
Ingroia alla scoperta dei problemi della giustizia italica: «Apprendo dalla stampa di essere indagato»
«Non posso credere alla notizia appresa dalla stampa che un sostituto procuratore della Corte dei conti voglia effettivamente rinviarmi a giudizio»: a parlare così non è l’ultimo politico sotto inchiesta, ma l’ex pubblico ministero palermitano Antonio Ingroia, che la corte dei Conti siciliana ha citato in giudizio, insieme al governatore dell’isola Rosario Crocetta e a sei ex assessori regionali. L’accusa è di danno erariale alle casse siciliane per un milione di euro.
Sorprendono le parole di Ingroia, e viene da chiedersi cosa ne penseranno i tanti indagati (a volte poi prosciolti) dall’ex pm, che regolarmente riferivano di aver appreso di essere sotto inchiesta dalla stampa, adombrando poi il sospetto che a passare le notizie fosse stato proprio Ingroia. Un esempio è stato l’avvio dell’inchiesta sulla presunta trattativa, l’ultima condotta dal pm palermitano, quando si potevano leggere tutti gli interrogatori di Massimo Ciancimino sui giornali e persino in bestseller in libreria, prima ancora che essi diventassero atti d’indagine a disposizione delle difese.
INGROIA E IL “CORTOCIRCUITO” GIUDIZIARIO. La notizia dell’inchiesta consegna anche un nuovo volto di Ingroia, che ora, da numero uno della società pubblica Sicilia e-servizi, si trova a fare i conti con i problemi che hanno tutti quelli che finiscono nelle maglie della giustizia.
Secondo l’accusa Ingroia avrebbe creato il danno erariale alla regione Sicilia facendo delle assunzioni senza concorso. Il numero 1 di Sicilia e-servizi si giustifica ricordando che ci sarebbe stato un corto circuito tra le delibere dei giudici. Ingroia, infatti, ha spiegato di aver dovuto procedere ad assumere personale perché non ne aveva a sufficienza nella società che guida e soprattutto di aver agito così dopo due sentenze del tribunale civile di Palermo.
«SONO STUPEFATTO DAL PM». Così l’ex procuratore aggiunto palermitano, simbolo dei paladini della legge uguale per tutti, ha dichiarato: «Se fosse confermata la notizia del mio rinvio a giudizio, per come la leggo, sarebbe una vera istigazione a commettere un reato». Poi ha proseguito: «Sono stupefatto per due ragioni. La prima, di forma, per aver appreso dalla stampa notizie personali che non mi sono state ancora comunicate nelle forme di legge. La seconda, di sostanza, perché l’iniziativa di questo pm contabile arriverebbe all’indomani di ben due sentenze del tribunale del lavoro di Palermo che affermano esattamente il contrario, confermando la piena legittimità del mio operato. Il danno erariale che mi viene contestato riguarda l’assunzione di dipendenti di un ex socio privato di Sicilia e-servizi. Il tribunale del lavoro, in due sentenze, mi dice esattamente il contrario, e cioè che io sono stato semmai troppo prudente, perché quei lavoratori non solo andavano assunti a tempo determinato e dopo un periodo di prova, come io ho fatto, ma a tempo indeterminato e senza periodo di prova. Il pm per essere coerente dovrebbe aprire un procedimento per danno erariale non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti dei giudici del tribunale di Palermo. Quest’iniziativa è ingiusta, insostenibile e abnorme sul piano giuridico e istituzionale, tanto che se qualcuno volesse fare un po’ di dietrologia sulle sue ragioni ispiratrici sarebbe legittimato a farlo». Ora anche a Ingroia toccherà aspettare che la sua vicenda venga chiarita in aula e si spera per lui che almeno in questo caso, a differenza del solito, la giustizia sia più celere.
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2 commenti
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Stupefacente che sia stupefatto.
Come faceva a non sapere che la stampa lo sa sempre prima degli indagati (e a volte anche degli stessi magistrati)? Lo sanno anche le mosche, da almeno vent’anni a questa parte.
Chi di spada ferisce di spada ferisce, chi semina vento raccoglie tempesta e così via. Muove quasi a tenerezza lo stupore dell’eccellentissimo dottor Ingroia, il quale tornato sulla terra dall’empireo delle toghe si trova a subire come un qualsiasi mortale gli strali della giustizia, le sue abberrazioni, le sue contraddizioni nonché le sue fughe di notizie. Certo la giustizia vista come la vede un comune cittadino non è più così brillante e priva di pecche come doveva apparire all’eccellentissimo magistrato Ingroia. Ora che è diventato (quasi) come uno dei tanti cittadini normali, quei cittadini che ai suoi occhi schifati e togati dovevano apparire sicuramente colpevoli e collusi con la mafia senza se e senza ma e a prescindere come direbbe Totò, forse ora questa giustizia incute un po’ di timore e di perplessità pure all’eccellentissimo. Benvenuto fra noi eccellentissimo dottor Ingroia e ci consenta di goderci questa sorta di contrappasso dantesco.