Nei giorni scorsi aveva escluso l’abbandono, ma le polemiche intorno al alle sue cariche e il Consiglio dei ministri di ieri devono avergli fatto cambiare idea. Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, direttore generale dell’ospedale israelitico di Roma, vicepresidente di Equitalia e con altre cariche dirigenziali in altri istituti, si è dimesso dall’Istituto di previdenza. Decisiva nella scelta del manager di Stato è stata l’accelerazione del governo sul ridisegno della governance dell’Inps e dell’Inail, con l’approvazione di un disegno di legge per disciplinare l’incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali. Obiettivo: prevenire situazioni di conflitto d’interesse.
Il governo accetta le dimissioni di quello che nei giorni scorsi i giornali hanno dipinto come «Collezionista di poltrone», «pluripoltronato», «boiardo multiplo». La piazza è stata accontentata, anche se il vero mostro non era il manager che nel 2008 era stato nominato con il voto favorevole di tutti nelle commissioni Lavoro di Camera e Senato; mostruoso è piuttosto la legge che consente di avere più cariche contemporaneamente. Il governo, comunque, ringrazia l’ex numero uno «per il lavoro svolto in questi anni, per il rinnovamento dell’Inps e il complesso processo di riorganizzazione dell’Ente derivante dall’incorporazione dell’Inpdap e dell’Enpals».
Secondo alcune indiscrezioni sarebbe Tiziano Treu il candidato più forte alla successione di Mastrapasqua. Per l’Agi, l’ex ministro del Lavoro (nominato durante il governo Dini e confermato da Prodi) rappresenterebbe in queste ore il nome più papabile e anche autorevole per guidare l’istituto in vista della riforma della governance. In quota anche Raffaele Bonanni, attuale segretario della Cisl anche se sarebbe al momento il candidato più «debole».