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Io, cardinale, convertito dallo spettacolo moderno eppure cattolicissimo della Sagrada Familia

Il "ministro dell'Economia" di papa Francesco, George Pell, racconta la sua visita sconvolgente a Barcellona. Dove ha scoperto che la basilica di Gaudí sa parlare di Cristo alle persone come nessun altro posto al mondo

George Pell
16/02/2015 - 3:00
Chiesa
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sagrada-familia-facciata-nativita-shutterstock_133581344

Già arcivescovo di Sydney e primate d’Australia, il cardinale George Pell è stato nominato da papa Francesco prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede. Proponiamo di seguito in una nostra traduzione il suo articolo dedicato alla Sagrada Familia di Barcellona, la basilica che secondo il porporato «può salvare la Chiesa in Europa». Il testo è apparso originariamente nel numero di febbraio 2015 del Catholic Herald ed è riprodotto integralmente in inglese in questa pagina.

Sono andato a Barcellona per caso. La moglie e le figlie di mio fratello erano rimaste deliziate da questa elegante città nel nord della Spagna, in special modo dalla basilica della Sacra Famiglia. Hanno convinto mio fratello che anche lui doveva vedere la città, e lui ha chiesto a me di unirmi alla visita.

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Naturalmente sapevo di quella chiesa e dell’entusiasmo di papa Benedetto verso di essa. Anche uno degli architetti del nuovo Benedict XVI Retreat Centre di Sydney aveva scritto un articolo di elogio. Ma benché condividessi molti dei loro giudizi artistici, ero stato sviato dalle foto dell’esterno della basilica. Mi pareva tutto un po’ strambo: Picasso a Hollywood. Dell’interno della basilica, però, non sapevo nulla (e dell’esterno non molto di più, per la verità). Ero abbastanza preparato a non rimanere impressionato.

sagrada-familia-interno-shutterstock_87317419La mia visita ha cambiato completamente la mia opinione, perché la basilica è opera di un genio. Quel luogo di culto parla di Dio alla gente di oggi (e di domani) in maniera più eloquente di qualunque chiesa che io conosca. Ci sono simboli cattolici ovunque, che parlano di Cristo, della Chiesa, della luce e della vita. Ogni anno 3.200.000 turisti paganti vi si recano in visita, permettendo così che la costruzione prosegua.

La chiesa è un prodotto della turbolenta storia religiosa della Spagna, e nel corso della sua vita relativamente breve è stata già danneggiata e chiusa per un certo periodo a causa della violenza anticattolica.

Nel XIX secolo Barcellona era un centro dello sviluppo industriale di una Spagna che stava cambiando la sua natura di società coloniale e rurale. Quando le forze democratiche anti-religiose e violente scatenate dalla Rivoluzione francese del 1789 si propagarono in tutta Europa, lo Stato spagnolo, nel 1836, espropriò tutte le terre e i beni della Chiesa.

Nella crisi spirituale conseguente l’ascesa dell’ateismo militante fu molto combattuta da parte di tanti preti e fedeli cattolici. L’Associazione dei Devoti di San Giuseppe fu fondata nel 1866 dal libraio filantropo Josep Maria Bocabella, e crebbe rapidamente fino a contare mezzo milione di soci. Nel 1878 essi decisero di costruire un tempio espiatorio di preghiera e di culto dedicato alla Sacra Famiglia. L’opera iniziò nel 1882, ispirata in parte alla devozione alla Santa Casa di Nazareth, che era stata traslata a Loreto, in Italia, nel XIII secolo, probabilmente da crociati.

La basilica non è la cattedrale di Barcellona e per la sua costruzione non sono stati usati fondi governativi o diocesani. Fin dal principio l’edificio è stato un esercizio donchisciottesco. Il primo architetto della Sagrada Familia, Francisco del Villar, convinse Boccabella a non costruire una riproduzione del santuario di Loreto, ma a seguire lo stile neo-gotico delle grandi cattedrali medievali, in voga all’epoca. Alcune controversie finanziarie e artistiche provocarono poi la rinuncia di del Villar, e nel 1883 Boccabella ingaggiò come architetto del nuovo progetto il 31enne Antoni Gaudí. Questi mantenne l’incarico per 43 anni, fino alla sua morte nel 1926.

