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La Russia vuole cancellare Memorial

Di Angelo Bonaguro
18 Novembre 2021
La Corte Suprema russa ha notificato all’organizzazione Memorial l’istanza di scioglimento per presunte ripetute violazioni della legislazione. In sintesi, Memorial – che oltre allo studio delle repressioni totalitarie si occupa anche dei diritti umani – avrebbe omesso di indicare su alcuni profili social la dicitura di «agente straniero», una sorta di etichetta con cui vengono […]

La Corte Suprema russa ha notificato all’organizzazione Memorial l’istanza di scioglimento per presunte ripetute violazioni della legislazione.

In sintesi, Memorial – che oltre allo studio delle repressioni totalitarie si occupa anche dei diritti umani – avrebbe omesso di indicare su alcuni profili social la dicitura di «agente straniero», una sorta di etichetta con cui vengono bollate dal 2012 molte ong che ricevono anche fondi dall’estero e per questo sospettate automaticamente di fare da «quinta colonna» di paesi stranieri. Per questa legge, piuttosto vaga e lasciata all’arbitrio interpretativo, l’organizzazione è già stata multata di centinaia di migliaia di rubli. Inoltre, sulla base di perizie psico-linguistiche, la si accusa di fiancheggiare dei gruppi riconosciuti come terroristici o estremisti, solo per aver difeso singoli detenuti senza peraltro approvarne l’operato.

Non far sparire la storia

Memorial oggi è una costellazione di 74 organismi, di cui 10 operanti al di fuori della Russia. Nacque ancora in epoca sovietica, alla fine degli anni ‘80, da un gruppetto di persone interessate al recupero della verità e della memoria storica per superare la lettura ideologica ufficiale.

Il salto di qualità si ebbe con l’arrivo di Arsenij Roginskij, ex detenuto e storico: «Se lo Stato mente in modo esplicito nei documenti ufficiali – osservò – bisognava ricercare la verità e metterla in salvo. L’importante era impedire alla storia di sparire. La sensazione che intere epoche scomparissero irreparabilmente, che se ne perdesse ogni traccia, per me era intollerabile».

Così nell’89, quando ormai tutto l’Est Europa si stava scuotendo di dosso il comunismo, venne costituita l’Associazione Memorial, pubblica e indipendente, prima nel suo genere in Unione Sovietica, e ne assunse la presidenza l’accademico Andrej Sacharov. Qualche anno dopo fu registrata come Memorial Internazionale.

I reduci dai lager

Nel 2013, ricevendo il premio Pax Christi International, Roginskij aveva spiegato che «è proprio la responsabilità civile per la propria storia, e non le grandi conquiste e le grandi catastrofi come tali, a rendere pienamente nazione, cioè società civile, un popolo».

Divenne sempre più evidente, infatti, che era impossibile parlare della storia delle repressioni comuniste senza toccare i problemi delle violazioni dei diritti umani perpetrate oggi. Per questo Memorial si è dedicata anche alla formazione della coscienza civica, al fine di superare gli stereotipi totalitari, e alla difesa dei diritti umani.

Già dall’inizio le autorità non videro di buon occhio il nascente sodalizio fra quei giovani e le persone più mature, molte delle quali reduci dai lager: sarebbe stato più comodo gestire un’associazione statale di ex-detenuti ai quali elargire qualche rublo in attesa che scomparissero assieme alle loro storie. Perciò il Partito cercò di ostacolare e screditare la neonata associazione.

Sproporzionata e iniqua

Anche nel corso degli ultimi anni si sono moltiplicati attacchi, pressioni e ingerenze nei confronti di singoli aderenti o responsabili dell’organizzazione. Oltre al calvario giudiziario a carico dello storico Jurij Dmitriev, colpevole fondamentalmente di aver scoperto le fosse comuni staliniane in Carelia, l’episodio più recente risale alla sera del 14 ottobre, quando nella sede moscovita di Memorial ha fatto irruzione un gruppo di giovani che hanno intimidito il pubblico durante la proiezione del film Gareth Jones, dedicato alla storia della carestia del 1932-33 in Urss. La polizia invece che fermare i disturbatori ha preteso informazioni sugli spettatori e sfruttato l’occasione per ispezionare gli uffici.

Numerose le prese di posizione in difesa dell’attività di Memorial, sia all’estero che in patria, sintomo della goccia che rischia di far traboccare il vaso, tanto più se forte preoccupazione è stata espressa anche dal Consiglio della Presidenza per lo sviluppo della società civile, organo consultivo ufficiale, che ha bollato come «sproporzionata e iniqua» la richiesta di scioglimento, che verrà dibattuta in tribunale il prossimo 25 novembre.

È possibile firmare una petizione a sostegno di Memorial, cliccando a questo link.

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