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«La provvidenza di Dio ha reso possibile il vertice tra Kim e Trump»

Alla Messa per la riconciliazione della Corea, l'arcivescovo Soo-jung ha detto: «Sappiamo che il summit non risolverà tutto. Preghiamo per la pace e i martiri della Corea del Nord»

Andrea Yeom Soo-jung
21/06/2018 - 2:00
Chiesa
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Pubblichiamo la traduzione che l’Osservatore Romano ha realizzato dell’omelia di Andrea Yeom Soo-jung. L’arcivescovo di Seul e amministratore apostolico di Pyongyang ha presieduto nella cattedrale di Myeongdong a Seul una “Messa per la pace e la riconciliazione” della Corea martedì 12 giugno, dopo lo “storico” vertice a Singapore tra il dittatore nordcoreano Kim Jong-un e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Anche questa sera celebriamo la santa messa per la riconciliazione del nostro popolo diviso tra il sud e il nord. I fedeli della nostra diocesi, negli ultimi 23 anni, non hanno mai mancato di riunirsi in questa cattedrale di Myeong-dong per celebrare questa santa messa regolarmente alle 7 ogni martedì sera. Soprattutto negli ultimi anni abbiamo celebrato anche con l’ulteriore intenzione di custodire nel nostro cuore e pregare per quelle 57 parrocchie che erano attive nel nord prima che il paese fosse diviso. Questa sera celebriamo questa messa più che mai fervidamente.

Questo perché, come ben sapete, i vertici degli Stati Uniti d’America e della Corea del Nord si sono incontrati oggi a Singapore per discutere dei mezzi per eliminare quanto prima le armi nucleari nella nostra penisola coreana allo scopo di realizzare la pace sostenibile in questa terra. I due paesi, gli Stati Uniti e la Corea del Nord, che sono rimasti ostili quasi 70 anni dal tempo della guerra coreana scoppiata con l’aggressione nordcoreana in cui gli Stati Uniti erano intervenuti per aiutarci, finalmente per la prima volta hanno avuto un incontro. Quindi, vorrei anzitutto dire che questo vertice di per sé non può non essere molto significativo.

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Io credo che questo vertice storico si deve a Dio che l’ha reso possibile per la sua provvidenza, ricordando sempre le nostre ardenti preghiere per la riconciliazione e la pace della nostra nazione. Ringrazio Dio con tutto il cuore. Ringrazio di cuore anche santa Maria Immacolata che ha interceduto presso Dio per la riconciliazione e la pace della nostra nazione. E ringrazio sinceramente Papa Francesco che prega sempre per il nostro popolo coreano. Ringrazio tutti i fedeli che si uniscono al Papa nella preghiera per noi in molti paesi del mondo. Ringrazio tutte le autorità della Corea del Sud e del Nord e degli Stati Uniti che hanno compiuto enormi sforzi per realizzare questo storico vertice. Ringrazio anche tutto il nostro popolo che si è unito a noi per pregare la pace e l’unità della penisola coreana.

Inoltre, mi auguro che Dio benedica e guidi tutti coloro che saranno impegnati nell’attuazione adeguata dell’accordo di questo vertice. Attraverso tale attuazione, questo vertice, oltre a essere simbolicamente definito come “storico”’, dovrebbe portare a un reale progresso, tale da eliminare le armi nucleari dalla Corea del Nord e assicurare la pace sostenibile nella penisola coreana. Altrimenti, questo vertice, per quanto sia storico, finirà di nuovo come un’altra mera celebrazione delle parole e non farà altro che far sentire enormemente frustrati sia il popolo coreano che tutti i popoli di buona volontà del villaggio globale. Approfondendo quindi l’abisso della diffidenza e rendendo ancora più difficile la realizzazione della vera pace in futuro.

La ragione per cui tutto il popolo di buona volontà del mondo guarda a questo vertice con grande interesse è perché, non solo per il popolo coreano ma anche per tutti i popoli dell’Asia e del mondo, è necessario liberare la penisola coreana dal bondage dell’armamento nucleare al fine di costruire lì la pace permanente. Sì. «La corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri». (Gaudium et spes, 81) Non è possibile realizzare la vera pace, danneggiando i poveri.

