Breve cronistoria di una manifestazione che, giunta alla sua quarta edizione, ogni anno supera le nostre aspettative. Tra incontri in cui si «parla seriamente» di tutto e frizzi in cui (turisti tedeschi inclusi) si ride allegramente di tutti
Un momento dell’incontro “Dalla cancel culture al 'metodo Trump'. È finito il politicamente corretto?” con Tommaso Cerno, Mattia Ferraresi e Federico Palmaroli (Osho), Caorle, 14 giugno 2025 (foto Nicola Marchesin - Nuove Tecniche Coop.)
Noi, quest’anno, non sapevamo cosa aspettarci da Caorle. Uno dice: Caorle. Ma dov’è Caorle? Quattro anni fa lo scoprimmo grazie a Luca Antelmo, il vicesindaco, amico di Amicone (perdonate l’orrendo calembour) che ci propose di organizzare a Caorle, in mezzo ai suoi calli, campielli e case colorate, sotto il suo campanile millenario e in riva al mare, tra le piazze di questa Venezia in miniatura (ah, ecco dov’è Caorle), il primo festival “Chiamare le cose con il loro nome” e di assegnare il Premio giornalistico Luigi Amicone.
Anno I - 2022
Noi, il primo anno, non sapevamo cosa aspettarci da Caorle. Poi ci venne l’idea di raccogliere in un libro alcuni articoli dell’anarcoresurrezionalista e di farlo presentare da Giuliano Ferrara, Gian Micalessin e Davide Prosperi, tutti amici di Amicone (ibidem). Di discutere di politica con la presidente della Regione di Madrid Isabel Díaz Ayuso e di follie gender e di razionalità cristiana con i due premiati di quell’anno, Monica Ricci Sargentini e M...