La persecuzione politica senza fine di Jimmy Lai

Di Leone Grotti
13 Dicembre 2022
L'imprenditore di Hong Kong è stato condannato ad altri cinque anni e nove mesi di carcere per aver "violato" un contratto di affitto. Il tycoon che si batte per la democrazia rischia ancora l'ergastolo
Jimmy Lai viene riportato in carcere dopo un'udienza di tribunale nel 2021

Cinque anni e nove mesi di carcere per aver violato un contratto di affitto. È l’incredibile sentenza comminata sabato dalla Corte distrettuale di Hong Kong a Jimmy Lai, riconosciuto colpevole di frode. Il tycoon, che ha appena compiuto 75 anni in carcere, tra i leader della lotta pro-democrazia, avrebbe subaffittato i locali utilizzati dal giornale Apple Daily, costretto a chiudere dalle autorità comuniste, alla compagnia privata Dico Consultants Ltd senza informare il proprietario degli uffici.

«Questa è persecuzione politica»

La condanna di Lai è ridicola, al pari delle precedenti. L’imprenditore infatti si trova in carcere a Hong Kong dal dicembre 2020 ed è stato condannato in quattro diversi processi a un totale di oltre otto anni di carcere. «È una farsa, una distorsione del sistema legale della città, è evidente che si tratta di persecuzione politica», aveva dichiarato il mese scorso a Tempi il figlio del tycoon, Sebastien Lai.

Il 28enne, che vive a Taipei, lo ha ribadito in un comunicato stampa fatto pervenire a Tempi dopo l’ultima condanna:

«Mio padre ha già passato due anni in carcere per aver difeso i diritti umani, la libertà di espressione e di associazione a Hong Kong. Ora lo hanno condannato per aver violato un contratto di affitto, mentre è ancora in attesa dell’inizio del processo per la possibile violazione della Legge sulla sicurezza nazionale nel quale potrebbe essere condannato all’ergastolo. Mio padre è un cittadino britannico che non ha fatto nulla di male. Chiedo al governo britannico di prendere misure urgenti per proteggere mio padre e assicurare il suo rilascio».

Il calvario di Jimmy Lai a Hong Kong

Come spiega il figlio, la persecuzione politica di Jimmy Lai è ancora lontana dall’essere conclusa. Oltre a un’accusa di sedizione, l’imprenditore dovrà rispondere di aver «cospirato con forze straniere» per danneggiare Hong Kong. Sei ex dirigenti dell’Apple Daily, solo per ottenere uno sconto di pena, si sono già dichiarati «colpevoli» dell’accusa, mentre Lai si è sempre detto innocente.

Il processo per violazione della draconiana legge sulla sicurezza nazionale, che in due anni e mezzo di applicazione per volere di Pechino ha portato all’azzeramento della società civile di Hong Kong, doveva iniziare l’1 dicembre, ma è stato rinviato a oggi. Jimmy Lai infatti ha scelto come avvocato il cittadino britannico Owen KC e il governo dell’isola ha fatto ricorso per opporsi. I giudici hanno autorizzato la nomina e di conseguenza il governo si è appellato al comitato permanente del Parlamento cinese affinché decida se un cittadino straniero può difendere Lai in un caso che riguarda la sicurezza nazionale.

La risposta doveva arrivare entro oggi, ma a Pechino non si è ancora mosso nulla. Ecco perché il processo è stato ulteriormente rinviato. La persecuzione politica di Lai da parte del regime comunista continua.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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