
Intercettazioni. Battista: «È abuso tollerato solo in Italia»
Prima domanda: a quale inchiesta apparteneva l’intercettazione in cui l’allora premier Silvio Berlusconi apostrofava Angela Merkel con il celebre epiteto «c….a inc…..bile»? Seconda domanda: quale rilevanza penale questa volgarità ha avuto in quel procedimento? Oggi sul Corriere della Sera Pierluigi Battista scrive di averlo domandato a molte persone «mediamente informate». «Nessuno ha saputo rispondere», afferma l’editorialista, e «non si tratta di un caso isolato»: altre intercettazioni su fatti non penalmente rilevanti sono finite sulle pagine dei giornali.
DIRITTO DI CRONACA? «Non sempre la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche nella fase delle indagini e prima del rinvio a giudizio» è un’«impellente necessità né della libertà di stampa né tantomeno della normale attività giudiziaria». Nonostante la posizione della Federazione Nazionale della stampa e dell’Ordine dei giornalisti, scrive Battista, «non possiamo essere indifferenti all’abuso che spesso ha snaturato uno strumento investigativo prezioso come le intercettazioni telefoniche».
SOLO IN ITALIA. «E non dobbiamo pensare di usare la costituzione a fette, difendendo con ammirevole vigore l’articolo 21 sulla libertà d’espressione e liquidando con una patetica bizzarria ostruzionistica l’articolo 15 che tutela la riservatezza delle nostre conversazioni private (posta, telefono, e ora mail e telefono cellulare). E dobbiamo pensare alle persone non indagate che vengono demolite con una chiacchiera telefonica e compromettente, resa pubblica anche se irrilevante dal punto di vista giudiziario. Del resto accade solo in Italia: possibile che in tutti gli altri paesi, democrazie solide e mature, abbiano deciso di rinunciare all’esercizio della libertà di stampa?»
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