Gran parte della cripta era già stata costruita e Gaudí ne corresse il progetto solo lievemente. Il suo genio creativo emerse presto nel disegno radicalmente diverso dell’abside, del chiostro e del portale della facciata della Natività, e nei dettagliati progetti per la costruzione di una chiesa sorprendentemente diversa che lasciò ai suoi successori.

Durante la Guerra civile spagnola degli anni Trenta i comunisti distrussero i progetti (ma non tutti), danneggiarono i modelli e fermarono il cantiere, che non ripartì fino al 1954. La chiesa in origine sorgeva isolata in campagna ma oggi è circondata da negozi e abitazioni. Alcuni di questi saranno demoliti per creare un ambiente più adatto e soprattutto un ampio piazzale d’ingresso.

Continueranno a essere scritti libri sulla Sagrada Familia, ed è difficile decidere da dove cominciare per descrivere così tanti tratti strani e belli. La chiesa è enorme e alta, in grado di contenere 14 mila fedeli, e il coro sopraelevato può accogliere 1.200 cantanti. La torre principale sarà alta 170 metri, dunque meno del vicino manufatto divino, il colle Montjuic, che misura 200 metri di altitudine.

sagrada-familia-george-pell-catholic-heraldOgni generazione di costruttori di chiese desidera offrire il meglio delle proprie capacità all’unico buon Dio e questo in genere – forse sempre – dovrebbe significare che ci mettano qualcosa della loro epoca e della loro nazione che vada oltre il contributo offerto dalle generazioni precedenti.

La Spagna ha molti begli edifici e monumenti tradizionali. Ma anche Picasso era spagnolo, così come Joan Miró e come pure Gaudí. Gaudí era profondamente cattolico, ma spagnolo nell’anima.

Non si è mai tentati di pensare a questa basilica come a un museo. Sebbene affondi le sue radici nello stile neo-gotico, essa appartiene al domani ancor più che all’oggi. I nostri contemporanei, soprattutto i non religiosi, sono rivolti al futuro, nella speranza che il progresso tecnico ed economico continui. Non guardano indietro alla venuta di Cristo come al punto di svolta della storia, né ad altri avvenimenti precedenti. Amano la novità e l’innovazione. Questa basilica parla a loro, perché racconta l’antica storia cristiana in un modo nuovo.

I 1.700 anni di civilizzazione cristiana e gli ultimi 300 di persecuzione intermittente, spesso ripetuta, in questa chiesa sono la rampa di lancio essenziale per gli insegnamenti della Bibbia, della liturgia e della natura stessa. Nessun dettaglio è appena una stanca rappresentazione del passato, come alcune immagini sacre. Ogni tradizione è rispettata, riconoscibile, ma sviluppata e cambiata. Le decorazioni sono insolitamente variopinte; non ci sono linee diritte ma piuttosto torsioni e curve come di tronchi d’albero.

La luce è dappertutto e illumina le potenti vetrate colorate con i loro arabeschi astratti e le tinte brillanti e forti. L’edificio è circondato da colonne scanalate, rivolte in direzioni diverse a ogni capo, spesso con la parte centrale più sottile.

Sospesa sopra l’altare maggiore, una enorme figura del Cristo sofferente e crocifisso, con le gambe quasi piegate in due, le braccia dolorosamente tese e la testa rivolta ai cieli, domina l’interno della chiesa. Sopra tutto questo c’è un baldacchino quasi tradizionale, un simbolo preso dalla tenda che le coppie ebree tengono sopra le teste quando si scambiano i voti matrimoniali. Qualcosa di simile si trova in molte chiese antiche (e a San Pietro a Roma) e ci ricorda del matrimonio di Cristo con la comunità della sua Chiesa. Le quattro colonne di porfido rappresentano i Vangeli e i pilastri i dodici Apostoli.

Intorno all’altare principale Gaudí voleva creare una foresta mistica con la luce che filtra in cento modi diversi attraverso le colonne, le volte e il tetto, come tra le chiome di antichi alberi. Faceva di tutto per evocare il trascendente, per indurre soggezione e per invitare all’adorazione, per incoraggiare la meditazione e la preghiera.

