
La sentenza della Consulta potrebbe slittare a gennaio
È attesa tra oggi, 3 dicembre e mercoledì 4, la decisione della Corte costituzionale sulla legittimità della legge elettorale “Porcellum”: tuttavia è possibile che la decisione possa slittare anche alla prima camera di consiglio, che i giudici della Consulta hanno già fissato oggi per il prossimo 14 gennaio. Già al termine delle 16 udienze previste per oggi, i giudici della Consulta si chiuderanno in camera di consiglio ma potrebbero decidere di dedicare maggiore tempo e attenzione all’esame della legge elettorale.
I PROMOTORI DEL RICORSO. L’attenzione si concentrerà in particolare sul premio di maggioranza previsto sia alla Camera che al Senato, e all’esclusione del voto di preferenza. Il relatore dei promotori del ricorso contro il Porcellum (il ricorso è stato fatto verso la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno), l’avvocato Carlo Felice Besostri, ha spiegato che in particolare va riesaminata la costituzionalità della norma che prevede il premio di maggioranza senza la fissazione di un quorum minimo prestabilito e che prevede anche l’abolizione di un sistema di preferenze nel voto, a causa delle liste elettorali bloccate dai partiti. Besostri ha quindi spiegato che se venisse accolto il ricorso, inoltre, «non ci sarebbe né un vuoto legislativo né la reviviscenza automatica del Mattarellum. Abolendo il premio di maggioranza non si creerebbe un vuoto legislativo perché la legge vigente diverrebbe una proporzionale con soglia di accesso, immediatamente applicabile. Le liste che superano le soglie di accesso si dividono i seggi».
«MANDRIE DA VOTO». Secondo l’avvocato Aldo Bozzi, un altro dei promotori del ricorso, che ha quindi preso la parola durante l’udienza pubblica, il Porcellum «lede il diritto di voto: con questa legge il diritto di scelta individuale dell’elettore è stato irragionevolmente soppresso». Durissime le parole usate dal terzo legale dei promotori del referendum, Claudio Trani, secondo cui la legge Calderoli «Si propone lo scopo di distruggere la Costituzione. Questa legge elettorale ci ha ridotto a mandrie da voto».
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