In questo momento mi auguro sinceramente che l’accordo di questo vertice possa attuarsi nella giusta direzione con il superamento sia dell’interesse personale e politico sia dell’interesse nazionale esclusivo delle due parti, quindi al fine di realizzare prima di tutto il bene comune di tutti i popoli, non solo della penisola coreana ma anche dell’Asia e del villaggio globale, contribuendo così alla promozione della pace della penisola coreana e del mondo.

Io, specialmente come amministratore apostolico di P’yŏng-yang, penso ai nostri fedeli e al nostro popolo che di nascosto anelano così tanto a Dio, avendo «sete di Dio, del Dio vivente» (Salmi 42, 3) in quella terra di martirio del Nord. Mi auguro che questo accordo acceleri quanto prima la venuta di quel giorno in cui tutti potranno vivere una vita più umana, professando liberamente la fede in Dio. Come noi tutti ben sappiamo, è quasi impossibile aspettarsi che questo vertice risolva il problema una volta per tutte come desideriamo. Solo il primo colpo di vanga è dato grazie alla grazia di Dio per costruire la giusta strada della pace nella Penisola coreana. È fuori di dubbio che ci si presenteranno molteplici ostacoli da superare per proseguire il dialogo. Qualsiasi ostacolo che ci si presenterà, dovremo superarlo risolutamente, come ci dice il nostro Signore: «Coraggio, sono io, non abbiate paura» (Matteo 14, 27). Allora, come sempre sottolinea Papa Francesco, dobbiamo fermamente credere noi stessi che «il dialogo è la strada della pace» (saluto ai partecipanti al terzo Summit of Christian and Muslim Leaders, 3 dicembre 2013) e fare della nostra parte per renderlo possibile. Non si potrà mai realizzarlo solo attraverso la capacità di alcuni leader.

Come il Signore ci parla nel Vangelo di oggi (Matteo 5, 13-16) ciascuno di noi deve portare la «luce in questa terra» del Sud e del Nord, la luce della pace in questa terra, praticando l’amore e lavorando per la giustizia. Come il sale dà proprio sapore e come la luce che illumina tutti i vicini nei nostri ambiti della vita così che tutte le persone di questa terra vedano le nostre opere buone e rendano gloria al Padre nostro che è nei cieli.

Concludendo le mie riflessioni vorrei esprimere di nuovo le mie sincere gratitudini a Papa Francesco. Il 29 aprile scorso, appena due giorni dopo il vertice inter-coreano egli disse, recitando l’Angelus insieme ai fedeli in piazza San Pietro: «Accompagno con la preghiera l’esito positivo del summit inter-coreano di venerdì scorso». E proprio l’altro ieri di nuovo alla recita dell’Angelus, ha detto: «Desidero nuovamente far giungere all’amato popolo coreano un particolare pensiero nell’amicizia e nella preghiera. I colloqui che avranno luogo nei prossimi giorni a Singapore possano contribuire allo sviluppo di un percorso positivo, che assicuri un futuro di pace per la penisola coreana e per il mondo intero. Per questo preghiamo il Signore. Tutti insieme preghiamo la Madonna, Regina della Corea, che accompagni questi colloqui».

Per la stessa intenzione di Papa Francesco diciamo insieme l’Ave Maria e la preghiera a nostra Signora per la pace: «Santa Maria immacolata, patrona della nostra diocesi, ti ringraziamo per averci sempre guidato nel cammino dell’evangelizzazione. Tu che sei una luce di speranza e di consolazione per il nostro popolo diviso tra il sud e il nord, guarda i tuoi figli che soffrono l’ingiustizia e l’oppressione. Concedi a noi per il tuo Figlio, Gesù Cristo, saggezza e fortezza affinché, come i suoi fedeli discepoli, possiamo essere instancabili costruttori di riconciliazione, unità e pace. Amen. Maria regina della pace, prega per noi. Maria regina della pace, prega per la pace nella penisola coreana».

Foto Ansa

Tags: corea del nordcorea del sudCristiani PerseguitatiPapa FrancescoStati Uniti
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