragione che ha un handicap».

«LA SUA VITA NON È INUTILE»

Parlando del paziente, i vescovi di Reims hanno aggiunto: «Tutti i medici concordano nel dire che Lambert non è in fin di vita. È impossibile non essere sbalorditi dalla decisione di non trasferirlo in una unità specializzata per pazienti in stato di minima coscienza. Appartiene alla condizione dell’uomo e alla sua grandezza dover morire un giorno. Ed è bene ricordarselo in un momento in cui molti reclamano il diritto di morire nel momento e nel luogo prescelto, mentre i profeti del transumanesimo annunciano la fine della morte».

Rinunciare a curare una persona malata e farla morire di fame e di sete «solo perché le cure hanno un costo e perché si giudica inutile lasciare vivere una persona, sarebbe rovinare tutti gli sforzi della nostra civiltà. La grandezza dell’umanità consiste nel considerare come inalienabile e inviolabile la dignità dei suoi membri, soprattutto i più fragili. Le nostre società si sono organizzate perché le persone in stato vegetativo o di minima coscienza siano accompagnate fino alla fine in strutture ospedaliere con personale competente. Le loro famiglie e i loro amici hanno la vocazione di accompagnarli in una tale situazione. La fiducia reciproca tra queste persone è la base necessaria per un buon accompagnamento. Secondo l’esperienza di tanti, questo accompagnamento, anche se faticoso, contribuisce a renderli più umani. Il dovere della società è di aiutarli. Noi preghiamo ancora per tutte le persone coinvolte e invitiamo tutti a pregare affinché la nostra società francese non si avvii sulla strada dell’eutanasia. Rendiamo grazie a Dio per tutti coloro che quotidianamente si rendono testimoni della grandezza di tutto l’essere umano che conduce la sua vita fino alla fine».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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