Memoria popolare

La nascita di Mpc a Rimini «perché la Chiesa non venga ridotta a fatto privato»

Di Bruno Angelini
03 Gennaio 2025
I frutti molto concreti di un lavoro di aggregazione di cattolici di varie associazioni iniziato con le elezioni amministrative del 1975 allo scopo di sostenere una presenza cristiana significativa nella società riminese
Gli atti del convegno costitutivo del Movimento Popolare Cattolico a Rimini, 15 febbraio 1976
Gli atti del convegno costitutivo del Movimento Popolare Cattolico a Rimini, 15 febbraio 1976

Terza parte della storia del Movimento Popolare a Rimini raccontata da Bruno Angelini. La prima parte è pubblicata qui, la seconda qui.

Propedeutici alla fondazione del Movimento Popolare a Rimini furono gli appuntamenti di “Scuola del movimento” che Comunione e Liberazione periodicamente proponeva. Nelle Scuole si affrontavano i vari livelli di presenza nel sociale del movimento e in particolare nella Scuola dell’ottobre 1975 si terrà un’assemblea di giudizio comune sulle esperienze di opere sociali: Nuova Resistenza, Pascha, Asilo, Closs e la Festa popolare.

La ripresa del Movimento Cattolico

La Scuola si svolse dal 3 al 5 ottobre 1975 alla Fiera di Rimini, e per rendersi conto del suo ruolo nella creazione del Movimento Popolare basta considerare l’ordine del giorno dei lavori.

  • Primo giorno – Assemblea di riconoscimento: quale coscienza anima la nostra esperienza del Movimento. Comunicazione introduttiva sull’espressività. Assemblea di giudizio comune: i nostri fatti espressivi.
  • Secondo giorno – Lezione catechetica per una ripresa del Movimento Cattolico. Comunicazione: l’esperienza del Movimento Cattolico nell’impatto con i meccanismi produttivi. Assemblea di giudizio comune: Cll (Comunione e Liberazione Lavoratori) e turismo. Comunicazione su “Il Movimento e l’organizzazione politica: la questione democristiana”. Assemblea di giudizio: il lavoro politico.
  • Terzo giorno – Lezione per una lettura della storia del Movimento Cattolico. Comunicazione: Il Movimento e la realtà del territorio: costruire fatti di democrazia per una transizione. Assemblea di giudizio comune sulle nostre esperienze.

Per la Chiesa e per una reale democrazia

La lezione catechetica venne tenuta da don Mario Vannini, sacerdote riminese:

«Che cos’è richiesto oggi a Cl nel momento in cui tendiamo ad una vasta aggregazione di cattolici (e non cattolici) su obiettivi socio-politici? Badate che l’insistenza del mio intervento sarà soprattutto su Cl più che su “per una ripresa del Movimento Cattolico”, perché oggi ci troviamo ad un salto qualitativo pari a quello che caratterizzò il passaggio da Gs a Cl! È uno scatto di maturità che oggi ci viene richiesto. Prima però di descrivere il tipo di consapevolezza e di operosità che a Cl sono richieste, vediamo brevemente perché oggi è urgente una ripresa di Movimento Cattolico».

«La Chiesa sta per essere fatta fuori dalla vita sociale; non è e non sarà un “farla fuori” clamoroso, ma sostanziale: uno svuotamento dall’interno, nel senso che “essere cristiani o no” oggi è inincidente per la vita sociale. L’uomo vive nella società: i tre quarti delle sue energie psicologiche, affettive e intellettuali vanno per percepire i problemi della società e per intervenire su di essi. Dire che il cristianesimo è insignificante qui, significa che è totalmente insignificante. Di fatto sta avvenendo una “incruenta” e rapida riduzione del fatto cristiano a fatto privato. Il potere dell’ideologia dominante è pressoché sterminato: sono state create e saranno create campagne di opinione (divorzio, aborto, eccetera) artificiose – perché più preoccupate di creare schieramenti che non di affrontare realmente i problemi –, per ribadire il dominio di questa mentalità laicista. Il modo più incisivo per opporsi a questo fenomeno, per combattere la battaglia della Chiesa è dare corpo ad una unità esplicita dei cristiani in campo sociale e politico. Salvata la varietà delle esperienze ecclesiali, là dove il combattimento ferve sul piano socio-politico i cattolici devono oggi realizzare una unità operativa in fase socio-politica: questo è il Movimento Cattolico (Mc) in senso stretto. Mc non è semplicemente uguale a fede, esperienza ecclesiale (anche se le suppone), tant’è che in esso possono riconoscersi anche non-cattolici, purché convergano su certi valori e su certi obiettivi (ad esempio anticapitalismo, democrazia sostanziale, pluralismo di soggetti, eccetera)».

