La leggenda e i falò

Di Sacripanti Andrea
30 Novembre 2006

Da sempre ricca di leggende e di suggestioni, la Carnia rivela il suo ricco passato anche in occasione delle prossime feste. È il caso dell’Epifania, che già prima che diventasse festa cristiana veniva celebrata dai celti. Proprio nella notte tra il 5 e il 6 vengono da sempre allestite, per buon auspicio, delle enormi e imponenti pire di fuoco, chiamate Pignarûi, che vengono collocate sui colli. Attorno ai falò, di solito si cucinano le “pinze”, tradizionali focaccine di farina di mais, pinoli, fichi secchi, uvetta, che si possono gustare sorseggiando vin brulè, il vino caldo aromatizzato con cannella e chiodi di garofano. I fuochi accesi sono molti, di solito ogni cittadina ha il suo. A Paularo, ad esempio, nel cuore della Carnia friulana, viene allestito il falò della Femenate, ovvero la vecchia padrona di casa alla quale viene chiesto un po’ di cibo per avere buon auspicio, da leggersi nella direzione che prende il fumo dal legno che brucia. Tarcento, località che sta alle spalle di Udine, dà vita al pignarûl più bello e suggestivo, per via anche della posizione in cui questo viene fatto bruciare, tra le rovine del castello, accompagnato da un corteo di figuranti in abiti medioevali. Ma anche sulle colline innevate possono ardere le fiaccolate, come nel caso di Tarvisio, di Stolvizza di Resia, dove viene ricordata l’apparizione della stella cometa ai magi. Per riallacciarsi alle odierne festività cristiane, si può concludere questo luminoso e singolare percorso, con la Messa dello Spadone di Cividale, nel duomo di Udine, antica capitale longobarda, che rievoca l’investitura del patriarca Morquardo Von Randeck, nel 1366.

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