Le Marche vietano il latte di marca
Il Consiglio regionale delle Marche ha approvato la mozione presentata da Michele Altomeni di Rifondazione comunista in cui si chiede di «boicottare la Nestlé fino a quando non modificherà radicalmente i suoi comportamenti e non cesserà di adottare tecniche di marketing scorrette in tutto il mondo». Secondo i firmatari della mozione «il latte in polvere della Nestlé causa la morte di un milione e mezzo di bambini ogni anno». La multinazionale ha ribattuto che tali informazioni sono «assolutamente infondate».
Troppo poco Tutto giusto, ma perché limitarsi al latte della Nestlé? Ecco un pronto elenco di altri prodotti boicottabili: l’acqua minerale alle feste dell’Unità (causa ruttini ed emissioni di Co2), lo yacht di D’Alema (inquina i mari), la carta dell’Espresso (causa il disboscamento dell’Amazzonia), gli editoriali di Scalfari (provocano sonnolenze mortifere), le apparizioni tv di Fassino in fascia non protetta (terrorizzano i più piccini), le parole di Prodi (fanno allungare il naso), le foto della Bindi (fanno ritirare il piso).
Ebrei e musulmani recitano insieme la Memoria
Il “Teatro delle Verità” della Fondazione Beresheet LaShalom è in Italia fino al 28 gennaio. Ospite della Provincia di Milano e di alcuni comuni della Brianza. Diretto da Angelica Calò Livné persegue «l’incontro tra ragazzi educati ad affrontare la guerra» e «crede nella differenza come fonte di ricchezza e nella presa di posizione come parte integrante della vita». Nel Giorno della Memoria presenta Anne in the Sky, tratto dal Diario di Anna Frank, e sarà in scena anche venerdì 26, a Milano, Teatro Dal Verme .
In trincea L’attore più giovane ha otto anni. Il più vecchio ne ha ventitré. Uno è l’ebreo Or, l’altro è il musulmano Ammed Slayeh. Con loro un’altra dozzina di giovani completano la compagnia teatrante. La sfida di Angelica Edna Calò Livné, che risiede in uno degli ultimi kibutz israeliani di forte matrice socialista e pacifista, continua. Un po’ come continua quella di Massimo D’Alema. Naturalmente c’è modo e modo di essere gettonati da pacifisti da parte degli Hezbollah. Di là ti stringono la mano, di qua ti parlano in katiuscia.
Diabolik, il ladro buonista
Diabolik, il re del terrore, un vero bastardo dentro, ha iniziato l’anno all’insegna dei buoni sentimenti. Nell’albo numero 1 del 2007, infatti, il noto ladro protagonista dell’omonimo fumetto e la sua compagna Eva Kant si mettono al servizio di Saverio, uno scrittore gay di successo al quale è stato ucciso il compagno Davide, e che ora si sente in colpa, anche per non aver fatto in tempo a dichiarare pubblicamente la relazione. Perché, come si sa, «questo tipo di amore non viene accettato».
Verginello Ci voleva proprio, uno strappo di Diabolik. Quanti ne vediamo, tutti i giorni, di scrittori, cantanti, intellettuali discriminati solo perché gay come Saverio? In questo episodio sacrosanto Diabolik sfida la “Società dei Probi” una setta di ottusoni violenti che «sono contro l’aborto, le unioni di fatto, la procreazione assistita. Ovviamente contro l’omosessualità». Insomma, la morale sarebbe più o meno, si parva licet, che il terribile Ruini o chi per lui, anziché alla Società dei Probi, dovrebbe iscriversi alla società dei Prodi. Perfetto. Solo una cosa: a Diabbò, ma proprio non riesci a trovarlo, un lavoro?
La Budapest di Portofranco
“Da Budapest 1956 ad oggi: tra ideologia e libertà”. È il titolo dell’incontro che si svolge oggi, giovedì 25 gennaio, al Teatro Carcano di Milano (ore 16) al quale partecipano Ferenc Ungar, tra i protagonisti della rivolta ungherese e console onorario in Toscana; Ugo Finetti, direttore della rivista Critica Sociale; e Sandro Chierici, curatore della mostra “Budapest 1956. Una battaglia per la libertà”, allestita in piazza dei Mercanti a Milano (1-18 febbraio) con immagini d’epoca scattate dal fotografo Erich Lessing.
Libertaria Entrambi gli eventi sono realizzati dal Centro di Aiuto allo Studio Portofranco. Associazione che dopo la mostra sulla Rosa Bianca, visitata lo scorso anno da oltre ventimila studenti milanesi, vuole oggi ricordare le vittime dei totalitarismi secondo lo spirito con cui Benedetto XVI invita «tutti gli Europei a costruire un futuro libero da ogni oppressione e condizionamento ideologico».
L’aperturismo di Martini sull’eutanasia
Il cardinale Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano, in un articolo a sua firma apparso domenica 21 gennaio sul Sole 24 Ore (“Io, Welby e la morte”) ha invitato la Chiesa a prestare più «attenzione pastorale» a casi come quello di Piergiorgio Welby. Secondo Martini bisogna tenere conto della «volontà del malato» soprattutto in vicende come quella del copresidente dell’associazione Coscioni. Secondo Martini quello di Welby era un caso di accanimento terapeutico e non di eutanasia.
Gratis Martini sbaglia, il suo ragionamento è viziato sin dalle premesse: su Welby non c’è mai stato accanimento terapeutico. A certificarlo è stato il 20 dicembre 2006 il Consiglio superiore di Sanità, che ha inviato queste conclusioni al ministro della Salute Livia Turco: «Non c’è imminente pericolo di morte»; «Situazione clinica devastata ma relativamente stabile»; «è preciso dovere professionale e morale del medico “prendersi cura” del paziente in ogni circostanza». Lo stesso giorno a Welby è stata staccata la spina.
La sussidiarietà nella scuola
Presentato a Roma Sussidiarietà ed educazione, volume inaugurale della collana “Sussidiarietà e.” della Fondazione per la Sussidiarietà, serie di ricerche condotte annualmente con lo scopo di indagare il livello di applicazione del principio di sussidiarietà nei diversi settori della vita pubblica e a individuare forme di applicazione del principio stesso che possano contribuire a miglioramenti significativi del funzionamento del sistema sociale e della qualità dei servizi erogati.
Desiderabile Tra i dati più clamorosi dell’indagine: il 61 per cento degli italiani considera l’educazione la prima emergenza nazionale, il 55 per cento ritiene che il primo elemento di una scuola di qualità stia nella capacità degli insegnanti, l’89 che la crescita della personalità avvenga assai meglio seguendo un “maestro” che per evoluzione spontanea. Oltre metà degli intervistati (56 per cento) auspica una gestione mista stato/privati del sistema scolastico, e un plebiscito (95 per cento) saluta favorevolmente l’introduzione della formazione professionale nel sistema scolastico.