La preghiera del mattino
La caccia al lupo “fascista” sta facendo vittime solo a sinistra
Su Huffington Post Italia Nadia Boffa scrive: «“Il ‘decreto rave party’ che introduce il nuovo articolo 434 bis del codice penale, rischia di avere un’applicazione ampia, discrezionale e arbitraria a scapito del diritto di protesta pacifica, che va tutelato e non stroncato”. Lo dice l’Ong Amnesty Italia, lo dicono diversi giuristi e penalisti. Lo ripete quasi tutta l’opposizione che si schiera compatta – per la prima volta – contro il governo per il nuovo decreto legge pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale e approvato ieri dal Consiglio dei ministri che punisce “l’invasione di edifici finalizzata a raduni di oltre 50 persone da cui possono derivare pericoli per l’incolumità pubblica, l’ordine pubblico o la sanità pubblica”».
Con il ritorno di un governo finalmente politico, anche il Parlamento ha l’occasione di riacquistare un suo ruolo e di riuscire così a lavorare perché il nuovo articolo 434 bis del codice penale non possa avere un’applicazione «ampia, discrezionale e arbitraria». Comunque va osservato che si discute di un decreto che stava già preparando il governo Draghi e che non riguarda manifestazioni regolate dai princìpi costituzionali, bensì le invasioni di edifici pubblici e privati in spregio a princìpi elementari di incolumità (nel caso dei rave party unita a un’abbondante dose di spaccio di droghe: né va scordato che un rave party nel 2021 ha già portato a Viterbo alla morte di un giovane). Si tratta di “invasioni” che in Europa sono possibili quasi solo in Italia. Vigilare su diritti e libertà è sacrosanto, non cogliere come nelle società occidentali vi sia un nuovo problema di sicurezza che richiede opportuni e rapidi provvedimenti è, invece, irresponsabile.
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Su Strisciarossa Gigi Marcucci scrive: «Maletti, rifugiato in Sudafrica e lì morto nel giugno del 2021, fu condannato per favoreggiamento dei neofascisti coinvolti nella strage di piazza Fontana, atto iniziale della strategia della tensione alla fine degli anni Sessanta. Il generale, affiliato alla P2 di Licio Gelli, era una pedina di quello che la commissione Anselmi ha definito strategia “del condizionamento politico del sistema” da parte di una struttura occulta, la loggia segreta per l’appunto. Parlare dei rapporti irrisolti tra Fdi e neofascismo non è un espediente polemico, non significa alzare l’asticella dopo che sul fascismo del Ventennio Giorgia Meloni – gliene va dato atto – è riuscita a pronunciare parole condivisibili e rassicuranti».
Analizzare la storia italiana è sempre meritevole, l’opposizione però dovrebbe concentrarsi sull’attuale fase storica che si è aperta con la fine della Guerra fredda e in Italia con la crisi dello Stato iniziata nel 1992. Non aver compreso il cambio di “fase” o ancor peggio averlo utilizzato per meschini interessi personali o da piccolo gruppo, è stato il peccato capitale di tanti esponenti del Pci. A sinistra è urgente capire che per darsi oggi una vera prospettiva non bisogna continuare a cercare scorciatoie che permettano di evitare una riflessione concreta sul quel che è avvenuto nell’ultimo trentennio.
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Su Fanpage Biagio Chiariello scrive: «La Corea del Nord ha lanciato questa mattina, 2 novembre, almeno tre missili balistici a corto raggio (Srbm) nel mar del Giappone, uno dei quali ha volato attraverso il suo confine marittimo de facto con la Corea del Sud. Secondo il comando di Stato maggiore, i test sono stati effettuati da un sito all’interno o intorno a Wonsan, città sulla costa orientale, intorno alle 8.51 locali (00.51 in Italia). “È la prima volta che un missile cade vicino alle nostre acque territoriali a sud della linea settentrionale di confine (Nii) da quando la penisola coreana è stata divisa”, ha dichiarato il generale dell’esercito Kang Shin-chul, a capo delle operazioni del Jcs, lo Stato maggiore congiunto di Seul. “Si tratta di un fatto senza precedenti e non può essere tollerato. Le nostre forze armate risponderanno con fermezza”».
Intanto sul Wall Street Journal si parla di possibili attacchi dell’Iran all’Arabia Saudita, che scatenerebbero una nuova crisi economica globale legata ai problemi degli approvvigionamenti petroliferi. È difficile pensare che senza un equilibrio tra le grandi potenze basato su trattati, sia realisticamente possibile evitare l’accendersi e l’espandersi di conflitti locali rischiosissimi per la pace mondiale.
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Su Startmag Francesco Damato scrive: «È personalmente e francamente imbarazzante per un vecchio giornalista questa polemica del sessantenne direttore della Stampa condotta contro il presidente del Senato su simili basi. Una polemica, fra l’altro, che deriva dalla curiosa convinzione che la liberazione dell’Italia dal nazifascismo debba essere celebrata a un livello istituzionale come quello ora di La Russa solo mettendosi a capo o nel mezzo di un corteo, cui non ricordo di avere mai visto un presidente in carica della Repubblica o del Senato. Pertanto mi chiedo se siamo più davanti a un “caso La Russa”, denunciato dal segretario del Pd Enrico Letta anche in una intervista al quotidiano piemontese in cui la seconda carica dello Stato è accusata di essere troppo “divisiva”, o ad un “caso La Stampa”, con tutto il rispetto dovuto, per carità, al quotidiano storico di Torino e fra i più diffusi e autorevoli giornali d’Italia».
Una certa stampa mainstream dovrebbe rendersi conto che affrontare il nuovo governo Meloni basandosi essenzialmente sulla caccia al lupo “fascista” (o, nella versione appena un po’ più sobria, nella caccia al lupo “populista”) ha come principale risultato quello di spingere in un’inconcludente palude retorico-propagandistica l’opposizione di centrosinistra.
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