La Francia alle prese con il Grande Ribaltamento demografico

Di Piero Vietti
09 Settembre 2021
Il mensile Causeur racconta un paese in cui i giovani figli di non europei sono sempre di più. Siamo pronti ad affrontarne le conseguenze culturali ed economiche?
La copertina di settembre 2021 di Causeur

La copertina di settembre 2021 di Causeur

«La Francia di domani assomiglierà a una vasta sala aeroportuale, ma con meno duty free e più violenza». Non ha mai usato perifrasi per dire quello che pensa, la direttrice di Causeur Élisabeth Lévy, intellettuale ebrea ultralaica nata e cresciuta a Marsiglia da padre e madre di origini algerine, ex figlia prediletta della gauche e poi ripudiata per le sue posizioni considerate troppo reazionarie e identitarie. Non lo fa nemmeno presentando l’ultimo numero della sua rivista, un must read per gli insubordinati al pensiero unico francesi.

Il dibattito sull’immigrazione

Souriez, vous êtes grand-remplacés!, Sorridete, siete i grandi sostituiti!, urla la copertina di settembre sopra a una foto di simpatici neonati di tutte le razze. «Se non vi piace la definizione Grande Sostituzione – scrive l’editoriale di presentazione dello speciale – chiamatelo Grande Ribaltamento”», fatto sta che i dati raccontano una rivoluzione demografica in atto da tempo in Francia che, dice Levy con toni allarmati, «una parte del mondo politico e dei media cerca di nascondere in modo da impedire qualunque dibattito sull’immigrazione».

Causeur prende i dati dell’Osservatorio sull’immigrazione e la demografia, che raccontano questo cambiamento attraverso le mappe dell’agenzia governativa France Strategie: in gran parte dei centri e agglomerati urbani francesi la popolazione tra gli zero e i diciotto anni nata da genitori non europei sta «esplodendo». Philippe D’Irbarne, direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique (Cnrs) dice a Causeur che intere fasce del territorio francese sono state consegnate a popolazioni immigrate che non hanno nulla a che fare con la Repubblica e le sue leggi e che, demograficamente, sono più forti.

Le conseguenze economiche

Non è solo questione di identità, valori comuni o radici più o meno cristiane, il mensile diretto da Lévy spiega come una delle conseguenze più evidenti sia l’impoverimento economico della società: sempre più giovani laureati con idee liberali lasciano il paese, conferma un alto funzionario di stato a Causeur, e sempre più famiglie «sottoqualificate e con costumi retrogradi» arrivano in Francia.

E mentre i numeri smentiscono la troppo facile equazione secondo cui gli immigrati salvano le pensioni dei francesi (gli immigrati di oggi saranno i pensionati di domani, dopotutto), la storia recente della multiculturale Inghilterra racconta che il rapido cambiamento demografico e culturale genera ansia nella popolazione senza che per questo si debba parlare di xenofobia (con le conseguenze polemiche che conosciamo tutti).

Non è la solita fissazione sovranista

Il grido d’allarme di Causeur non è nuovo, è ormai probabilmente tardivo e sarà accolto dai più con un’alzata di spalle nei confronti di quella che è considerata la solita fissazione sovranista. Eppure i numeri sono quelli, e sono destinati ad aumentare con conseguenze rivoluzionarie sulla società francese. Come spiega il sociologo canadese Mathieu Bock-Côté, «la nazionalità francese è ormai ridotta a un semplice “diritto” senza alcun legame con alcuna identità storica, mentre i territori perduti della Repubblica si sono trasformati in enclave straniere».

Enclave a cui spesso è permesso ciò che solitamente si condanna: è ancora Élisabeth Lévy a denunciare il paradosso di chi fa appelli per «l’accoglienza incondizionata delle donne afghane in Francia. C’è una contraddizione tra la maggior parte di queste neofemministe che gridano a gran voce contro il machismo islamista dei talebani, eppure mostrano indulgenza quando il machismo islamista si manifesta nella Francia che solitamente accusano di essere terra patriarcale e razzista per eccellenza».

Il tema sollevato dalla storia di copertina di Causeur è uno dei cavalli di battaglia di Eric Zemmour, polemista e conduttore televisivo francese candidato per l’estrema destra alle elezioni per l’Eliseo del 2022. È lui che agita lo spauracchio della Grande Sostituzione. Intervistato da France Inter ieri, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha detto che «siamo prima di tutto una Repubblica laica e dovremmo rifiutarci di contare le persone secondo la loro religione o razza». Giusto, ha chiosato Causeur sul proprio sito, ma i freddi numeri parlano chiaro. E la domanda, preso atto che quello che sta succedendo è forse inarrestabile, resta: che fare?

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