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Infrastrutture lombarde. Tutto quello che si deve sapere di un clamoroso caso di efficienza

Oggi tutti si stracciano le vesti e urlano allo scandalo: “Appalti truccati, contratti viziati, i vertici della Regione sapevano”. Bene. Siamo andati a leggere le carte. Sapete cosa c'è scritto? Ora ve lo spieghiamo

Raffaele Cattaneo
27/03/2014 - 3:00
Politica
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Infrastrutture Lombarde (ILspa) è un clamoroso caso di efficienza. Ha garantito risultati incontestabili ed è una società lontanissima dal tradizionale carrozzone pubblico inefficiente e mangiasoldi. Una ricerca del Ministero di pochi anni fa evidenziava come il tempo medio in Italia per la realizzazione di opere e cantieri di importo superiore ai 50 milioni di Euro fosse di 11 anni. Il tempo medio di ILspa è stato di 3 anni, 5 includendo le progettazioni.

I RISULTATI RAGGIUNTI. ILspa in questi anni ha realizzato 10 nuovi grandi ospedali pubblici (tra i quali Varese, Niguarda, Como, Bergamo, Vimercate, Legnano) con le migliori tecnologie, dove la gente va a farsi curare in luoghi all’avanguardia, belli e moderni. Grazie alla partecipata Cal, sono partiti e ormai, almeno in parte, completati i cantieri di opere come la Pedemontana, la Brebemi, la Tangenziale Est Esterna di cui si è parlato per decenni senza mai fare nulla. Palazzo Lombardia ha cambiato lo skyline di Milano. La Villa Reale di Monza non cade più a pezzi ma è stata restaurata. La Casa dello Studente dell’Aquila, distrutta dal terremoto, è stata ricostruita in 87 giorni. E così per oltre 600 cantieri di opere pubbliche. Discorso analogo vale per i costi: la nuova sede di Regione Lombardia – un grattacielo di 39 piani con le più sofisticate tecnologie a basso impatto ambientale (geotermia, cellule fotovoltaiche nelle finestre, eccetera) – è stata realizzata in 3 anni al costo di costruzione di 1.208 euro/mq, ovvero il costo di un appartamento! Se ci fosse stata corruzione e malaffare diffuso il costo poteva essere così basso? La media italiana è sopra i 2000 euro: quanto malaffare o almeno quanto spreco si annida in questa differenza?

infrastrutture-cl-repubblicaLE OMBRE DELL’INCHIESTA. Oggi però tutti si stracciano le vesti e urlano allo scandalo: “appalti truccati, contratti viziati, i vertici della Regione sapevano”. Lo scopo neppure tanto velato è sempre quello: dimostrare che nell’era Formigoni tutto era malaffare, opacità, favoritismo, corruzione. La realtà è ben diversa! Ho potuto vedere le carte delle indagini e sono rimasto sorpreso. Cominciamo con gli appalti truccati. Quali sarebbero questi appalti truccati secondo l’accusa? Quelli delle Grandi Opere? La Pedemontana? La Brebemi? I nuovi ospedali? Addirittura Expo? Niente affatto! Gli appalti truccati sarebbero quelli per l’affidamento degli incarichi legali. Valore? 8,7 milioni di euro, tanti soldi, ma meno di un millesimo del valore degli appalti gestiti da ILspa e Cal che complessivamente arrivano intorno ai 20 miliardi. L’unica contestazione su una gara riguarda l’ospedale di Monza per 210 milioni (Rognoni è accusato di essersi nominato presidente della commissione aggiudicatrice). Ma 210 milioni è il valore dell’appalto, il costo dell’ospedale, per lavori in corso da settembre.

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Per la verità la stessa Procura della Repubblica non contesta un euro di soldi finiti nelle tasche sbagliate. Rognoni avrebbe fatto tutto questo per accrescere il proprio prestigio come dirigente agli occhi della Regione. Come se i risultati straordinari ottenuti non fossero sufficienti a dargli prestigio. Scorrere i 67 capi d’accusa è illuminante: le contestazioni di reato riguardano truffa, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, associazione a delinquere. Ma poi nel dettaglio si ripetono sempre le stesse fattispecie: le accuse riguardano gare per servizi legali svolte senza «dar corso alla procedura di scelta del contraente previo invito ad almeno 5 concorrenti» oppure «stipula di contratti plurimi con il medesimo beneficiario al fine di mantenere detti importi al di sotto della soglia» o «indicazioni non veritiere in relazione alla data di sottoscrizione, decorrenza e perfezionamento dell’incarico». Dunque, non viene contestato che abbiano intascato soldi e non fatto nulla, ma che ILspa cercasse di assicurarsi i servizi professionali di avvocati capaci.

