India. Trionfa il nazionalista Modi. «I cristiani non possono vivere con noi»
Il partito nazionalista di Narendra Modi (Bjp) si è aggiudicato la vittoria alle elezioni in India. Lo certificano tutti gli exit poll usciti all’indomani delle elezioni, cominciate l’11 aprile e terminate domenica. Il voto, che ha chiamato alle urne 900 milioni di persone, dovrebbe dunque confermare il primato del premier uscente Modi, per la gioia dei nazionalisti indù e la preoccupazione dei cristiani.
I risultati definitivi saranno diffusi giovedì, al termine dello spoglio, ma secondo gli exit poll l’Alleanza democratica nazionale (Nda) guidata dal Bjp dovrebbe aver ottenuto tra i 290 e i 365 seggi in Parlamento. Per la maggioranza sono sufficienti 272 seggi e l’opposizione non dovrebbe ottenerne più di 108. In passato gli exit poll in India si sono rivelati fallaci, commenta Reuters, ma è la prima volta che tutti i diversi istituti di sondaggi confermano lo stesso risultato.
PERSECUZIONE DEI CRISTIANI
La vittoria dei nazionalisti indù spaventa i cristiani, visto che la persecuzione in India è aumentata in modo esponenziale a partire dal 2014, quando cioè è cominciato il primo mandato di Modi. Come dichiarato a Églises d’Asie da padre Savarimuthu Sabkar, portavoce della diocesi di Delhi, «dal 2014 abbiamo registrato numerosi attacchi, soprattutto nelle parrocchie delle zone rurali nel nord dell’India, 86 solo dal mese di gennaio di quest’anno. I grandi media, che sono tutti pro Bjp, però non ne parlano mai. I gruppi marginali dell’hindutva (che si basano sul principio della supremazia etnica della maggioranza indù, ndr) godono di una sorta di impunità e immunità: credono che non saranno mai arrestati o condannati» per le violenze che perpetrano.
«NON POSSIAMO VIVERE INSIEME»
A prendere di mira i cristiani sono soprattutto le Rss (Organizzazione nazionale patriottica), squadre paramilitari volontarie legate al Bjp, e il partito nazionalista stesso. «Al cuore dell’ideologia delle Rss c’è l’idea che l’India sia una nazione indù e che cristiani e musulmani, se vogliono vivere in India, devono essere alla mercé della maggioranza indù», continua il sacerdote. Che racconta un episodio emblematico:
«Nel 2014 ho incontrato Narendra Modi, la vigilia di Natale, con un gruppo di vescovi. Lui ci ha detto che non potevamo vivere insieme. Come può un primo ministro dire una cosa simile? Noi abbiamo reagito e lui ci ha detto che avrebbe protetto la nostra minoranza perché era comunque sua responsabilità. Ma le sue parole ci hanno sconvolto. Non sono infrequenti dichiarazioni di politici del Bjp, secondo i quali bisogna liberare l’India da cristiani e musulmani entro il 2021. Tutto ciò è molto preoccupante».
Non sono solo i cristiani a essere preoccupati dall’avanzata dei nazionalisti indù: «L’identità laica del nostro paese è minacciata», conclude padre Sabkar, «e la gente comincia a capirlo. Se il nord del paese vota in massa per Modi, il sud, che è meglio istruito, continua a opporsi all’ideologia nazionalista indù di Modi».
Foto Ansa
[liga]
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