Tra crisi e tasse (tante tasse) la ricchezza degli italiani è diminuita del 10 per cento

Di Redazione
27 Dicembre 2013
In sei anni, le famiglie italiane hanno perso un decimo dei loro beni e risparmi. E nel 2014 le imposte saliranno ancora: si chiama patrimonialina

L’economia italiano stenta a ripartire. I dati preoccupanti non riguardano soltanto il tasso di crescita del Pil ma anche la ricchezza delle famiglie italiane. Secondo le stime della Banca d’Italia, riprese oggi dal Corriere della Sera, fra il 2007 e i primi mesi del 2013, il patrimonio dei privati in Italia è calato del 10 per cento.

TASSE SUI RENDIMENTI. Il quotidiano di via Solferino riferisce della «tendenza preoccupante» dell’erosione del tesoretto degli italiani, che in sei anni di crisi economica hanno perduto poco meno di cento miliardi di euro. Inoltre «la mancanza di crescita e la necessità di far quadrare i conti pubblici aprono un altro fronte di assedio alle tesoretto delle famiglie», avverte il Corriere della Sera, «quello fiscale», ovvero le nuove normative previste per le rendite finanziarie. «Nei giorni scorsi è stata annunciata una patrimonialina più salata sugli investimenti, pari al 2 per mille a partire dal 2014».  Anche se «per il momento sono stati accantonati due progetti di ulteriore inasprimento tributario sui risparmi: la crescita al 22 per cento dell’aliquota su capital gain (i guadagni in conto capitale) e cedole e l’allargamento della Tobin tax», secondo i calcoli del Corriere, le tasse sui rendimenti lordi nel 2014 «dovrebbero crescere dal 29 al 30 per cento».

IN CIMA ALLA CLASSIFICA. «Il tesoretto nazionale sotto assedio, pari oggi a 8.500 miliardi di euro tra immobili e attività finanziarie», prosegue il Corriere della Sera,«lascia sempre gli italiani nella classifica internazionale de più benestanti». Secondo la Banca d’Italia, infatti, nonostante il calo degli ultimi anni, le famiglie italiane mostrano nel confronto internazionale un’elevata ricchezza netta, pari nel 2011 a 7,9 volte il reddito lordo disponibile. Un rapporto che è comparabile con quelli di Francia, Regno Unito e Giappone e addirittura superiore a quelli di Stati Uniti, Germania e Canada. Relativamente basso risulta anche il livello di indebitamento (82 per cento del reddito disponibile), nonostante i significativi incrementi degli ultimi anni.

 

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