Inviare armi all’Ucraina o no? I cristiani tedeschi si dividono
In Germania le chiese cristiane godono ancora di grandi privilegi economici, legati alla riscossione delle Kirchensteuer, le tasse ecclesiastiche che, a differenza che in Italia, sono una tassa in più e non una percentuale di quelle comunque da pagare. Il ruolo politico e sociale delle due grandi chiese tradizionali, quella cattolica e quella evangelica, a cui si aggiunge il vastissimo arcipelago delle Freie Evangelische Kirchen, le libere chiese evangeliche, è, peraltro, ampiamente sovradimensionato, rispetto alla loro reale incidenza sulla vita quotidiana, ormai segnata da una secolarizzazione che, in alcune zone del paese, è pressoché totale. Si può quindi comprendere che ambedue le Chiese si siano trovate nelle scorse settimane, subito dopo l’intervento militare della Federazione Russa in Ucraina, a fare i conti con la questione della fornitura di armi, richiesta da Volodymyr Zelenski e sollecitata dalla Nato.
In Germania, come si legge anche su gran parte della stampa italiana, la coalizione di governo si sta muovendo con una certa, quasi millimetrica prudenza, pur essendosi rapidamente allineata alle posizioni richieste dalla Nato. I media sono tutti, o quasi, schierati con decisione in difesa dell’Ucraina, con una chiara condanna di questa nuova e cruenta fase della guerra voluta da Putin. La politica, poi, si trova però a fare i conti con la dipendenza dell’industria tedesca dal gas russo e con le conseguenze delle sanzioni introdotte dall’Ue. Su tutto questo, poi, come una doccia gelata è calata la decisione del governo ucraino di dichiarare persona non grata il presidente della Repubblica Federale tedesca, Frank Walter Steinmeier, oltre tutto avvenuta nelle stesse ore in cui l’ambasciata ucraina presso la Santa Sede Apostolica ha contestato la decisione di papa Francesco di far portare la croce, nella solenne Via Crucis del Venerdì Santo a Roma, a una donna russa, accanto a una donna ucraina.
Cattolici tedeschi
In questo contesto, le due chiese arrivano a dover prendere delle posizioni sul ruolo della Germania, trovandosi ulteriormente divise, anche al loro interno.
La Conferenza episcopale tedesca, con un suo comunicato, ha dichiarato legittima la possibile fornitura di armi di difesa all’Ucraina, secondo i criteri, anche di proporzionalità, indicati dal Catechismo della Chiesa cattolica. Moltissimi cattolici tedeschi, però, non la pensano allo stesso modo. In particolare, accanto al sentimento evidente in molti interventi di lettori della stampa cattolica, è significativa la presa di posizione, molto netta, di quattro teologi – Josef Freise, Thomas Neuert, Stefan Silber ed Egon Spiegel – che il 31 marzo scorso hanno sottoscritto un documento, poi pubblicato sulla pagina dell’arcidiocesi di Colonia e ripreso in molte altre diocesi.
In esso, i quattro teologi morali ricordano che il pieno diritto alla legittima difesa, è subordinato alle altre condizioni indicate dal Catechismo, tra cui: l’assenza reale di soluzione diplomatiche, la proporzionalità dei mezzi impiegati, rispetto al danno in essere, le possibilità reali di successo. Non manca l’osservazione che nelle «terribili quattro settimane di guerra precedenti» le cose non sembrano essere migliorate con la difesa armata.
A sua volta la commissione «Justitia et Pax», che in Germania è un’emanazione della Conferenza episcopale e del potente ZdK (Comitato centrale dei cattolici tedeschi), pur allineandosi alla posizione dei vescovi circa la legittimità del sostegno con armi all’autodifesa dell’Ucraina, ha sottolineato che in nessun caso la Nato dovrebbe direttamente intervenire nel conflitto proprio per il rischio reale di una sua escalation nucleare. Con ciò, Justitia et Pax ha implicitamente aperto anche un dibattito su quel che significa «intervento diretto» e su quali siano i suoi limiti, dando in qualche modo man forte all’atteggiamento prudente del cancelliere Scholz, tra l’altro in una sottile polemica con i cristiano-democratici della Cdu, oggi all’opposizione e, all’apparenza, favorevole alla consegna di armi pesanti all’Ucraina.
Gli evangelici
Diversa, invece, la situazione della Chiesa evangelica luterana, che si è spaccata anche ai suoi vertici, con una prima dichiarazione ufficiale simile a quella dei vescovi cattolici, seguita, però, ben presto da interventi di dissenso totale da parte di figure molto prestigiose.
È il caso recente di Friedrich Kramer, vescovo evangelico di Magdeburgo, ma, soprattutto, «incaricato della Chiesa evangelica tedesca (Ekd) per la pace», che, proprio in questa sua funzione, ha sin da subito invitato alla preghiera e a pubbliche dimostrazione contro questa «brutale guerra di aggressione». Neppure è mancata la sottolineatura del diritto alla legittima difesa da parte dell’Ucraina. Tuttavia, a Pasqua, il vescovo Kramer si è detto anche profondamente preoccupato dalla «crescente retorica bellicista» che attraversa i media e cerca di condizionare l’opinione pubblica, spingendo verso il coinvolgimento nella guerra.
Inoltre ha anche dichiarato del tutto inopportuna la consegna di armi da parte della Germania, a uno Stato e in un’area europea dove, sul piano storico, questo Paese ha portato in passato tanti lutti e tanta distruzione. Di conseguenza: «No alla consegna di armi e no al riarmo massiccio» della Repubblica Federale tedesca.
Botta e risposta
Ne è scaturito un dissenso profondo all’interno dei vertici della chiesa protestante, con Kramer che ha criticato la posizione di Annette Kurschus, attuale presidente della Ekd, che, invece, si era ufficialmente pronunciata a favore della consegna di armi all’Ucraina.
Il sito web della Ekd ha, poi, ripreso con una certa evidenza l’intervento del vescovo Kramer, ricordando anche che trent’anni fa la Repubblica democratica tedesca è uscita dal comunismo grazie a manifestazioni pacifiche organizzate proprio dalle chiese evangeliche e che, dunque, altre strade di resistenza civile erano e sono possibili.
Sempre Kramer ha sottolineato che la soluzione diplomatica del conflitto ucraino non potrà, in ogni caso, non tener conto, con la dovuta cautela, delle esigenze di sicurezza manifestate dalla Russia, affermazione che gli è costata un immediato attacco da parte dell’ambasciatore ucraino in Germania, già più volte intervenuto nelle vicende politiche della Repubblica Federale, da lui accusata di essere troppo accomodante con la Russia.
Foto Ansa
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