«Questa unità operativa in campo socio-politico non sortisce solo l’effetto di contrastare l’emarginazione del fatto cristiano – non è, quindi, solo difesa dei cristiani –, ma oggi è altresì condizione perché la società sia pluralista e democratica. […] Combattere perché la Chiesa possa esprimersi in campo sociale e politico oggi è fare non solo una battaglia religiosa, ma anche civile; è fare una battaglia perché la democrazia esista contro la tendenza “integrista” a livellare, oggi, e a unificare tutto all’interno di un unico orizzonte (quello laicista marxista).

Dunque è urgente e imprescindibile – oggi – ricostruire in Italia un Movimento Cattolico – perché la Chiesa non venga ridotta a fatto privato» (Lezione tenuta da don Mario Vannini alla Scuola del Movimento, Rimini 4 ottobre 1975 – Archivio di Marco Ferrini).

L’alba del Movimento Popolare Cattolico

Il 15 febbraio del 1976, successivamente alla fondazione della nascita del Movimento Popolare a Milano nel dicembre 1975, si svolge il convegno costitutivo del Movimento Popolare Cattolico a Rimini: questo sarà inizialmente il nome della nuova entità. Il Mpc è l’esito di un lavoro di aggregazione di cattolici di varie associazioni iniziato con le elezioni amministrative del giugno 1975 allo scopo di sostenere una presenza significativa nella società riminese. Dagli interventi del convegno emerge la variegata partecipazione alla nascita del Mpc: rappresentanti del mondo della scuola, del mondo del lavoro e del sindacato, della presenza sul territorio, della Dc e di Cl. Verrà, infine, delineata la struttura organizzativa.

Scrive Valerio Lessi in Una storia di popolo. I primi 50 anni di CL a Rimini:

«Le elezioni amministrative del giugno 1975 avevano sancito la ripresa della tradizione del movimento cattolico, una prospettiva di impegno sociale e politico che risultava un cantiere aperto, tutto da costruire. Archiviate le elezioni, era pertanto continuato il lavoro che vedeva i ciellini impegnati nella ricerca di persone con cui condividere tale responsabilità storica.

A fine novembre viene diffusa una lettera firmata da un gruppo di cattolici di diversa provenienza (Cl compresa) che costituisce l’invito a confrontarsi sulla costituzione nel circondario di Rimini del Movimento Popolare Cattolico. “Noi crediamo che molta della possibilità di una presenza significativa dei cattolici nella società italiana e della possibilità di un’effettiva democrazia nel nostro paese sia legato ad una scelta di questo tipo”.

Nella lettera si parla di un convegno da tenere nel mese di dicembre. In realtà il convegno costitutivo del Movimento Popolare Cattolico a Rimini sarà celebrato domenica 15 febbraio 1976 al cinema Metropol. Dopo il saluto di Antonio Smurro, a nome della segreteria, le relazioni introduttive sono svolte dall’onorevole Antonio Marzotto Caotorta, deputato Dc di Milano, e da Marco De Petro. Interventi di adesione sono portati da Gabriele Casadei, sindacalista e lavoratore della Scm, Marcello Arcangeli, presidente del consiglio di istituto del Liceo Einstein, Silvano Agostini, a nome di un gruppo di cristiani del quartiere n. 5, Gianni Orlandi per Comunione e Liberazione; ed infine un saluto da parte di Attilio Battarra, segretario circondariale della Dc.

A Nicola Sanese il compito di delineare la struttura organizzativa del nuovo soggetto tenuto a battesimo nel convegno. La struttura di base del Movimento sono i Centri di democrazia partecipata, ovvero unità di base sul territorio con il compito di creare aggregazione, leggere i bisogni e realizzare interventi politici. Il nuovo Movimento ha già costituito alcune Unità di lavoro: l’Ufficio Scuola, il Centro Studi Turistici, l’Ufficio politico. Un’altra iniziativa sono le Scuole Popolari, viste come momento di educazione culturale e politica.

Il Movimento Popolare Cattolico ha anche una sede in via Santa Chiara 115 a Rimini. Il periodico A76 dà ampio risalto al convegno ed informa che più di quattrocento partecipanti hanno lasciato la loro adesione personale, confermando come la proposta del Movimento incontri la risposta della base. L’Ufficio politico era così composto: Massimo Pasquinelli e Marco Ferrini (co-segretari politici), Paolo Gessaroli (segretario contabile organizzativo), Bruno Sacchini e Antonio Smurro (responsabili cultura), Luciano Chicchi (responsabile turismo), Nicola Sanese (responsabile cooperazione). Ferrini e Gessaroli avevano anche la responsabilità del decentramento. A Rimini in questa fase si usa ancora l’espressione Movimento Popolare Cattolico quando a Milano, invece, già era invalsa la denominazione Movimento Popolare, che sarà quella che ben presto si affermerà definitivamente».

(3. continua)

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