
La parola che taglia
Una parrocchia in un piccolo paese della Brianza. Si parla di “The Passion”. Il film non lascia tiepidi: o è un sì, o è un no. In larga parte è un sì, magari turbato, teso, ma un sì. Lo scandalo, fra chi rifiuta il lavoro di Gibson, è la violenza. Singolarmente, in sala sono solo uomini quelli che insorgono: ma c’era proprio bisogno di insistere così su certe immagini? C’era proprio bisogno di mostrare quelle infinite nerbate? (Le donne invece, teoricamente più impressionabili, non s’accodano a questa obiezione). Replico: poniamo che quel giorno sia andata effettivamente così, e stando ai Vangeli non pare sia andata molto meglio. Lei cosa avrebbe fatto, avrebbe detto, è troppo, e se ne sarebbe tornato a casa? Mostrare queste atrocità in un film è violenza gratuita, ribatte un altro. Violenza gratuita anche la visione della Passione di Cristo di Anna Caterina Emmerick, mistica ottocentesca in attesa di beatificazione, cui Gibson si è ispirato letteralmente, la cui descrizione del massacro del Venerdì Santo è anche più cruda e straziante? Sarebbero bastati dieci minuti di flagellazione, ribadisce il primo, inutile insistere tanto. Già, inutile e sgradevole, e alquanto disturbante anche perché non si capisce più il perché di tanta sofferenza, dal momento che ci si è dimenticati qualera la immensa posta in gioco. Ha detto padre Di Noia, della Congregazione per la Dottrina della Fede, in un’intervista: «Se questo era il rimedio, quanto grande era il male?». Poca roba, se per qualcuno a Cristo bastavano dieci minuti. Ma altri in questa parrocchia, e molto più numerosi, hanno avuto il cuore colmato dalla Passione. Una signora di una certa età: «Io tornerò a vederlo, e pregando, perché dopo tante Vie Crucis della mia vita, per me è stata la Via Crucis in carne e ossa». Un uomo: «Io ho capito quanto devo a Gesù Cristo». «Ma abbiamo bisogno che ce lo dica un film?», replica un altro. E chi lo sa. Chi ha bisogno di un film, chi di un prete, di un amico – chi, beato lui, sa già tutto. Come il vecchio signore che il film non l’ha visto e non lo vedrà, «violento com’è», perché «non vede mai uno spettacolo che non sia visibile anche da un bambino». Che dire? Guardi i cartoni, spenga quando c’è il tg, e auguri. Ma che diffusa voglia serpeggia, fra noi cristiani, di stare tranquilli, di non essere in alcun modo disturbati e meno che meno turbati. Come se non ci fosse alcun dramma, né il destino fosse un mistero. «Ragazzi, ricordiamoci che la parola di Dio taglia» conclude l’incontro il giovane parroco, un tipo battagliero, grazie a Dio ce n’è ancora. Già, taglia, divide, lacera. Non è buonista Cristo, e non è, il Vangelo, la fiaba della buonanotte.
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