infrastrutture-cl-corrierePROFESSIONISTI PER VINCERE LA SFIDA. Perché Infrastrutture Lombarde si preoccupava così tanto di avere professionisti capaci e di fiducia? La risposta è semplice e non occorre scomodare il malaffare: cosa succede se il bando di gara per un appalto pubblico è scritto male dal punto di vista giuridico perché lo ha fatto un avvocato che non ha la necessaria esperienza e capacità? Succede che le imprese – che hanno gli avvocati dei migliori studi, profumatamente pagati – in quelle imperfezioni si infilano con un cuneo: fanno ricorso, il cantiere non parte o si ferma, l’ente pubblico committente paga i danni, i costi delle opere si alzano a dismisura e i tempi si allungano. Quante volte abbiamo visto questo film in Italia? Nel mondo delle infrastrutture gira una battuta: ci sono imprese che hanno più avvocati che ingegneri. Perché? Perché fanno più soldi con i ricorsi e le contestazioni che non realizzando le opere. Di cosa dovrebbe occuparsi, dunque, innanzitutto il vertice tecnico di una società che nasce per fare la stazione appaltante e il project and construction management di grandi opere pubbliche come Infrastrutture Lombarde? Certamente di tenere lontano la mafia, i corruttori e i malfattori di ogni sorta. Ma concretamente come lo può fare? Non è forse innanzitutto garantendosi professionalità adeguate dal punto di vista giuridico per la stesura dei bandi? Infrastrutture Lombarde nacque da questa semplice constatazione: senza una struttura professionale in grado di competere e dialogare ad armi pari con le imprese sul piano giuridico amministrativo (i bandi, i ricorsi) e su quello tecnico (la direzione lavori, le riserve per spese impreviste) non sarebbe mai stato possibile vincere la partita. Non è necessario ipotizzare inquietanti scenari per comprendere la preoccupazione dell’ing. Rognoni.

I VERTICI “SAPEVANO”. Infine la questione dei “vertici regionali al corrente di tutto”. È un passaggio particolarmente illuminante! Si trova alle pagine 107 e 108 degli atti dell’inchiesta. Si capisce che nel 2008 si sta cercando un modo legittimo per affidare gli incarichi agli avvocati di fiducia. Poi si cita una mail dell’avvocato Leo all’ingegner Rognoni che fa riferimento a una riunione in Regione. La mail «per la straordinaria valenza probatoria» è citata integralmente e comincia dicendo: «Caro Antonio, alla riunione erano presenti: Zucaro, Vivone, Colosimo, Sala. Le modifiche richieste al contratto sono le seguenti…». Sarebbe questa mail a confermare «la piena consapevolezza di tutte le parti in causa di agire in un ambito di diffusa illegalità, compresi i vertici della Regione Lombardia». Nessun altro riferimento si coglie negli atti dell’inchiesta firmati dal gip. Dunque i vertici della Regione che sapevano sarebbero 4 dirigenti amministrativi e funzionari dell’avvocatura regionale??!! Non il presidente, non l’assessore, non la giunta, ma 4 funzionari regionali del settore giuridico che danno consigli su come a parer loro fare contratti legittimi. Consigli tipo: «Eliminazione della clausola di rinnovo tacito e sostituzione di un contratto anche di durata maggiore di un anno ma con la previsione della facoltà di recesso di ILspa con un preavviso di sei mesi». Difficile cogliere una volontà a delinquere quanto piuttosto la volontà di fare le cose nel rispetto della legge. Ma in ogni caso questi non sono certo i vertici politici della Regione – come tutti sono stati indotti erroneamente a pensare – che naturalmente non si occupavano di come venissero scritti i contratti con gli avvocati. Ora emergono nuove rivelazioni degli atti del pm. Atti che dovrebbero rimanere riservati ma che (casualmente?) finiscono nelle mani dei giornalisti. Quale è il contenuto? I referenti di questi avvocati erano la presidenza della Regione, la Compagnia delle Opere e «il mondo di CL». Da cosa lo si deduce non è dato sapere. Questi professionisti, a quanto mi consta peraltro, non partecipavano alla vita di CL. Ma poco importa: lavoravano per la Regione Lombardia e tanto basta. Ormai siamo a un passo dal “reato di amicizia”. Non conta se hai fatto bene, ti hanno pagato il giusto, hai evitato alla Regione contenziosi e costi aggiuntivi. Se eri amico di Formigoni e dei suoi sei colpevole a priori!

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IL VERO DILEMMA. Ultima considerazione. È opportuno mettere a rischio cantieri per miliardi di euro e la realizzazione stessa di Expo per questo? Non si pone un problema di equilibrio e di misura? Non è questo che qualcuno nella stessa Procura di Milano stava valutando? Quanto sarebbe il danno concreto derivante dal ritardo di tutte queste opere (solo per Expo di 280 milioni di euro di penali)? E il danno di immagine per l’Italia? L’eventuale danno derivante dai profili di reato di questa indagine giustifica quello che rischia di essere un danno incomparabilmente più grave? Se dovesse verificarsi, chi pagherà? E l’ultima, più inquietante domanda: non è che la vera colpa da punire sia proprio quella di aver fatto? Se ILspa si fosse comportata come il solito carrozzone pubblico irresponsabile, oggi Rognoni sarebbe con la sua famiglia anziché a San Vittore?

* L’autore di questo articolo è presidente Consiglio regionale lombardo già assessore alle Infrastrutture e Mobilità

Tags: compagnia delle opereComunione e LiberazioneexpoInfrastrutture Lombardelombardiaospedale monzaraffaele cattaneoregione lombardiaRoberto Formigoni
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