È un animale, e un dio. E oracolo, e vessillo di guerra. Ma è tepore, insieme, che sulle strade dei pellegrini asciugava gli stracci fradici della pioggia
È per notti come questa, che ci è stato dato il fuoco. Fuori l’imbrunire è sceso alle cinque sulle colline. In una pioggia che vorrebbe farsi nevischio le foglie a terra marciscono; abbandonate le viti, nude, e neri come se non fossero mai fioriti, i rami degli alberi. È quasi una grazia che il cielo incolore scurisca nella notte; è più gentile il buio che questo prostrarsi arreso della natura, a quindici giorni dal solstizio d’inverno.
È per notti come questa, che agli uomini è stato donato il fuoco: per sedersi in tre, almeno, davanti a un camino di pietra annerito, dentro, di cent’anni di fuliggine, e non dire niente, non sprecare il fiato in parole da poco.
La maestà del fuoco zittisce, il calore è tale che nemmeno una mano ad attizzare col ferro le braci si può avvicinare troppo. Bisogna stare alla giusta, rispettosa distanza dalla maestà del fuoco, e tacere.
Pochi rami sottili, un tronco grosso di fico buttato giù dalla tempesta ad agosto, due fogli di giorn...