«Iran? Elezioni inutili. Non servono riforme ma un cambio di regime»

Di Leone Grotti
05 Marzo 2012
Intervista alla scrittrice iraniana, torturata dal regime, Marina Nemat, che commenta il risultato delle elezioni: «C'è bisogno di libertà e democrazia e queste elezioni non potevano portarle. Il "Movimento verde" è stato come un giubbotto di salvataggio fallato per il popolo».

«Dal momento che queste elezioni non sono in alcun modo libere, non hanno importanza e non possono migliorare la vita degli iraniani. L’unico compito cui possono assolvere è rendere le divisioni tra le diverse fazioni all’interno del governo ancora più ovvie». Marina Nemat scrittrice iraniana, conosce molto bene il suo paese in mano agli ayatollah islamici dalla rivoluzione del 1979. Nel 1981 Marina aveva 16 anni e venne arrestata perché protestava contro professori troppo politicizzati. Chiusa per due anni nella prigione di Evin, dove subì anche torture, stava per essere fucilata ma riuscì a salvarsi e ad andarsene in Canada dal suo paese nel 1991. Marina commenta a tempi.it il risultato elettorale, che venerdì scorso ha eletto 290 deputati che andranno a fare parte del Parlamento.

Le elezioni si sono rivelate una lotta tra la Guida suprema dello Stato, Ayatollah Ali Khamenei, e il presidente Mahmoud Ahmadinejad. Il primo ha avuto la meglio: persino Parvin, la sorella del presidente, ha perso nella circoscrizione natale di Garmsar. Dal 2009, quando Ahmadinejad (accusato di brogli elettorali) è stato riconfermato presidente e l’opposizione legata alla famosa “Onda verde”, guidata dai leader Mir-Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, è stata repressa nel sangue, la lotta politica si svolge solo ed esclusivamente all’interno del partito conservatore.

Al popolo iraniano queste elezioni non interessavano?
E perché avrebbero dovuto? Le elezioni per il Parlamento non sono state libere e non possono influire nel miglioramento della vita degli iraniani.

Sono state davvero solo una lotta tra Khamenei e Ahmadinejad?
È possibile ma il mondo e gli iraniani sono già ben consapevoli delle battaglie per il potere che si consumano all’interno del sistema politico iraniano. Il popolo ha bisogno di libertà e democrazia e queste elezioni non potevano servire ad ottenere né l’una né l’altra.

L’opposizione ha chiesto ai cittadini di boicottare le elezioni. Il governo ha annunciato che l’affluenza è stata del 65%, anche se non esistono verifiche indipendenti. Che significato ha questo dato?
L’unico vero “segnale” è stato dato al regime nel 2009. Ora non cerca più indicazioni dalla gente perché il suo unico obiettivo è combattere a ogni costo per la sopravvivenza. Sa bene che la maggioranza della gente vuole un cambiamento reale.

Il movimento conosciuto come “Onda verde” esiste ancora?
Mousavi era primo ministro quando mi trovavo in prigione nel 1982 e quando migliaia di giovani iraniani sono stati torturati e ammazzati nelle prigioni iraniane. Se Mousavi e i suoi amici volevano un movimento, quella era il momento giusto. Il “Movimento verde” era come un giubbotto di salvataggio fallato per il popolo. Il regime in Iran non ha bisogno di riforme: deve cambiare radicalmente. L’Iran non potrà mai raggiungere la democrazia se vige la Sharia.

Il popolo crede ancora in Khamenei e Ahmadinejad?
La stragrande maggioranza no.

Tra annunci di passi avanti nella strategia nucleare e minacce di chiudere lo stretto di Hormuz, l’Iran negli ultimi mesi ha costantemente fatto salire la tensione a livello internazionale. Perché
Il regime iraniano è marcio, si sta decomponendo dal suo interno e lo sa. Per questo incita alla guerra. Se venisse attaccato, il regime avrebbe l’opportunità di fare la vittima e riunire il popolo sotto questa bandiera. Il risultato sarebbe una maggiore tenuta nel tempo.

Un attacco israeliano per fermare il programma atomico iraniano è uno scenario plausibile?
Ovviamente spero di no. Sarebbe un grande errore e porterebbe a un inutile e immenso spargimento di sangue.
twitter: @LeoneGrotti

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