La guerra del gas tra Russia e Ue non ha vincitori, solo vinti

Di Leone Grotti
07 Settembre 2022
Nel breve periodo Mosca non può fare a meno dell'Europa e viceversa. L'interruzione delle forniture di gas al Vecchio continente da parte del Cremlino costerà molto cara a tutti
Una raffineria di gas in Germania

Una raffineria di gas in Germania

Non ci saranno vincitori nella guerra del gas tra Russia e Unione Europea, ma soltanto vinti. Nonostante le roboanti dichiarazioni provenienti da Mosca e da Bruxelles, la realtà è che nel breve periodo l’Ue non può fare a meno del gas russo e la Russia non ha alternative ai compratori europei. Il braccio di ferro iniziato lunedì, dunque, avrà ripercussioni negative per tutti.

Le minacce di Mosca e le mosse dell’Ue

Lunedì Mosca ha interrotto le forniture di gas attraverso il gasdotto Nord Stream. Non lo ha fatto, formalmente, come ritorsione politica verso l’Europa (se così facesse violerebbe i contratti in essere) ma sostenendo che le sanzioni europee impediscono ai russi «la manutenzione delle unità». Pertanto, «le forniture di gas riprenderanno quando saranno revocate le sanzioni» sull’esportazione in Russia di tecnologia, ha dichiarato Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino.

A Bruxelles nessuno crede alla versione russa, nella convinzione che Vladimir Putin stia utilizzando il gas come arma per ricattare l’Europa, e Ursula von der Leyen ha confermato l’intenzione di prendere iniziative comunitarie per rispondere alla minaccia: tetto al prezzo del gas russo, nuovi fondi per aiutare famiglie e imprese in difficoltà, razionamento volontario dei consumi e scollegamento del prezzo dell’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili da quello del gas. Il piano europeo esiste ancora soltanto sulla carta ma dovrebbe essere discusso al Consiglio dei ministri dell’Energia di venerdì.

La Russia non ha alternative all’Europa

Chi vincerà il braccio di ferro? Probabilmente nessuno. Sicuramente non la Russia, che dovrà cercare un altro compratore per i 135 miliardi di metri cubi che ha esportato verso l’Europa nel 2021. Secondo Marcel Salikhov, direttore dell’Istituto di energia e finanza della Scuola superiore d’economia di Mosca, nei prossimi anni la Russia potrebbe riuscire a reindirizzare altrove solo 10 miliardi di metri cubi, costruendo nuove infrastrutture o pompando più gas attraverso quelle esistenti verso Cina, Turchia e Asia centrale.

Un simile scenario farebbe rivedere al ribasso le stime sul Pil russo, che secondo il Ministero dello sviluppo economico dovrebbe contrarsi del 2,9% quest’anno e dello 0,9% nel 2023 per poi crescere del 2,6% a partire dal 2024.

L’Europa non ha alternative alla Russia

Anche per l’Europa però rinunciare al gas russo sarà estremamente doloroso, in particolare per l’Italia che produce il 40% del proprio fabbisogno di energia con il gas e non sarà indipendente dalla Russia prima del 2024. Con gli stoccaggi all’83 per cento circa, «dovremo cominciare a razionare i consumi a gennaio, ma sarebbe meglio cominciare prima», ha dichiarato il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli. Che spiega: «La domanda di gas in inverno può arrivare a 400 milioni di metri cubi al giorno. Duecento milioni vengono forniti dalle scorte che si sono fatte in estate, gli altri duecento dalla rete. La Russia d’inverno ci dava 90 milioni di metri cubi al giorno».

Se non ce li dà più, e non abbiamo abbastanza fonti alternative, continua Tabarelli, «siamo costretti ad attingere di più dalle riserve. Ma non possiamo prelevarne troppe, perché la rete deve rimanere in pressione. Quindi, siamo costretti a ridurre i consumi: energia, produzione industriale, riscaldamento».

«La situazione non è sostenibile»

Secondo gli analisti di Amundi, il Pil nell’area Euro potrebbe arrivare a contrarsi del 2%. Difficile prevedere invece l’entità dell’aumento delle bollette, già arrivato a livelli insostenibili per molte aziende. Lo spiega a Repubblica Giuseppe Todaro, amministratore della Sudgel Service, azienda siciliana della logistica del freddo: «Il prezzo dell’elettricità è già salito da 60 euro al chilowattora a 550 euro. La nostra bolletta è cresciuta da 800 mila euro a 2 milioni in un anno e rappresenta ormai il 45 per cento dei costi. La situazione non è sostenibile. Non vorrei fermarmi, ma posso resistere solo un altro paio di mesi».

«Roberto Cingolani ha presentato il suo piano per ridurre la dipendenza dell’economia italiana dagli idrocarburi russi», ha dichiarato ieri sprezzante la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. «È chiaro che questo piano viene imposto a Roma da Bruxelles, che a sua volta agisce su ordine di Washington, ma alla fine saranno gli italiani a soffrirne». Zakharova può stare tranquilla: gli italiani soffriranno tanto quanto i russi. La guerra del gas non ha vincitori.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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