La fine del Pdl esige un contrattacco di uomini e di cultura. Dal nord al sud

Di Luigi Amicone
27 Settembre 2012
Tra sei mesi saremo ancora sotto il Commissario Monti. Se va bene. Oppure su una mongolfiera vagante nello spread di patrimoniali e Gdf. C’è bisogno che spiri vento nuovo

La fine del Pdl è un problema. Non solo per quella parte del Paese che fu democristiana e a cui toccò essere berlusconiana per non essere schiava. Ma per tutta l’Italia che non ha gli anelli di Repubblica al naso e che nei poli delle libertà aveva sperato di rivedere, non diciamo un sole, ma almeno un’aurora di avvenire dopo il repulisti giudiziario. E invece, vent’anni dopo siamo ancora lì. E messi peggio di quando almeno eravamo una potenza (settima o ventitreesima fa niente, eravamo qualcosa nel mondo adesso siamo una virgola nell’Unione Europea).

Tra sei mesi saremo ancora sotto il Commissario Monti (se va bene). O su una mongolfiera vagante nello spread di una “ricostruzione” tutta patrimoniali e guardie di finanza, registri di coppie di fatto e adozioni gay. È un fatto che le famose “masse popolari” non sanno più a che santo votarsi. Votino Grillo o Mangiafuoco, fa lo stesso. Le danze le condurranno i banchieri, Berlino, i soliti dell’anello al naso. Naturalmente regioni come il Lazio resteranno in pieno autunno arabo (degne eredi dei Marrazzo, la differenza con le Polverini è che prima i pm erano in vacanza).

Mentre la pur declinante Lombardia resterà una Svezia con il Re azzoppato. Perciò si pone il problema non soltanto di un’eredità, ma di una cornice di libera iniziativa (culturale, produttiva, sanitaria) che nonostante il “sacco del Nord” (Ricolfi), il maglio delle procure, lo sfascismo mediatico, contrattacchi il disfacimento di un’educazione, l’imbarbarimento antropologico, il vuoto di visioni e di uomini. Chi regna al Nord ha il compito di aiutarsi e aiutare il resto d’Italia a riprendere in mano una politica degna di questo nome. Questo giornale ci sarà, lo promettiamo.

@LuigiAmicone

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2 commenti

  1. Poppi.Pippo

    “Berlusconi quando scese in politica credo che abbia fatto una grande cosa” per i suoi interessi privati disicuro, per il bene del paese non credo proprio.

  2. Berlusconi quando scese in politica credo che abbia fatto una grande cosa, ma la creatura che aveva formato doveva passare ad altre mani e questo, specialmente alla luce di quanto paghiamo oggi certe scelte e le conseguenze che patiamo. Il Pdl si è formato intorno non intorno ad un progetto politico ma ad una persona, fermarsi ancora a questo personalismo significa prolungarne ancora l’agonia. Se fosse stato più intelligente, già molto tempo fa, rimanendo solamente come padre fondatore, avrebbe dovuto individuare un delfino. Ma il responsabile di un partito si sceglie, oggi si parla di primarie, particolarmente dentro ad un congresso, dove i vari candidati illustrano le linee guida di una visione politica. Questo avveniva una volta.
    Il tempo di Berlusconi è FINITO. E se non finisce ora lo sarà in seguito, proprio perché il partito si è fondato su una persona e, purtroppo, neanche all’altezza. Si può fare solo una cosa per pensare ad un centro moderato e prendendo il meglio della tradizione passata, anche se questo comporterà un periodo di forza di minoranza. AZZERARE e RIFONDARE intorno a persone veramente all’altezza del compito che la situazione oggi richiede. E a proposito del “Commissariamento di Monti”, siamo onesti! Se non ci fosse stato lui dove saremmo andati? E la notizia che arriva proprio oggi dagli Stati Uniti, sulla sua disponibilità, anche se a certe condizioni, è una buona notizia.
    Roberto

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