La preghiera del mattino
La nichilistica irrazionalità di chi brucia il Corano e di chi odia gli ebrei
Su Affari italiani Giuseppe Vatinno scrive: «Dunque non ci soffermiamo più di tanto nelle contumelie che le ghiandole velenifere del giornalista hanno abbondantemente lanciato nei confronti del Cavaliere, le accenniamo appena. Alcune sono così luride da non potersi riprodurre in fascia protetta e così ci accontentiamo di quelle riportabili. “Lutto nazionale? C’è di peggio, sette giorni di lutto parlamentare! Impazzimento collettivo!”. “Una giornata imbarazzante di beatificazione che ha tralasciato la realtà”. “Il porco è diventato bello” (sic)».
Come può venire in mente a un individuo di media intelligenza d’insultare un morto? Anche uno che fa di mestiere lo squadrista mediatico, dovrebbe sapere che andare contro il minimo senso di umanità delle persone comuni è controproducente. Certi atti e parole in realtà hanno un’unica spiegazione: il diffondersi di un irrefrenabile nichilismo irrazionale nelle nostre società occidentali.
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Sul Sussidiario Massimo Introvigne dice: «Bruciare il Corano non è una forma di libertà di espressione. A mio avviso è una provocazione inutile e non particolarmente brillante. Certamente se qualcuno farà degli attentati e ucciderà delle persone saremo tutti in prima fila a condannarlo. Tuttavia non vedo che valore possa avere mettere una fetta di carne di maiale nel Corano, come pare sia stato fatto, e dare fuoco al libro sacro dei musulmani. Non ci vedo nulla che configuri un diritto di critica, mi sembra semplicemente quello che anche in Italia sarebbe illecito, come violazione del sentimento religioso».
La microrazionalità di un gesto come quello di bruciare un Corano trova una spiegazione nell’influenza russa su svedesi di estrema destra (nel caso specifico un iracheno) che vengono spinti a compiere atti che rendano più complicata l’approvazione di Ankara all’adesione della Svezia alla Nato. Questa era la logica dietro l’avvenimento che stiamo commentando: poi c’è però la concreta psicologia del fanatico che materialmente brucia il libro sacro dei musulmani e questa non è determinata da consapevolezza politica o solo da “corruzione russa”, bensì anche da una nichilistica irrazionalità.
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Su Tgcom 24 si scrive: «Ad appena dieci giorni dall’insediamento, il governo Orpo in Finlandia deve già affrontare un primo scossone. Il ministro dell’Economia Vilhem Junnila ha rassegnato le dimissioni dopo le polemiche per alcune dichiarazioni ritenute filonaziste. Lo riportano i media locali. Junnila – membro del Finns Party, partito di estrema destra – aveva superato in Aula il voto di sfiducia voluto dall’opposizione ma ciò non è bastato».
Non è ammissibile che un politico occidentale in qualsiasi modo scherzi con la più grande infamia che ha segnato il Novecento: il nazismo. Però – e questo vale per i tanti che da una parte o dall’altra anche dell’Europa giocano con le “svastiche” – è importante riflettere come al momento non si sia tanto di fronte a tendenze organicamente politiche, quanto a manifestazioni di irrazionalità nichilistica. Insomma il pericolo non è (ancora) che si affermi un nuovo Adolf Hitler (ci vuole una devastante guerra per determinare fenomeni politici della portata del nazionalsocialismo storico) bensì che si generi un qualche Gavrilo Princip, un qualche terrorista del tipo dell’antico serbo che assassinando l’arciduca Francesco Ferdinando aprì la strada alla Prima guerra mondiale.
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Su Huffington Post Italia Pierluigi Battista scrive: «Per pigrizia, conformismo e ignoranza o più probabilmente per un misto dei tre, sui giornali è quasi passato sotto silenzio lo sfregio con cui i rivoltosi delle banlieue hanno voluto profanare il memoriale dei Martiri della deportazione. Hanno scritto “Facciamo una Shoah” sul monumento che ricorda la vergogna degli oltre duecentomila ebrei deportati dal governo collaborazionista di Vichy nella “strana disfatta” subita dai francesi mentre trionfavano gli invasori nazisti. Un fatto marginale, qualcosa di così piccolo che non può non sfuggire alle declamazioni dei sociologi, degli “analisti” (esiste forse un’associazione di quella bizzarra categoria di mestieranti chiamati “analisti”?), che non sono in grado di vedere e di valutare un fatto così grave e così carico di significati simbolici».
Fa bene Battista a ricordare come una delle centrali che a ciclo continuo produce odio verso gli ebrei è il fondamentalismo islamico (iraniano, dell’Isis, di Al Qaeda, dei Fratelli musulmani). Il fondamentalismo islamico è un fenomeno riesploso tra Iran, Medio oriente, Africa, man mano che è entrato in crisi (la sua prima rilevante manifestazione è il regime khomeinista di fine anni Settanta) l’ordine definito dalla conferenza di Yalta, ordine che peraltro non sarà ricostruito dopo la fine dell’Unione Sovietica. Il fondamentalismo e l’antigiudaismo dei giovani di origine araba in Francia è invece anche frutto di quell’irrazionalismo nichilistico di cui si è scritto e che trova una potente fonte di alimentazione nell’idea macroniana di «abolire la politica» con il “juppiteresco-tecnocratico motto”: non c’è più né la destra né la sinistra.
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