La Costituzione è il nostro Corano italico. Immodificabile e divina

Dal grande evento di Valencia prendo spunto per alcune osservazioni estive. Per il Papa l’unica famiglia possibile è quella fondata sull’unione indissolubile fra un uomo e una donna. È questo è determinante soprattutto per il bene della società. «Perciò riconoscere ed aiutare questa istituzione è uno dei più importanti servizi che si possono rendere al bene comune e allo sviluppo autentico degli uomini e delle società, così come la migliore garanzia per assicurare la dignità, l’uguaglianza e la vera libertà della persona umana».
Purtroppo oggi «si cerca di organizzare la vita sociale solo a partire da desideri soggettivi e mutevoli, senza riferimento alcuno ad una verità oggettiva previa come sono la dignità di ogni essere umano e i suoi doveri e diritti inalienabili, al cui servizio deve mettersi ogni gruppo sociale».
Quelle del Papa sono parole “pesanti”, che colgono le istanze più profonde della vita della persona e che chiamano il popolo cristiano ad una responsabilità, quella della «missione», che è insieme ecclesiale e civile.
Ma altre parole hanno percorso la realtà della nostra vita sociale, in questi ultimi tempi.
Lungi da me il voler anche solo diminuire il grande evento “sportivo” della nostra nazionale di calcio; è stato un evento di grande respiro e di giusto orgoglio. Ma affermare che nella vittoria di Berlino il popolo italiano ha ritrovato la sua unità di nazione o addirittura prevedere che l’effetto Berlino potrà aiutare la soluzione dei conti pubblici mi sembra letteralmente al di là del bene e del male. E poi sui conti pubblici la “telenovela” è infinita: al mattino vanno malissimo, e prima della sera sono già a posto. E il giorno dopo si ricomincia da capo.
Altra parola magica degli ultimi tempi: non cambiare la Costituzione in nessun punto, neanche nelle norme applicative, come hanno fatto periodicamente le nazioni più civili ed evolute dell’Europa. In tanti discorsi di questi vetusti ed intransigenti difensori di tutte le lettere della Costituzione, sembrava che la Costituzione fosse un “Corano italico”, dettato direttamente da Dio, e perciò immodificabile.
Ma poi questi stessi difensori della immodificabilità della Costituzione, in tante regioni, province e comuni, anche con sole disposizioni amministrative, equiparano le coppie di fatto e addirittura quelle omosessuali alla famiglia. E questo colpisce al cuore quell’articolo, contenuto nei primi venti, che definisce la famiglia “società naturale”, su cui si fonda la Repubblica. E i padri costituenti non pensavano di certo alle coppie di fatto o alle coppie omosessuali.
Così mentre con le parole si difende la Costituzione, con i fatti la si modifica in punti sostanziali, senza nessun confronto democratico, né in Parlamento, né nel paese.
E questo sembra di più l’inizio di un “regime”, che una democrazia.

* Vescovo di San Marino-Montefeltro

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