Io, arrivata in Italia con un barcone, vi dico: Salvini ha ragione
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Dopo una notte insonne, quattro figli urlanti in modalità unni già alle 8 del mattino, riesco ad uscire di casa e a dare il cambio a mio marito che torna dal turno notturno. Salgo in macchina, sperando di riuscire a riposarmi al lavoro dove sto seduta per cinque ore di fila, parlo con persone adulte (che tendenzialmente capiscono quel che dico già alla terza volta) e, soprattutto, sono piantata direttamente sotto il getto dell’aria condizionata. In auto accendo una sigaretta, ascolto la radio e finalmente riesco a sentire un notiziario dopo tre giorni che non ho notizie dal mondo. Distrattamente ascolto tre o quattro parole: “Salvini”, “chiusura dei porti”, “seicento persone”, “Aquarius“, ma dovendo arrivare puntuale al lavoro spengo la radio e scendo dalla macchina. Al rientro a casa ascolto qualche altro notiziario, guardo sul web qualche titolo online e con una certa soddisfazione mi dico: «Ha fatto bene Salvini». Appunto, “mi” dico, perché a dirlo anche agli altri ci vuole un po’ di faccia tosta. Perché se sei una ex sbarcata, non puoi pensarla come Salvini, non puoi diventare così razzista. Proprio tu che sei arrivata in un porto non puoi essere per la chiusura dei porti. Perché in Italia, se sei straniero, puoi pensarla solo in un certo modo; devi pensarla “solo” in un certo modo, altrimenti “sei diventato razzista, proprio tu”. Eppure io continuo a dire, a volte con profonda convinzione, a volte con molte perplessità, che in questo momento l’Italia non ha alternative.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]L’Italia non ha più risorse adeguate per gestire questa immigrazione incontrollata cui assistiamo da cinque, sei anni. Per fattori che vanno anche un po’ oltre al famigerato razzismo, è necessaria una presa di posizione netta e chiara. Basti pensare, ad esempio, al fatto che l’Italia è stata lasciata sola nella gestione dei migranti da parte dell’intera Europa, la quale poi però ha subito voluto far sapere a tutti che l’Italia deve accogliere i migranti incondizionatamente.
È sotto gli occhi di tutti cosa è diventato questo flusso migratorio: un business sulla pelle di disperati che, a lungo andare, ha innescato una guerra tra poveri che non giova a nessuno. In questo sistema, ricordiamoci che oltre ai poveri cristi disposti a rischiare di morire in mare, anelando a una vita migliore, ci sono anche gli scafisti. Gli scafisti sono quelle persone che decidono della vita e della morte di chi sale su un barcone, solo ed esclusivamente in base ai propri interessi e ai propri giri d’affari. Cosa credete, che siano state le donne incinte sull’Aquarius a rifiutare l’aiuto offerto? Sono state le donne incinte a rifiutarsi di dirottare verso la Spagna? (guarda caso, l’Italia dice di no e a quel punto si scopre che in Europa ci sono anche altri Stati).
C’è anche un altro fattore per cui questo traffico umano deve essere fermato il prima possibile: la schiavitù, spacciata per lavoro e accoglienza. Chiedetelo al ragazzo di colore che distribuisce le brochure delle offerte di catene di supermercati quanto guadagna per dieci ore di lavoro al giorno e ditemi se non vi si accappona la pelle nel sentirgli rispondere: «Fifteen/eighteen euro”. È ovvio che se lo schiavizzi, lo chiami “risorsa”: ti frutta così tanto che è quasi un bene che sia arrivato qui. E questi sono solo la punta dell’iceberg.
Ma ritorniamo ai porti chiusi e all’Italia che, per il momento storico in cui viviamo, non ha gli strumenti adeguati per affrontare ulteriori flussi di immigrati e, perché no, torniamo anche a Salvini. Costui s’è sgolato durante la campagna elettorale nel dire che l’immigrazione in questi termini andava fermata. È stato eletto, è andato al governo, che cosa vi aspettavate che facesse? Quello che aveva promesso in campagna elettorale, ovviamente. Per dirla con il vergognoso Macron, per quanto “vomitevole” sia la sua decisione, lui intanto ha agito. Io sono contenta che vengano chiusi i porti e se si continuerà con il pugno di ferro credo che il messaggio arriverà inequivocabile sia all’Europa sia ai fautori di questo traffico umano, di cui gli scafisti sono solo una minima parte.
Questa è la mia discutibile e opinabile opinione, politicamente parlando. Opinione a causa della quale vinco, spesso e volentieri, epiteti quali “razzista”, “italianizzata male” e anche il gettonatissimo “fascista”. Dicevo, politicamente parlando. Sull’aspetto umano, invece, la ingoio con una certa difficoltà questa decisione dei porti chiusi. Io sono arrivata in Italia nel 1999, nel periodo in cui c’era il “blocco navale” con la dirimpettaia Albania (li chiudevano anche i buonissimi della sinistra i porti – proprio perché la situazione era inaffrontabile – non solo questi “razzisti” della Lega). Eppure, i miei genitori erano come quei 629 poveri cristi sull’Aquarius: scappavano da qualcosa di così brutto da ritenere che valesse la pena rischiare di morire in mare, perché sulla costa di là sembrava ci fosse il paradiso.
E, in effetti, abbiamo trovato una sorta di paradiso, fatto di persone che non avevano visioni tipicamente boldriniane in materia di immigrazione, ma che mi hanno accolta, vestita, sfamata perché ero straniera; persone poco inclini al dilagante buonismo attuale, ma capaci di farsi in mille per aiutarmi. Ecco, è proprio questo che desidero io: essere come quegli amici, liberi di avere posizioni politiche più o meno discutibili, ma pronti a essere compagni di cammino, anche per te che eri l’ultima sbarcata.
Foto Ansa
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