Italia, “il governo è il problema ma l’opposizione non è la soluzione” – Rassegna stampa/2

Di Redazione
08 Agosto 2011
Con un editoriale sulla Stampa Luca Ricolfi analizza i problemi dell'Italia e rileva che se il governo non riesce a fare le riforme necessarie, niente dà ad intendere che l'opposizione sarebbe in grado di fare meglio. Anzi

“Siamo abituati a pensare che ad ogni problema corrisponda una soluzione. Ma ci sono anche rebus che non hanno soluzione: (…) fra questi, a mio parere, c’è anche il problema politico italiano, almeno per ora. (…) Le malattie che la febbre dei mercati mette in evidenza sussistono indipendentemente dal nervosismo dei mercati stessi. E si tratta di malattie molto gravi. Il mondo è malato perché, dopo aver goduto dei benefici della globalizzazione, non ha trovato – né forse ha veramente cercato – il modo di contenerne alcuni drammatici effetti collaterali, come l’amplificazione degli squilibri economici fra Paesi e l’ipertrofia dei mercati finanziari” (Stampa, p. 1).

“L’Europa è malata perché è come l’Italia. L’edificio dell’euro non funziona per gli stessi motivi per cui non ha funzionato l’unità d’Italia. quando si impone un mercato e una moneta unica a territori che hanno enormi divari di produttività, di modernizzazione, di cultura civica, solo un processo di convergenza economica e sociale accelerata può evitare la formazione di squilibri drammatici. L’unificazione monetaria, infatti, sopprime l’unico meccanismo di riequilibrio incisivo, ossia la svalutazione della moneta nazionale. Private della possibilità di svalutare, le economie deboli tendono a importare più di quanto esportino, ed accumulano deficit e debiti pubblici sempre più grandi per potersi permettere un tenore di vita che va al di là di ciò che il Paese effettivamente produce” (Stampa, p. 27).

“In queste condizioni, per contenere gli squilibri c’è solo la via della modernizzazione del territorio più debole, ma questa via – in Europa – è stata percorsa pienamente solo dal alcuni Paesi dell’Est. (…) Quanto all’Italia, la sua malattia è simile a quella delle altre economie deboli, ma presenta almeno due complicazioni importanti. La prima è che una parte del Paese, ovvero tutto il Nord inclusa l’Emilia Romagna (ma esclusa la Liguria), ha istituzioni di livello europeo, e tassi di crescita più bassi del resto d’Europa solo perché è costretta a sostenere i consumi delle regioni meno produttive. La seconda complicazione è la nostra classe dirigente, che – a mio parere – ha cessato di essere tale intorno al 1998″ (Stampa, p. 27).

“Ed eccoci arrivati al perché il rebus politico italiano non ha alcuna soluzione. Il governo Berlusconi ha negato sistematicamente la gravità della situazione, e proprio sulla base di questa diagnosi errata ha ritenuto di potersi permettere una manovra risibile. (…) Ed è un bene che l’Europa, imponendo l’anticipo al 2013 del pareggio di bilancio, abbia di fatto commissariato l’Italia, sostituendosi a un governo paralizzato.” (Stampa, p. 27).

“Dunque è vero, questo governo è diventato un problema, se non il problema. Il nostro guaio, sfortunatamente, è che questa opposizione – anzi queste opposizioni – non sono la soluzione, ma una parte del medesimo problema. E’ almeno due anni che l’opposizione è convinta dell’inadeguatezza di questo governo, ma neppure in un tempo così lungo è stata in grado di approntare una diagnosi condivisa e una terapia credibile. (…) La realtà è che nessuno, oggi, è in grado di dire se le attuali opposizioni sarebbero capaci di formare un governo, e tantomeno che cosa un tale governo ci riserverebbe, al di là delle solite chiacchiere sui costi della politica, lotta agli sprechi, contrasto all’evasione fiscale” (Stampa, p. 27).

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