La Florida respinge il referendum sull’aborto
Il “sì” vince in sette referendum pro-aborto su dieci, ma Trump in Florida trionfa nel più importante. Questi i risultati più rilevanti tra i 147 quesiti proposti alle urne il 5 novembre ai cittadini americani.
Oltre alla scelta del futuro presidente ogni quattro anni gli statunitensi esprimono la loro opinione su diverse “propositions”, proposte di legge o variazioni costituzionali che variano di stato in stato. I cittadini si sono espressi su immigrazione, salario minimo, legalizzazione della marijuana, giustizia penale e, appunto, aborto, oltre a temi specifici della loro politica interna.
I referendum sull’aborto
La partita principale l’ha vinta The Donald in Florida, dove l’interruzione di gravidanza è attualmente consentita entro le 6 settimane. La richiesta era l’introduzione del famoso “Emendamento 4”, che prevedeva la possibilità di estendere a 24 settimane il diritto. Kamala Harris sosteneva apertamente il “sì”, mentre Trump, che non ha mai nascosto le sue posizioni pro-vita, ha lasciato libertà di scelta. La sua opinione, tuttavia, pareva chiara, come quella del suo vice J.D. Vance che in campagna ha parlato della possibilità di un vero e proprio veto federale all’aborto, poi smentito dal tycoon visto il polverone mediatico che si stava sollevando.
Il referendum non ha raggiunto il quorum (60 per cento), sancendo soprattutto la vittoria del governatore repubblicano dello stato Ron DeSantis, vero volto della campagna di opposizione. Anche in Sud Dakota ha prevalso il “no” a inserire l’aborto in costituzione (61 per cento), come pure in Nebraska, dove si mantiene il divieto dopo le 12 settimane.
Le vittorie dei pro choice
I numerosi referendum sono stati promossi dopo che la Corte Suprema – in cui Trump aveva fatto eleggere giudici di chiara impronta pro life – ha annullato nel 2022 la celebre sentenza “Roe v. Wade” (1973) rimandando ogni decisione in merito all’aborto ai singoli stati.
Come ci si aspettava, in sei stati hanno avuto la meglio le istanze degli abortisti. Colorado, New York, Maryland, Montana e Nevada (dove però il risultato dovrà essere confermato da una ulteriore consultazione) hanno votato “sì”. In Arizona si è esteso il diritto all’interruzione da 15 a 24 settimane. A sorpresa, il referendum ha avuto successo anche in Missouri, dove nel 2022 l’interruzione di gravidanza era stata limitata ai casi di pericolo di vita o di salute per la madre.
Gli altri referendum
In Florida è stata battaglia sulla legalizzazione della marijuana per uso ricreativo per i maggiori di 21 anni: anche qui ha prevalso la linea del “no” di Trump e DeSantis. Il governatore si era più volte scagliato contro i sostenitori che avevano fatto approvare il referendum su mozione popolare. Lo stesso risultato si è registrato nel Sud e Nord Dakota, mentre in Nebraska è stato approvato l’uso a soli scopi terapeutici.
Altro tema di discussione era l’aumento del salario minimo. In Alaska e Missouri ha vinto la richiesta per l’aumento a 15 dollari, mentre la proposta non ha avuto successo in California e Massachusetts. Altra vittoria da segnalare per i repubblicani è il “no” al diritto di voto dei “non cittadini” in Idaho, Iowa, Kentucky, Missouri, North Carolina, Oklahoma, South Carolina e Wisconsin.
In California ha vinto con il 61 per cento l’inserimento in costituzione del diritto a sposarsi per coppie dello stesso sesso. Da segnalare in Arizona la volontà popolare di aumentare le pene per i responsabili delle morti per vendita illegale di fentanyl.
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