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Dopo le imponenti manifestazioni di piazza, il premier israeliano Bibi Netanyahu ha annunciato uno stop alla controversa riforma della giustizia. Quest’ultima, dai contenuti piuttosto vari, si articola essenzialmente su due punti. Il primo ha a che fare con la modalità di nomina dei giudici. Questi sono attualmente selezionati da una commissione composta da nove membri, la cui maggioranza consta di giudici della Corte suprema e rappresentanti dell’associazione forense israeliana, e la cui minoranza è formata da esponenti politici: due membri del parlamento e due ministri del governo. Se la riforma passasse, i membri della commissione salirebbero a undici, e di questi ben otto sarebbero scelti tra parlamentari e ministri, aumentando così il peso della politica nella selezione dei membri dell’ordine giudiziario.
Il secondo è invece centrato sul funzionamento del sindacato giurisdizionale delle leggi. Anzitutto, il governo vorrebbe eliminare la cosiddetta clausola di ragionev...
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