Le chiese gotiche, più di tutte le altre, con la loro altezza e la loro luce sono progettate per elevare i nostri cuori e menti a Dio.

Gaudí porta tutto questo a un nuovo livello, ben oltre quello che mi attendessi e che io abbia sperimentato nelle tante chiese belle e pie che ho visitato. Mi sono sentito sopraffatto; non dalla paura, ma dalla magnificenza e dalla sacralità. Ho realizzato che quella era davvero una casa di Dio.

L’interno è più che una semplice réclame al paranormale, o perfino al soprannaturale. È anche più di una predica, perché le belle prediche possono essere noiose a volte. È una chiamata alla conversione e un’introduzione ai misteri cristiani così come essi sono vissuti e compresi dai cattolici di rito latino.

Anche il tetto della Sagrada Familia è un po’ come una foresta, ricoperto da 18 torri di quattro tipi. Naturalmente la torre di Gesù è la più alta, seguita dalle quattro torri degli evangelisti, la torre della Vergine Maria sopra l’abside, che è poco più bassa, e poi le dodici torri campanarie degli apostoli, che circondano l’edificio e sono divise in tre gruppi sopra i tre portali.

Ogni guglia è coperta da pezzi di ceramica smaltata e colorata proveniente dall’isola di Murano, nel nord dell’Italia. Le guglie ricordano una collezione di cartoline esotiche o trofei sportivi, ma sono tutte protese verso i cieli.

Tre facciate decorate con molte figure diverse incorniciano i portali e sono dedicate alla Natività, alla Passione e alla Gloria. Un chiostro coperto circonderà in futuro la chiesa, separando il mondo esterno secolare da quello sacro.

La facciata della Natività fu cominciata negli anni Novanta dell’Ottocento e ha tre portici dedicati ognuno a una virtù teologale e a un membro della Sacra Famiglia. Gesù rappresenta l’amore o carità, sormontato dall’albero della vita; Giuseppe rappresenta la speranza e la Vergine Maria rappresenta la fede. Vi sono riprodotte scene dall’infanzia di Gesù con figure belle e tradizionali, rassicuranti nella loro pietà e nel loro realismo. Il contesto è rigoglioso e caotico, ma i fedeli allora come oggi amano la fantasia.

La facciata della Passione è diversa: sinistra e spigolosa, coglie il male e la violenza. Gaudí ritardò l’avvio della sua costruzione perché sapeva che sarebbe stata impopolare. La sua nascita fu accompagnata da proteste per le strade. Qui le figure sono severe, spesso lineari, con la testa squadrata, torve e sgradevoli. Fu commissionato allo scultore d’avanguardia Josep  Subirachs il compito di completare e riempire gli schizzi di Gaudí, e lui ci ha trasmesso la brutalità e la realtà dei patimenti di Cristo.

La Resurrezione è arrivata più tardi. Questo portale è una lezione provocatoria ma brillante. La costruzione della facciata della Gloria, che diventerà l’ingresso principale, è iniziata solo nel 2002. Le rappresentazioni delle Quattro Cose Ultime – la morte, il giudizio, il paradiso e l’inferno – con nuvole simili a palloncini rovesciati che rappresentano il Credo, sette porte che rappresentano i sacramenti e colonne con iscrizioni che rappresentano i sette peccati capitali e le opposte virtù cristiane, confondono e rassicurano allo stesso modo. Non so con quanta efficacia questo insolito immaginario parlerà alla gente, o con quanta efficacia abbia parlato a me.

Ovunque nel mondo occidentale la famiglia è sotto pressione a causa della rivoluzione prodotta dall’innovazione della pillola. Abbondano i divorzi e sempre più persone scelgono di non sposarsi e di non risposarsi. Una basilica dedicata alla Sacra Famiglia che sottolinea il ruolo di Giuseppe così come quello di Maria è provvidenziale.

Una delle guide mi ha detto che molti visitatori terminano il giro dicendo che la basilica ha dato loro davvero qualcosa su cui riflettere. Certamente questo è vero per me.

Foto Sagrada Familia esterno da Shutterstock
Foto Sagrada Familia interno da Shutterstock

Tags: antoni gaudibarcellonaBenedetto XVIcatholic heraldFamigliaGeorge PellPapa Francescosacra famigliasagrada familiaSydney
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