
La gran fede di Eleonora Giorgi

Lo so che non si fa. Ma quando si trova una cosa di valore si dimenticano tutte le regole giornalistiche e si scrive anche di fatti e cose successe un po’ più di un mese fa. E chissenefrega dell’attualità (vedo già il gran direttore innalzare perplesso il sopracciglio). È un po’ come il mercante che trova un tesoro nascosto in un terreno: lascia perdere tutto, va, vende quello che ha e compra il terreno. Il fatto dunque è questo ed è apparso d’improvviso al funerale di Eleonora Giorgi. I funerali, si sa, sono ormai quei momenti un po’ improbabili in cui chi sta su (il prete) dice delle cose senza nemmeno avere tanto l’aria di credere a quello che dice e chi sta sotto sente delle cose senza nemmeno avere tanto l’aria di ascoltare.
In più, ormai è diventato moda, alla fine ecco il minishow col ricordo del parente o dell’amico. Uno dei momenti più terribili, enfatici e noiosi, banali e sentimentali che possa essere inflitto a un’umanità dolente. Un armageddon da stare al pari, che so, a una rubrica di un Gramellini, o a un blog di Lerner, o a, Dio ci scampi e liberi, un articolo di un Corrado Augias, un Massimo Giannini, un Roberto Saviano, un Marco Travaglio (lo so che non siete d’accordo ma ci metterei anche un Matteo Salvini).
Una gran sorpresa
Eleonora Giorgi, a dirla tutta, ce la ricordavamo per quelle sue commedie pseudo-sexy degli anni Settanta e Ottanta e ce la ricordavamo querula, garrula, sempre un po’ su di giri e un po’ antipatichina anche. Per dire, rimane stampata nella memoria un’intervista Rai che la vede rispondere piccata al giornalista (che le faceva notare le non eccelse qualità delle sue prove d’artista): «Ma guardi che io non sono come le altre. Io, nella mia famiglia, fin da piccola mi facevano leggere autori importanti». An’vedi un po’ la pischella.
Ma torniamo ai suoi funerali e al ricordo di suo figlio Andrea, quello nato dal matrimonio con Rizzoli. E alla gran sorpresa.
Voi sapete cosa sono i preti? I preti sono, solitamente, per la gran parte, forse non tutti, persone che ai funerali in chiesa trovandosi davanti il morto che non può reagire, e i parenti pure loro solitamente ammutoliti, ci fanno sopra i loro bravi discorsi (tanto sanno che non verranno interrotti).

Chi non ha armi si affida all’amore
A Eleonora Giorgi, ai parenti e agli astanti tutti, è toccato in sorte un monsignore. E sapete cosa sono i monsignori? Sono tali e quali i preti, solo un po’ più eruditi. Così il monsignore (di cui non farò il nome) aveva appena finito di spaziare da Pavese a Leopardi per approdare alla inevitabile battaglia, «al lottare e alla lotta nel dolore» che la povera Eleonora aveva strenuamente combattuto contro il male.
Ecco che prende la parola il figlio Andrea: «A volte – ha scandito – si dice che i malati di cancro sono dei guerrieri perché intraprendono una lotta. Mi scuserà il monsignore, ma sono puttanate».
Sbam, salto sulla sedia. Ma vi aspettavate e avete mai sentito voi qualcuno ammonire, in chiesa, un monsignore a non dire puttanate? Già qui il figlio Andrea, se si fosse trovato al tirassegno delle cose azzeccate, avrebbe vinto un bel premio. Ma ascoltate poi che ne vale la pena: «Un guerriero scende nel campo di battaglia per difendersi con le armi. Chi invece è malato non ha armi, si affida alla medicina che non ha fatto passi straordinari in questo campo. E si affida all’amore delle persone che gli sono accanto».
Fede e ragione
Sì, chi soffre si affida alla medicina che fa quel che può, e si affida all’amore delle persone che gli sono accanto. Le cose vere, quando sono vere, sono semplici. E per questo infinite nel loro significato. E non è finita. Ditemi ora se quel che sto per trascrivervi non giustifica quell’immagine del tesoro inaspettato trovato all’improvviso. «Oppure si affida alla fede. Mia madre non credeva a tutto quello che c’era scritto nei libri, ma sapeva dell’esistenza di Dio. D’altra parte, per credere in Dio non ci vuole la fede, ma la ragione».
Oibò, ma questo è quello che nei miei sedici anni mi aveva rivelato, in una per me memorabile giornata, con semplicità e fermezza, il grande compianto don Fabio Baroncini. Per credere in Dio non occorre la fede, ma basta la ragione. È come mettere in fila tutti quei birilli di sturmtruppen dei Saviano, Augias, Gramellini e tirarli giù con un colpo solo. Quasi senza neanche accorgersi del gran dono che si fa all’umanità.
Grande dunque Eleonora Giorgi e grandi i suoi figli. «Poi aveva tantissimi difetti, a volte era collerica e intransigente, pensava di avere sempre ragione e spesso l’aveva, ma i modi erano difficili da digerire. Nonostante il suo lavoro di attrice la portasse spesso lontano da casa lei ha sempre trovato il tempo e lo spazio per noi figli. Quando abbiamo avuto problemi non ha cercato di suggerirci come risolverli pensando con le sue categorie. Ha cercato di mettersi nei nostri panni. Per questo per me e per mio fratello Paolo rimane qualcosa di unico».

Non c’è sacramento senza materia
E una cosa vorrei dire al figlio Andrea approfittando ancora della sua testimonianza davanti al feretro della madre: guarda che tua madre ti bagna il naso ancora una volta. Guarda che ha ragione lei: «Mamma pensava che la memoria e i ricordi passassero attraverso gli oggetti. Io non penso che il ricordo passi dagli oggetti, ma conserverò sicuramente qualcosa di lei. Un foulard, una spilla. Piccole cose di grande valore affettivo, perché le cose, secondo me, passano ma i sentimenti restano».
E anche qui, caro Andrea, ha ragione tua mamma. Non lasciarti prendere dal soffio vano di un idealismo ozioso. Senza dover passare attraverso complicate teorie gnoseologiche (semplifico ma ci azzecco: la ragione entra nel mondo attraverso i sensi) pensa alla Chiesa come l’ha voluta Gesù e alla materia innalzata sul trono dei sacramenti (non c’è sacramento senza materia); chiediti perché per la gente semplice le reliquie abbiano avuto così importanza nei secoli, pensa perché l’innamorato chieda di essere rassicurato da baci e carezze prima e ancor più che da un pensiero, ripensa a quando il cuore è così gonfio d’amore che non sa come dirsi e trova sfogo solo nella via del regalo. E pensa allo spettacolo di quando si acquieterà solo con un anello al dito. Cose, cose e ancora cose.
Ogni giorno è un regalo
Caro Andrea, nel segno di tua mamma prendi e correggi così il tuo pensiero: “I sentimenti e i ricordi passano e gli oggetti aiutano a farli rimanere”. Ma tutto questo ha a che fare col modo in cui noi uomini siamo fatti e col mistero dell’incarnazione e della valorizzazione definitiva anche della più infinitesimale briciola di materia fatta da Gesù.
A suo modo lo sapeva anche Eleonora Giorgi: «Non c’è nulla di male a dire che non riesco a fare più di dieci passi. Sto facendo la terapia del dolore, morfina e cortisone. Mi tengono in vita non perché ci sia un futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile. Ogni giorno è un regalo».
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